“Oscure regioni Vol. 1” di Luigi Musolino***

oscureregioni_cop

“Oscure regioni Vol. 1” di Luigi Musolino***

Vi rompo sempre il cats che non leggo mai un cats ma invece no, non è vero, perché un mesetto, un mese e mezzo fa, questo libro di Gigi lo avevo letto.
Lo avevo letto perché erano racconti, perché è di Gigi e perché sapevo di potercela fare, a finirlo, nonostante le mie peripezie di letture che continuano (Per dirvi, sto cercando di leggere un Meneghello meraviglioso e ho ricominciato 4 volte, leggendo per 4 volte le prime 25-30pagg).

Comunque, oggi che lavoro ma non lavoro, mi sono detto, eccheccazzo, non posso continuare a tenere questi due volumi (eh, sì, ho letto pure il secondo) qui vicino. Bisogna che ne elimini almeno uno. E lo stavo facendo, ed ecco che come per miracolo mi scrive pure il Gigi per chiedermi se la nebbia degli Alice in Chains mi è piaciuta, che sì, tipo ci scriviamo due messaggi l’anno, e adesso mi ha lasciato la paura che mi abbia installato una microcamera qui del pc e mi spii…
Ma a parte queste casualità galattiche, ecco, torniamo al libro.

Libro che nasce dal Trofeo Rill, che Gigi è abbastanza abituato a partecipare e vincere, e libro che sviluppa una cosa per cui lo odio, perché l’ho fatta anche io, anche se leggermente diversa.
Lui ha scritto venti racconti, uno per ogni regione d’Italia, con le sfumature dell’horror o al limite del fantastico, ognuno dei quali ispirato a una figura del folklore regionale.
E niente… il fatto che l’abbia fatta pure io con gli yokai, prima di sapere che l’avesse fatta lui, vi dice già che è un’idea che trovo una figata. C’è dentro quel mix di fantastico.didattico che io ho sempre sostenuto, quella del lasciare chi legge con qualcosa in più, in questo caso, il conoscere una figura mitologica che non si conosceva, e magari qualche luogo, qualche cibo, qualche particolare insospettabile legato alla regione.

Siamo amanti della provincia, io e Gigi, del piccolo, del paese, delle voci dei boschi e dei prati che ti corrono vicino quando vai a correre vicino a loro. E non mi stupisce che ci sia convergenza verso la località folkloristica, verso le storie che ti spaventano da bambino e verso i misteri che vorresti esistessero eppure non vorresti mai svelati. Non poteva essere altrimenti.
E questo essere, questa tendenza, è uno dei motivi che mi ha spinto a leggerli con piacere e curiosità, questi volumi. Ah, il titolo è “Oscure regionianche se quel re-re mi fa un po’ così e mi sarebbe piaciuto di più Regioni Oscure, da pronunciare soprattutto, ma sono un cagacazzi e lo sapete.

Ma veniamo al libro, a questo volume 1, a queste prime dieci regioni raccontate.
Devo andare a rivedermele per parlarvene, anche se vi posso già dire che alcune le ricordavo per averle lette già, e vi posso dire che questo Vol 1 l’ho preferito al Vol.2
E allora andiamo, suvvia, sfogliamo questo libro.

Malanina, è la protagonista della prima storia, e come per ogni raccolta che si rispetti, il primo racconto deve fare il botto. L’ho riletta con piacere, la storia, ed è quel tipo di storia che piace a me. Parte da un orrore classico, un oggetto che appartiene alla strega, un’indagine di uno studioso che si tramuta in maledizione, un narratore esterno alla vicenda che diventa pian piano parte della stessa. L’inizio in media res, descrizioni crude di realtà che annichiliscono, perché c’è semplicemente la descrizione umana del dolore. Del dolore nostro, della perdita, e di quello fisico, declinato in sofferenza. Questo, insomma, è un pezzone. Se mi chiedessero a bruciapelo di una storia sulle streghe, le masche delle Langhe, in questo caso, dicevo, di una storia che ti faccia cagare in mano, ecco, questa è sicuramente tra quelle che mi verrebbero in mente subito.

