Immobile, la sera

Immobile, la sera

Siedo.
Un verbo di immobilità
Che pur è azione.
L’ombra di una birra
Rinchiude la giornata
Con le sbarre
Del porfido e da lontano
Un fruscío di pneumatici interrompe le rane.
Sullo sfondo le luci flettono,
Nascondono un trepestio di gatto.
Beringer mi canta sulla schiena,
Giove non si fa vedere da settimane,
Che ci sia da preoccuparsi?
Non vado a dormire
Ché i sogni tutti
Incespicano
Nei capelli troppo lunghi
E nei cuscini dicono
Si annidi la mandragola.
Ma dicono anche che Elvis non sia morto,
Che l’ardore sia un precipitare
E il campanello del diavolo
Una canzone in 7/8.
Qui però
Tubano i colombi
Riempiendo i granai
E i grilli hanno smesso
D’aver paura e freddo.
Domani è venerdì
Le pozzanghere guizzano di trote
E tu dormi, cerchi e trovi sonno,
Trovi e perdi tempo,
Dormi
Con la guancia che misura un petto,
E il sole già dietro i tetti
Inginocchiato
Che non sa se spiccare
Il balzo o stendersi.

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