“Le creature selvagge” di Dave Eggers****
E’ sabato, ha appena piovuto, spiovuto, e non ha smesso di fare caldo.
I 4 gatti di badu sono a mollo, mentre i 4 di zapata sono dei ciccioni. Volete per caso gatti neri?
Ne abbiamo. E abbiamo anche una marea di cose da fare, e le farò, ma mentre le faccio ho deciso che aggiorno anche questo povero blog.
Intanto, magari, mi ascolto di nuovo il nuovo Thom Yorke, perché fa sempre bene. Comunque, potete cominciare a preparare gli insulti sulla mia dabbenaggine sciocca riguardo a questo libro…. il tempo di sistemare due vesti, e arrivo.
Fatto. Metà vesti. Peggio dei vestiti ci sono solo le carte. Troverò cose di un anno fa, lo so… vabbè. Si vedrà. Ordunque. Vi dicevo quanto sono idiota. E la prendo alla lontana. Avete presente Maurice Sendak? Non vi dice niente? Male. Malissimo. Maurice Sendak è uno di quelli del mio Pantheon personale. Magari occupa una posizione un po’ defilata, senza mostrarsi del tutto. Ma c’è.
Il motivo è soprattutto uno: I mostri selvaggi.
Where the wild things are è un capolavoro della letteratura per ragazzi.
L’ho scoperto quando a un certo punto della vita ho lavorato per biblioteche, e per passare il tempo, la sera, per relax, oppure in pausa pranzo, leggevo i libri per bambini. E mi sono trovato questo, per caso. Anzi no, non per caso. Ho fatto una ricerca di tutti i libri il cui titolo conteneva il termine “mostr” e me li sono letti. Ecco… questo libro è meraviglioso. E poi mi sono letto tutto ciò che trovavo di Sendak. E anche quei libri erano meravigliosi. Il libro è stato fuori catalogo per anni ma adesso lo potete ricomprare per poco prezzo. Se avete dei regali da fare a dei bambini prendetelo in considerazione, perché sarete amati per sempre.
Io non ce l’ho. O meglio, ne ho molte copie, perché è un libro che ho regalato molte volte.
Ma cosa c’entra il libro con questo libro qua?
Fatemi andare a cagare, sistemare la roba per correre e a chiudere l’acqua calda e subito ve lo dico.
Eccomi qua. Allora… C’è stato un film, sui mostri selvaggi. Ed era un bel film. Un film di Spike Jonze, con l’appoggio di Sendak stesso. Travagliato. Perché è chiaro… stiamo parlando di una storia per bambini, illustrata. Significano 48 pagine e una trama che di solito si racconta in due tre frasi. Farci un film vuol dire ampliare, e ampliare vuol dire inventare. Creare. Ne esce una storia allargata e non è che quando hai una pietra preziossima sia facile, creare un gioiello che la mostri, rinchiuda e nobiliti. Secondo me ci sono riusciti, quelli del film. Ma c’era una cosa che non sapevo.
Che a occuparsi della sceneggiatura era stato Dave Eggers. Quello dell’opera struggente di un formidabile genio, che è libro che molto mi piacque e se ci penso mi viene ancora voglia di prendere in mano un freesbee. Dalla sceneggiatura, Eggers, poi, ha deciso, o pensato, di cavarci un libro. Mettendoci del suo. Perché anche lì devi cambiare, creare, dipingere i personaggi in modo diverso dal film. E questo libro è proprio “Le creature selvagge” edito dalla commercialissima strade blu della Mondadori.
Sì ma quando viene il pezzo in cui sei stupido? Vi starete chiedendo.
Ecco… io questo libro, l’ho preso al Banco Libro per tre motivi.
1) aveva la costina gialla, e io sono un tichinin autistico e riempio la libreria per colori, quindi leggo libri per riempire gli scaffale e che siano alti uguale, tipo gli strade blu, o gli oscar, o i fanucci tif… sono cose che forse non potete capire. Ma sono cose.
