
"Schiavi dell'inferno" di Clive Barker***
Ho letto un libro, ma era un racconto lungo.
Credevo non fosse celebre e invece è praticamente un quasi libro PSF. E se parliamo di esperti d’orrore, è uno di quei libri che dovrei avere letto eoni fa, ma io non sono esperto di niente e questo mi salva da tutti i dovrei.
Il libro è questo, “Schiavi dell’inferno” recuperato in edizione Bompiani, quella dei libri di sangue che tanto bramo.
A me piacciono queste edizioni vecchie. La traduzione è per altro di Dobner, ed è cosa buona e giusta.
L’avevo preso in mano perché è – semplicemente – era un libro di Barker. E ci mancherebbe pure che non lo rubi, se lo vedo lì, sugli scaffale del banco libro.
Anzi… ci devo tornare, al banco. Magari perché no. Stasera. Dai, stasera ci torno.
Perché vi posso dire alcune cose.
L’altra sera volevo finirlo. Mi mancavano tipo venti delle 124 pagine totali. Lo avevo cominciato mentre ero in ferie, per quei due gg che ho fatto di mare, e in quei due gg pensavo di leggerlo. E già, per scegliere un libro, era successa la cosa brutta che non sapevo cosa pigliare. Cioè… lo sapete, io ho questi dieci scaffali di “libri da leggere” pure etichettati. Libri che mi hanno regalato, libri di amici, libri classici, libri del cazzo, libri curiosi, saggi… insomma. Non vedo l’ora di vuotarli un po’, fare un piccolo buco. Tra l’altro ho appena messo a posto la libreria ufficiale, quella coi libri letti, liberandomi da tipo un 40-50 libri che ho deciso non valeva più la pena tenere, che non avrei mai riletto, o che non hanno particolari legami di dono o ricordo. Ecco… non sapevo cosa scegliere. Ogni lettura mi sembrava insormontabile. Questo l’ho preso semplicemente perché era il più corto.
Infatti, Schiavi dell’inferno è un racconto lungo.
E potrebbe essere un pregio difetto.
Ma vi stavo dicendo della sera in cui volevo finirlo.
Lo avevo sul sedile dietro dell’auto.
Ho fatto la mia serata solita di donne perdute aperitivi cibo birra malinconia e altre cose tristi o profonde. E poi mi son detto okay, dai, è quasi mattina ma venti pagine ce la posso fare. Latte caldo, james blake, una poesia dentro… ce la posso fare. E invece no.
Non lo trovavo.
E’ caduto, mi son detto. E’ caduto fuori dall’auto, nel parcheggio del pub.
Oppure l’ho lasciato a casa.
Mi seccava i coioni non per il libro, ché come li rubo anche li perdo, ma per le ultime pagine.
E poi… per una volta che mi voglio mettere a leggere invece che pensare alla morte (okay, non che questo libro non parli di morte, certo, ma almeno parla di morte e sesso) ecco che ci si mette la sfiga di mezzo. Ho dovuto desistere. E aspettare mattino.
Sapete… le cose sono sempre migliori, al mattino. Sempre. Per quanto buie siano la notte.
E non è solo questione di luce, perché quella rende veri gli incubi.
Ma è questione di chiarore e profumi, che al mattino servono per affrontare le cose.
E così l’ho trovato.
E ho scoperto che sotto i miei sedili posteriori dell’auto nuova c’è una intercapedine.
Grande esattamente quanto questo libro.
E lui ci si era nascosto.
Figo no? No!
Odioso!
Adesso fatemi sistemare un po’ di vestiti va….
Anzi no. Anzi sì. Uff… Insomma… no, vado a fare una corsa, va, solo per accompagnare mia mamma a fare la spesa.
Ma siccome la vecchia non è pronta, allora vi dico del libro.
Il libro è quello di Hellraiser, quello di Pinhead, quello del film. Anzi… dei film. Non è uno tra i miei film preferiti, ma devo riconoscere che ha grandi meriti.
Quello di aver creato un personaggio horror che è diventato icastico, è entrato nell’immaginario. Tenete presente che il film è del 1987 il libro del 1986 e che quell’immagine, quel reticolato inchiodato da lì non si è più schiodata.
Ecco. sì. Scusate. in pausa corsa.
Devo cambiare telefono anche, ché questo mi muore la batteria dopo sette km e runtustic mi percula, e dice che devo correre di più ma io corre di più e fottetevi tutti.
Dicevo… no, un attimo che cago e poi torno da voi.
…
Rieccomi.
Il libro. No, non vi posso dire che non abbia dei difetti. Tra l’altro mi pare che questo sia uno dei primissimi lavori di Clive, e sconta un po’ di inesperienza nel tratteggio dei personaggi minori, nonché qualche passaggio mentale e di azione non ben giustificato. Per dire, il modo con cui Julia, la protagonista selvatica, e bellissima, comincia a far fuori gente accazz solo per salvare Frank, un bel maschiaccio che però si è comunque trombata una volta sola, beh… è quanto meno frettoloso. Lasciare il certo per l’incerto non è facile, soprattutto per un incerto orrifico, quasi demoniaco, che per essere guarito richiede altrettanto orrore e raccapriccio. Poi, suvvia, se fai fuori uno, di sconosciuto che sia, ti beccano anche se siamo in pieni anni ottanta, o per lo meno ti indagano un po’.
Ecco… ovvio, mi dirà qualcuno, che a Barker non fregava un cazz di queste beghe di realismo. Uno che si inventa i 4 supplizianti, che molla un paio di immagini di orrore che te le raccomando.
Andrei anche a cercarle ma boh… sono pigro. Vediamo dai
Trovato. Questo.
Vide che era, o era stato, qualcosa di umano, ma il corpo era stato spolpato e poi ricucito alla bell’emeglio, per cui sullo scheletro, tra zone rimaste orbate, erano appesi pezzi sgranati e anneriti come se fossero passati in una fornace. C’era un occhio che la fissava scintillante e c’era la scala di una spina dorsale con le vertebre ripulite dei muscoli; pochi irriconoscibili frammenti di anatomia. Niente di più. Che un essere del genere potesse vivere era una sfida alla ragione: quel po’ di carne che aveva addosso era irrimediabilmente marcita. Eppure viveva. L’occhio, a dispetto del marciume in cui era radicato, la scrutò centimetro per centimetro, dalla testa ai piedi.
Insomma… alla fine sono contento di averlo letto. Sono molto d’accordo anche molto con questo commento, sulla natura dei supplizianti e la loro innovatività, per l’epoca. Non essere dei villain, dei cattivi, ma solo dei seguaci della propria natura, ecco, è cosa che apprezzo. E qui è così.
Poi, anche la rapidità, è positiva. Più lungo.. più articolati, ci si sarebbe un po’ rotti le palle, anche se ci resta fame di saperne di più e vederne di più sui supplizianti.
L’ingegnere soprattutto, che resta in disparte, alla fine. Ma dai, l’ho letto e ne sono soddisfatto. E mi ha fatto voglia di rivedere il film, che non me lo ricordo più.
Ora vado a farmi la doccia.
E vi dico cose.
Tipo, se vi va, guardatevi questo concerto di Bon Iver.
E ascoltatevi anche l’ultimo National.
Vi dico che a me, alla fine, il nuovo Qotsa non fa così schifo come dicontutti.
E vi dico che stasera dipingerò un quadro. Per vederlo Salvadeat su instantgram.
Andrei a correre all’alba in spiaggia, domani, ma non posso.
E basta… vi saluto va.
Che in testa mille cose belle e zero voglia di farle.