Lu regulu, è il protagonista del secondo racconto, o meglio, il coprotagonista, perché il protagonista è alle prese con ben altri orrori, prima di incontrare questo animale mitologico dei contadini abbruzzesi. Tipo confessare la sua omosessualità ai genitori, per dirne una. Anche questo un buonissimo racconto. E a differenza delle masche, che son famose, nulla sapevo del piccolo Re.

E poi c’è il gatto mammone. Una storia napoletana, di camorra, di superstizione, di carte da gioco. Ancora un racconto che ricordavo bene. Non all’altezza dei primi due, secondo me, ma bello pure questo. Ma poi, cosa ho da obiettare io a un racconto sul Gatto Mammone, a Giggggi che è di Napoli e c’ha il cognome di un brigante. Quello viene a casa mia con degli scagnozzi e mi mena. 😀

Poi c’è un racconto pugliese, di Nanni Orcu, che però parla di passato, perché si sa, ce lo si può lasciare dietro le spalle, andare lontano, fingere di dimenticare, ma i mostri del passato sono là, in attesa, pronti a chiedere il conto, se ancora non è stato saldato, o a chiederlo anche quando non c’è nulla da saldare. Anche questo racconto mi è piaciuto, comunque, e hanno, questo e i due precedenti, la lunga distanza dalla loro. Più lunghi o più corti avrebbero reso meno.

E la Sibilla? Da dove la frase “sibillina”? Perché ci sono prima i monti, che le frasi, di sibillino. E può essere che vi scompaia una bambina, e poi boh, dov’è finita. A volte i bambini scompaiono nel nulla, soprattutto quelli che hanno qualche disturbo. Ti volti e… puff. Ne abbiamo tanti di questi casi. A volte si ritrovano vivi, a volte morti, a volte non si ritrovano. Non subito per lo meno. Come qui, dove Eda diventa qualcosa che la scienza non sa spiegare, con i suoi occhi d’avorio, come se fosse una statua d’Atene. Bello, anche questo, anche se forse s’allunga un po’, ma regge sempre, non ci si annoia, e insomma…. si legge.

Molto bello, invece, o almeno tra i miei preferiti, il calabrese Cani d’acqua, ma io qua sono di parte, perché i mostri marini sono da sempre i miei preferiti e non poteva non piacermi questa storia fatta di mostruosità da marinai. Il mare, si sa, non perdona.

Ma non è, il precedente, il mio racconto preferito. No, perché il più bel racconto che c’è qui dentro, anche perché è il più personale, i nastri di Larry, forse, ma anche perché è quello dove manca l’horror, o meglio, c’è, ma è declinato al 95% in fantastico-romantico, e manca di quella componente splatter che alla lunga può stufare, se attesa. E qui si resta sorpresi, sia dalla direzione, sia dalla scelta dell’elemento folkloristico, moderno e non classico. Siamo sul lago di Como, mi pare di ricordare, ma non è importante. Siamo su un lago, in Lombardia. E niente… i laghi sono misteriosi quanto i mari, zeppi di creature misteriose.

Di Sa Reina, invece, già sapevo. Me lo ricordavo bellissimo, e invece è solo bello. E credo sia perché sono cambiato un po’ io e certi meccanismi oramai li ho già letti. Resta un gran bel racconto horror, ambientato in Sardegna, e con un finale aperto che è la cosa migliore del racconto. E’ comunque molto lovecraftiano, e piacerà agli amanti del Solitario.

Si chiude con Crustumium, di cui non sapevo, che rispolvera il mito delle città sprofondate e ce lo mette in Romagna. Era forse il più difficile, questo elemento folkloristico, da tramutare in horror, e qui ci si avvicina davvero a pantheon di Lovecraft, però è l’unico che mi ha coinvolto poco, pur essendo un racconto più che dignitoso.

bene. Ora mi lavo e vado a lavorare. Non ho molto altro tempo per. E quindi di un difetto e di un pregio che vi dovevo dire, vi dirò nella rece al prossimo volume.
Accontentatevi. E leggete Musolino, se vi piacciono i racconti belli.

Post a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.