“Le notti difficili” di Dino Buzzati***(*)

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“Le notti difficili” di Dino Buzzati***(*)

Ieri c’era la luna.
Quella grande, piena, pure con l’eclissi in nuce, ma che fino alle 9, 9 e qualcosa, quando ancora le nuvole non avevano cominciato a ballare il valzer, era bellissima.
Poche cose, pensavo, come la luna piena, il plenilunio, riescono a sprofondarti. A metterti di fronte all’immagine di ciò che di bello sei o sei stato o vorresti essere e lasciarti guardare, struggente, l’immagine che divampa di chiaro lunare.
Cercavo di mettere in parole una quasi poesia, ma mi usciva banale, le parole non venivano. Tagliavo tutto. Allora mi sono messo a leggere.
Aspettavo Federica per andare a cena e mi mancavano poche pagine per finire questo libro. 
Un libro di racconti.
Tanti.
Me ne mancavano due.
Anzi. Due e mezzo. Ho letto il mezzo che mi mancava, che non era granché, e ho girato la pagina sul penultimo.
Si intitola: Plenilunio.
E già, questa cosa è strana. Plenilunio. Fuori, e nelle mie parole che non riuscivano a descriverlo, e dentro, addosso, pensando che c’erano cose che ho perso, che dovrei ritrovare e non trovo le forze per. Ma la sensazione di saperlo, di vedere l’immagine riflessa dal plenilunio, che è comunque meravigliosa. Ecco. E’ stata una cosa strana. 
Ho letto il racconto.
Non era un racconto fantastico, non c’era azione. 
Era un racconto intimo, una riflessione, ed era esattamente un racconto che iniziava con le parole che io non stavo trovando, per la mia poesia. Esattamente quella sensazione, quella luna piena.
Che già guardarla, d’inverno, con questo freddo, richiede fatica. 
Ve le scrivo, alcune di quelle parole. Le prime.
Queste.
Era una delle cose più perfette inventate dalla natura e dall’uomo (e dico dall’uomo perché la luce di luna sulle case, monumenti, ruderi, strade, è molto più conturbante che negli ambienti selvaggi, deserti, montagne, savane, greti di fiume). […]

Ancora una volta – e lo stesso fenomeno si ripete ogni estate, dal tempo dei tempi – mi sono chiesto: perché? Perché questa bellezza senza rimedio, struggente, trasfigurazione del mondo, poesia allo stato puro? Perché? Da dove viene? Dal silenzio? Dall’immobilità sepolcrale delle cose? Dalla particolare luminescenza che assumono gli oggetti, gli edifici, i paesaggi? Dal fremito impercettibile della luce lunare sul prato, sulle piante, sui muri, sulla campagna intorno? Dalla sterminata pace? Dall’intensità esagerata delle ombre, vive e tenebrose come l’abisso di cui mai vedremo il fondo, dove un giorno precipiteremo?

Ecco. E volevo lasciarvi questa cosa, che continua, con un ricordo della madre morta e delle vita che va, ma anche della meraviglia misteriosa di questa luce che unisce uomo e natura. Insomma… mi piaceva questa casualità. E il racconto l’ho riletto adesso, prima di terminare l’ultimo, assieme a una birra ipa newyorchese dall’etichetta bella e a questa canzone di James Blake, che il disco nuovo devo ancora capire se mi piace del tutto, ma questa canzone no, so che è meravigliosa, perché è proprio fatta di luce di luna, leggera, che si posa e trasfigura. Provate ad ascoltare anche voi, magari ora, con la luna che si sta svuotando come una bottiglia ma che la notte ha appena cominciato a versare. 
Ma io è di libri, che vi devo parlare. 
Un miracolo, che io ne finisca uno. E questo l’ho beccato a novembre, credo, e pur, con tutta la forza che sono uso opporre alle tentazioni, al banco libro, e non ho resistito e l’ho preso.
Lo conoscevate? Io no. Un libro di racconti di Dino Buzzati che non sono quelli famosi, non sono quelli della boutique, e nemmeno quelli dei sessanta, ma sono tanti, e sono brevi, e ci sono dei guizzi non da ridere, anche se mescolati a degli abbozzi, a delle cose minori, che magari dovevano essere sviluppate o inserirsi in qualcosa di più complesso.
Nulla, comunque, è sgradevole. Nulla è fastidioso o inutile da leggere.
Del resto è Buzzati.
Une delle divinità del mio Pantheon. 
A proposito, di oggi la notizia che un’altra di queste, vivente, verrà a Villa manin a cantare la prossima estate. E’ una bella cosa.
Ma torniamo al libro.
Il titolo e la copertina sono su una di quelle cose volanti, che si rovinano e togli, e ti resta una copertina cartoncinata blu, senza scritte, se non quelle impresse dorate sul dorso che fanno tanto libro vecchio. Le notti difficili. Chissà perché poi, quel titolo? Nessuno dei 52 (sì, 52) racconti si intitola così, e la notte, a parte plenilunio e altri 4-5 pezzi, non è che gioca un ruolo così preponderante. Credo sia più per l’idea di qualcosa che si rompe, che rompe la realtà, che non quadra. Che è difficile da affrontare, come una notte di una qualche malattia, che il mattino, si spera, porti luce. Non lo so. Non è poi così importante.
In copertina, quella che ora non ho ma che potrei andare in camera a recuperare, visto che il libro sarà da riporre, ecco, in copertina c’è un disegno di buzzati. Il babau. L’unico racconto che conoscevo, o comunque sapevo di aver sentito, a pezzi, in quei libri di Buzzati fatti con i suoi quadri.
Comunque.
Molti racconti sono o sembrano personali. Prime persone. Prime persone in cui Dino si pone come narratore esterno e ci avverte. Oh, io ve la racconto come me l’hanno raccontata, poi vedete voi.
E sono belli quelli che sembrano a metà strada tra un articolo di giornale e la narrativa. 
Una cosa che dovreste leggere, anzi, sono i titoli.