2) Era in buono stato. Se la costina è rovinata non li prendo.
3) Era di Dave Eggers. E se trovo un libro che corrisponda a 1) e 2) e sia di un autore che conosco e di cui ho letto qualcosa che mi è piaciuto io lo piglio e lo porto via. Punto. Non leggo nemmeno il titolo né guardo la copertina.
E così ho fatto.
Questo libro, credo, riposava nei miei capienti Billy da almeno 2 o 3 anni. Forse di più.
Ed era un libro bellissimo.
Ora capite il mio dramma? Ho avuto negli scaffali un libro sui mostri selvaggi sendakiani per anni e non sapevo di. Sono o non sono un idiota?
Ma è bello però scoprire di esserlo, in casi come questo, ed ecco che sono qui a dirvi che, se avete amato i mostri selvaggi di Sendak, questo libro non è un tradimento, ma una costa bella e rispettosa. Eggers è bravo, scrive bene, e si è calato perfettamente nel ruolo di chi non vuole omaggiare, ma vuole raccontare un’altra storia, con le stesse scarpe, ma con un diverso corpo, più complesso e dettagliato. Ecco che il Max di Eggers diventa un bambino speciale, con quello che se fossimo seriosi diremmo deficit di attenzione, iperattività, acuite, se non causate, da un contesto famigliare difficile, con il classico divorzio, la sorella adolescente che pensa alle cose degli adolescenti, un nuovo compagno della madre che sarà sempre un nemico e un padre lontano, con le sue storie, desiderato ma forse inaffidabile. E si combinano guai, quando arrivano le crisi di rabbia, e può capitare di fuggire, magari in barca, e di capitare in un luogo dove si è padroni, dove non ci diranno cosa fare, dove spaccare le cose è bello, è piacevole, è la cosa migliore da fare. Dove magari ci sono i mostri, a farci da sudditi. Pericolosi, ma domabili, ma pur sempre pericolosi.
Simo noi, i nostri mostri selvaggi.
E qui, nei mostri, nel descriverli, nelle vicende su tutta l’isola, secondo me Eggers è stato insuperabile. Ogni mostro rappresenta un lato del carattere di Max, e sono belli, ma sono sempre pericolosi. Possono uccidere. Possono divorarti. E può capitare qualcosa di brutto e se capita non è per finta. L’isola di MAx non è un gioco, e fare i Re è difficile. Ci sono momenti di pura tensione, di paura. Ci sono momenti di malinconia, di tristezza, di consapevolezza. Anzi… laddove il libro è fantasia (e comincia con alberi che crescono nella camera), il libro è semirealtà. Una grande metafora della difficoltà nel crescere di chi si trova nella condizione di MAx, ma al tempo stesso di chi gli sta intorno. L’amore della madre, ma anche del padre, ci sono, non svaniscono. E anche la sorella, non è figura negativa. Eppure qualcosa non va. Qualcosa sempre non va. Là dentro, là dietro. E i mostri sono meravigliosi, ma anche angoscianti. Le parti completamente eggersiane sono davvero riuscitissime. Credo anche meglio del film.
Se volete vedere, magari, con una storia si può declinare in tre modi diversi, tutti ugualmente validi, ma con toni, contenuti e perché differenti, ecco, graphic novel, film e libro di questo soggetto fanno al caso vostro.
La chiudo qui. Vado a farmi una corsa. Poi a preparare per la grigliata di altri selvaggi.
Adesso, a riprenderlo in mano, capisco che è un libro che riesce veramente nel suo intento. Farti chiedere chi sono, i tuoi mostri selvaggi, farti chiedere se veramente – come credi di – li conosci. Se li hai mai affrontati, o domati, per davvero. O se su quell’isola non ci sei mai stato, se l’hai solo guardata da lontano. E della risposta, quella vera, dobbiamo tutti avere paura.