"La paga del sabato" di Beppe Fenoglio****
Era estate. Ero a Bibione. La donna deve andare il bagno. Accompagnami. Colcazzo, dico. Sto bene qui. Dai su gni gni gni gna gna gna. Poi mi sono ricordato di una cosa. A Bibione, almeno quello dove vado io da quando non vado più a
"Io sono il messaggero" di Markus Zusak**
Noemi mi odia. Un sacco di volte. Mi odia per via dei pokemon, perché io ne ho un sacco, mi escono gli Snorlax in giardino e lei no. E da questo post mi odierà anche per un altro motivo, forse. Quando ero malato
Mari senza rive
Vieni qui, A seppellire l'ombelico Nell'ombelico. Vieni a raccogliere le lune E spezzarle, farne semicerchio Sulla schiena. Chinati. Schiaccia la guancia contro l'infinito Sussurragli di beltà e fraintendimenti Schiudi il morso all'impeto Lanciati al galoppo Piega Spalanca Scuoti Prendiamo in mano Questi mari privati delle rive Siano limpidi nidi di gorghi E frattali di conchiglie A confinare Ciò che
Cul cjâf sotsore
Cul cjâf sotsore Al spice lis orelis Il sghirat sul len --- A testa in giù Aguzza le orecchie Lo scoiattolo sull'albero
“Il cappotto di Astrakan” di Piero Chiara****
Una settimana e mezza fa ero ammalato. Ho contato che che erano 22 anni che non prendevo l'influenza
Bucaneve e spine
I bucaneve si sono persi In questi inverni caldi Smarriti Schivano i calcagni e le primavere Pagano dazio ai crochi Doppiamente variopinti, Usurpatori di vocali chiuse. Scremando gli sguardi Con un borbottio ordinato Si chinano a leccare La faccia all'erba. Sulle ombre ancora lunghe Dei rami secchi Che ne carezzano la nuca I germogli Paiono
Comandamenti
È stato incidendo A piccoli morsi la pergamena Tremante delle labbra. Ho disegnato il volto Coperto dalle mani a coppa Di un desiderio: Gambe e braccia e ali e coda E il dettaglio della barba a sprazzi Incanutita e crespa. Con un polpastrello, Interruttore che non interrompe Ho sciolto i lacci
“Kebar Krossè” di Stiefin Morat****
Questo è un libro che voi non potete, probabilmente, leggere, ma ugualmente io ve ne voglio parlare qui, perché è uno di quei libri che vuoi che si sappia che esistano, anche se uno non può leggerli. Il discorso del non
Come non averti
Come non averti qui Nella torta poco cotta che ha mangiato il gatto Nelle mani stese ad asciugare E nelle crepe Delle mura insuperate Delle mie mancate verità. Come non averti Qui dove si rovescia la pioggia Dei miei lombi Dove divaga il sentiero E nel pertugio aperto dai passi Si
“La grammatica di Dio” di Stefano Benni***
Sono malato. Forse in via di guarigione, forse, perché già ve lo avevo detto che mi cadeva la testa. Ma non pensavo fino al punto da fare tre giorni di quasi trentanove senza riuscire a uscirne. Eppure