“I sotterranei della cattedrale” di Marcello Simoni **(*)
E niente, mi sono iscritto a un corso di sei ore su didattica ludica e stocats, e non è granché e allora, mentre ascolto cose che so e non uso in quanto vecchieria (cioè, questi dicono “inserite elementi di competizione” e io sono avanti mille anni, visto che faccio la champions league di Economia Aziendale con tanto di classifica, rigori ecc ecc) e insomma… aggiorniamo il sito, dai. Tanto per parlarvi di un libro di quelli che costano un euro. Pardon… 0,99centesimi. Sì, perché fino a quando ancora compravo dei libri (tipo 4-5 anni fa) mi capitavano delle ricadute sulle edizioni della Newton Compton. Okay… lo so che girano un sacco di cose con tradizioni discutibili (diciamo) e cura pari a zero, ma resta che a quei libretti da mille lire ci siamo affezionati, noi che da ggiovani volevamo leggere ed eravamo poveri, e molta della nostra cultura ce la siamo fatta li. Poi magari sono l’unico che leggeva i francesi in francese da ubriaco non conoscendo una parola di francese, ma il bello era averli, questi librettini.
Comunque sia, le ricadute sui newton, se le ho, le ho solo sugli italiani, anche perché almeno lì non c’è il problema della traduzione e si possono beccare delle cose brevi da curiosità, sugli autori giovani, magari. Tipo Marcello Simoni (che giovane non è più ma lo era, ai tempi di writers magazine, delos, ecc), che è un nome che era uscito tanti anni fa, dal fandom di scrittori, e mi sono sempre ripromesso di leggere qualcosa, anche se il suo target (thriller storici) non fa proprio per me. Non è che dopo averli letti, i thriller storici mi spiacciano, ma non mi lasciano molto, e soprattutto quando dentro c’è invenzione, e non sai mai quanta storia è vera e quanta è piegata alle esigenze della trama. E infatti, se mi capita di leggerli, li leggo badando più alla storia, che al contesto, altrimenti rischio di rovinarmeli intervallandoli con ricerche su google. Anyway… Nel pacco enorme dei libri piccoli da leggere mi è capitato in mano questo, e me lo sono letto, sul fiume, in qualche ora.
Si legge bene, anche se mi sono fatto l’idea che fosse uno scritto vecchio, tirato fuori e sistemato, pubblicato dalla Newton dopo che Simoni ha vinto il premio Bancarella, per poterci scrivere sopra, dal vincitore del… blabla. Dico questo perché la scrittura è un po’ acerba, e con qualche fronzolo di troppo, ma comunque non fastidiosa. Certo… non è il libro su cui ci si fa un’idea dell’autore, e si capisce, soprattutto perché adesso, mi pare, voli un bel po’ più in alto, come editori, visto che gli ultimi due son per i tipi di Einaudi e Mondadori. Del resto, questo genere, il thriller storico con monaci, stregoni, pietra e legno, libri antichi e profezie, componevano, fino a pochi anni fa, la magica triade dei “libri che vendono” assieme ai vampiri emo e alle sfumature di vari colori. (Oggi mi sa che son tutti surclassati dai libri di cucina e dalle biografie romanzate).
Ma limitiamoci alla storia e al libro, va, così se vi capita sottomano e vi piace il genere potete decidere. I sotterranei della cattedrale... Dunque… Vitale Federici è uno studente universitario che fa un po’ lo sherlock holmes dei poveri nella Ferrara del 1789 e quando trovano morto il suo prof e mentore, caduto da un’impalcatura, capisce subito che no, non è così. Da lì, l’indagine si sviluppa, più che sull’omicidio, sulla scoperta che scavi attuali potrebbero aver portato alla luce. C’è un bel preambolo, ma soprattutto c’è una parte iniziale e centrale che riesce abbastanza a tirar dentro, anche se le cose si indeboliscono un po’ con degli inserti troppo fantasiosi e forse non necessari della seconda parte di libro. L’oggetto della discordia, e di un po’ di omicidi, è un tempio pagano, nascoto nelle viscere di Urbino, città teatro della vicenda, dedicato alle Ninfe. Le cose che non vanno, mi sa, sono proprio questi inserti: la creatura che si dice viva nelle gallerie che fa molto cosa raccontata da Giacobbo, il tempio stesso delle Ninfe, che fa molto puntata di Lupin (Arsenico, ovvio), o la sicumera di Federici. Più che buona, invece, l’ambientazione. Si vede che non è uno scrittore storico improvvisato e se già qui, che era anni fa, riesce a darti la sensazione di essere a fine secolo XVIII, non può che essere migliorato. Di bello, invece, il finale, che non è come te lo aspetti, e il senso del complotto contro la scoperta del meraviglioso tempio, che è piuttosto interessante. La bellezza, insomma, è importante, quando si par parla di fede e simboli.
Bene… il mio incontro on-line direi che è quasi finito e qualcosa di interessante poi è uscito. E gli ultimi minuti direi che posso eclissarmi, e boh… Direi basta, sul libro. E siccome mi spiace sempre non aggiungergi altre cose, vi dico che ci sono in giro delle cover dei Metallica, quelle del discono che fa gli anni, il Black. Vi segnalo questa di Moses Sumney, e poi anche questa di Dave Gahan. Ma siccome vi voglio bene, vi dico di ascoltare assolutamente questa, che è una figata. Anna B. Savage, che rifà quel pezzo super piacione tarantiniano e belloccio di A girl like you. E lo rifà proprio bene.
Alla prossima!