Mettere il Tagliamento in un Giallo Mondadori

urlo

Mettere il Tagliamento in un Giallo Mondadori

Quest’estate, ad agosto, c’era la premiazione del Premio Scerbanenco, a lignano.
E’ un premio giovane, creato e organizzato soprattutto da Cecilia Scerbanenco, la figlia di Giorgio, e organizzato nella sua Lignano. Ci sono affezionato. A tutte le cose che contiene. A Lignano, in cui ho vissuto buona parte dei fine settimana della mia vita, in tutte le stagioni. A Scerbanenco, di cui ho letto abbastanza, in tempi recenti, e che senza dubbio ha un bel posto d’onore tra i miei scrittori preferiti. Ai concorsi di racconti, che restano, per me, la forma letteraria per eccellenza.
Poche sensazioni di gioia letteraria sono paragonabili a quelle dell’iniziare un racconto perfetto.
Sensazioni che mi hanno datto gente come Calvino, Buzzati, Levi, Ballard, Lansdale, Dick, Borges, Carver, Dahl, Barker e molti altri tra cui, per l’appunto, Scerbanenco.
Ah, che bella storia, dici, dopo aver letto l’ultima parola.
Ecco.
Per questo motivo, al Premio Scerbanenco cerco di partecipare. Anche se non scrivo quasi più, o comunque molto poco, con il tempo e la creatività divorati dal lavoro.
Ma la scorsa estate ho dedicato a scrivere racconti per questo premio.. Uno è rimasto in bozza. Era una partita di briscola col morto troppo complessa per essere ficcata in diecimila caratteri. Sì, perché quello è il limite. E scrivere gli elementi del giallo in diecimila carattiri è quasi impossibile. Intendo inserire abbastanza personaggi che possano essere colpevoli, sospettabili, e farli conoscere perché il lettori li disprezzi o giustifichi. E magari lasciare sullo sfondo l’ambientazione, ché sia anch’essa personaggio. Ecco. In due racconti sono riiuscito a fare quasi tutto, e non erano male. Non quello che avevo in testa ma sufficienti. Uno era in seconda persona (quasi tutto, perché tutto è un po’ difficile, se vuoi lasciare un effetto “Oh” alla fine). E quello in seconda persona aveva il difetto di aver costruito i personaggi su luoghi comuni, perché mi sarebbe stato impossibile farlo per chiaroscuri. Amen. La verità è che oramai la gente è diventata così, luoghi comuni, che ragiona per frasi fatte pronunciate da qualcuno o lette su facebook sotto una immagine. I tempi sono cambiati. Aveva il pregio di un incipit di cui ancora adesso ed era ambientato Sul Tagliamento.
Ci vado d’estate, sul Tagliamento, tra i sassi, a fare il bagno, dormire, leggere.
Ci vado poco, ma cerco sempre di riuscirci. Il fiume non è il mare, e se dovessi scegliere tra i due, sono e sarò sempre persona da fiume. E mentre ero lì a guardare la vegetazione mi è venuta in mente la metafora dell’incipit. Era una settimana che la cercavo. Poi mi vengono a dire perché scrivo poco… e sticazzi. Vabbè. Quel racconto, Sul Tagliamento, è quello che ha vinto. La protagonista è una donna. Una donna che ho conosciuto, dall’esterno, in cui sono cercato di entrare. Ci sono eroi di cui pochi scrivono, e alcuni di questi sono quelli che hanno consacrato la vita e il tempo libero a quei lavori che non danno tempo libero. Che ti rendono, alla fine, diverso dagli altri. Fare il poliziotto è uno di questi. La poliziotta, anche peggio. Bene. Ora sapete cosa ci trovate in quel racconto, pubblicato in coda alla pubblicazione di questo “Urlo” di Margaret Millar.
Poi ci sarebbe da dire altro.
Non lo so. Tipo che il premio Scerbanenco ha fatto una pubblicazione dei racconti di questi ultimi anni, il podio, e in cui ne ho altri due. Anche perché alla prima edizione ero arrivato terzo e a quella dopo avevo vinto, seppur a pari merito, anche se nessuno se ne è accorto. Che non sono andato alla premiazione perché ho aspettato fino al venerdì della settimana precedente per sapere se dovevo, poi ho prenotato la vacanza e ovviamente la mail è arrivata il giorno dopo e così mi sono perso Lucarelli e Franco Forte con mio super rammarico. E pur all’altra edizione in cui avevo vinto non sono potuto andare perché c’era il matrimonio della cugina. Insomma… destini non incrociati, me e questo concorso. Ma son solo chiacchiere. Mi faceva piacere dirvelo e poter dire, come i bambini piccoli, che sono stato pubblicato da Mondadori. Un po’ come mio nonno, che gli ultimi mesi, raccontava di avere cinque case, perché contava le cinque cucine a legna che aveva nel cortile, messe in 5 tuguri non agibili, e per lui, dove c’è una cucina c’era una casa.

Comments

  • 12 Dicembre 2019

    Il giallo Mondadori per me è un mito fin da quando io e le mie amiche delle medie saccheggiavamo la biblioteca facendo a gara a chi leggeva più libri di Agatha Christie.
    Erano estati lunghe e il centro estivo durava poco 🙂
    Non so se si può fare pubblicità, ma visto che non l'ho trovato subito magari è utile per qualcun altro: io l'ho trovato all'edicola da Maurizio a Codroipo. Quella di fronte alla gelateria Antartik.

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