Alcuni non dicono molto, ma alcuni sono emblematici. Eccoli qua
  1. Il Babau
  2. l’autostrada
  3. Solitudini
  4. Equivalenza
  5. Lo scoglio
  6. Nessuno crederà
  7. Lettera noiosa
  8. L’influsso degli astri
  9. Alias in via Sesostri
  10. Contestazione globale
  11. Tre storie del Veneto
  12. Il logorio
  13. Incidenti stradali
  14. Boomerang
  15. Moderni mostri
  16. Delicatezza
  17. Il medico delle feste
  18. Storielle d’auto
  19. La torre
  20. Il buon nome
  21. L’eremita
  22. Cenerentola
  23. Che accadrà il 12 ottobre?
  24. Dal medico
  25. Gli scrivani
  26. Desideri sbagliati
  27. La polpetta
  28. Il sogno della scala
  29. Crescendo
  30. La farfalletta
  31. Mosaico
  32. Tic Tac
  33. Fatterelli di città
  34. Vecchia auto
  35. Cambiamenti
  36. Racconto a due
  37. Delizie moderne
  38. Icaro
  39. Invenzioni
  40. Velocità della luce
  41. Bestiario
  42. L’alienazione
  43. Progressioni
  44. Una serata difficile
  45. Smagliature del tempo
  46. Lettera d’amore
  47. Piccoli misteri
  48. Sulla cresta dell’onda
  49. I vecchi clandestini
  50. L’elefantiasi
  51. Plenilunio
  52. La moglie con le ali.
Ecco. Dicevamo? Ah, sì. I racconti. Ci sono pezzi molto belli. Idee, più che altro. Non so. A leggere i titoli mi viene in mente Elefantiasi, ovvero cosa succederebbe se la plastica cominciasse a gonfiarsi, senza motivo, o meglio, per reazioni chimiche sconosciute. Vedete un po’ voi chi si salva.

Oppure Smagliature del tempo, che è la solita semplice storia sui metauniversi, ma così, leggera, raccontata quasi in stile “mio cuggino una volta…” il che la rende piacevole.
O mi ricordo l’esercizio di stile Progressioni, oppure Vecchia auto, che umanizza l’auto e disumanizza il guidatore. La disumanità, ecco. E’ un fil rouge di queste notti difficili. Crudeltà e cecità umane. Stupidità, a volte. Ma anche il bello dell’imprecisione umana. Le debolezze. Soprattutto quando è il fantastico a far crescere tutto. Non so… l’ultimo pezzo è delizioso. Alla moglie giovane del contadino geloso cominciano a cresce le ali d’angelo, e vola pure. Che si fa? Lo scandalo no, e allora…
Insomma, ci sono tante suggestioni, tanti temi diversi. 
Ha fatto tesoro della leggerezza calviniana, in questi racconti, Buzzati, che sembra non voler mai abbandonare, non voler mai sprofondare. Plenilunio, quello che vi ho riportato là sopra, credo sia il più intimista e meno ironico. 
Io intanto sono passato al latte e panettone, che è una cosa buonissima, che anche qui, si vede la cecità umana, ché il panettone andrebbe fatto tutto l’anno. E sono passato a Frank Ocean, che a italianizzarlo è veramente un nome del cazzo. 
Insomma… che dirvi. Sarebbe bello ripercorrere i racconti, dirvi le trame. Ma non lo farò. Se vi piace Buzzati, ora che sapete della sua esistenza, già lo cercherete (edizione del ’71 la mia, eh, mica roba ggiovine) e vorrete, sulla fiducia, e non vi frega sapere delle trame; se invece non amate Buzzati e non amate il suo stile e i suoi temi, non serve che ne sappiate di più sulle trame. 
Terza ipotesi, se siete ignoranti, allora vi dico che non è questo il libro di racconti da cui cominciare. 
La verità è che non ho coioni di farlo, e preferisco togliermi le lenti a contatto, fare ancora un paio di cose al pc e poi andarmi a guardare la luna, buzzatianamente parlando.

Comments

  • 22 Gennaio 2019

    Buzzati per sempre!

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  • 9 Aprile 2019

    gelo torna.

    reply
  • 27 Giugno 2019

    A volte ritorno.
    Ritorno e mi scrivi di Buzzati.
    Credo di aver bisogno di rileggerlo, dopo tanto tempo.

    Tu come stai? 🙂

    reply

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