“Kobane calling” di Zerocalcare****
A dicembre (un po’ per natale, un po’ per compleannale) ho deciso di fare un regalo al mio prof de mate e yokai a cui sto scroccando tutti gli zerocalcari.
Mi sembrava che non avesse questo, o almeno speravo, e infatti non lo aveva, e allora gliel’ho regalato, con l’obbligo, chiaramente, di leggerlo e poi prestarmelo.
E lui lo ha fatto e mi ha detto che è bello.
E io l’ho letto già e vi dico, sì, è bello.
E’ di una bellezza diversa, dagli altri Zericalcare.
Prima di tutto perché è un fumetto reportage, e non solo un fumetto. E’ evidente che assieme alle tavole e alle battute, o alla storia, ti deve raccontare anche delle cornici.
Cornici di storia, di politica, di riassunti culturali e religiosi sulla situazione – però, ed è cosa che ho apprezzato molto, qui ci si è riusciti senza rendere mai pesante la cosa.
Lo ha fatto in due modi, il buon zero.
1 – avvertendoci semplicemente che sta per partire il pippone, e che se sappiamo già tutto (ma noi, della situazione in Siria, non sappiamo un cats) possiamo bellamente saltare.
2 – scusandosi subito per i morti causati tra storici giornalisti e insomma, gente che ne sa, per farci capire in modo succinto e riassuntivissimo la situazione, che è complessa.
Ecco.
Detto questo, Kobane calling è un ottimo, ottimo libro. Riesce a restare in equilibrio, come faceva il primo Zero, tra il comico e il malinconico, cercando di non dare (troppi) giudizi di valore, anche se poi, è chiaro che l’Isis è il male (anche se un male misterioso e da conoscere, per giudicare) mentre i kurdi non sono il bene. Il bene non lo è nessuno. Però c’è qualcuno che prova a farne, di bene, e che prova a esserlo, il bene.
E io penso che i questo mondo di analfabeti morali, funzionali, dell’anima e della misericordia, pronti alla cattiveria, alla rabbia e alle finte ragioni, ecco… fa bene vedere della gente che fa del bene. E non sono tutti curdi, non sono tutti cristiani, non sono donne che combattono, i soli dalla parte giusta.
Quindi, mentre ti fai due risate, mentre pensi alle lenticchie a colazione, o ti sale l’odio per Erdoan, per i turchi ma non tutti i turchi, per ogni tipo di polizia, per ogni tipo di dogana, e di ingiustizia in generale, ecco, tutto questo è leggero. Non c’è rabbia, mista e questo reportage.
Alla fine, ed è altro aspetto che io ho apprezzato, è quello di fondere Rebibbia e l’Altrove.
Intese, queste, come due entità. Nel senso che Rebibbia è un po’ come se fosse la provincia della città di Roma, nel senso migliore del termine, quello che è provincia delle piccole città, tagliate fuori da certe cose, certe idee di massa, da certa altolocatezza che hanno i cittadini. E non solo perché Zero lo vedi che ti salta fuori dai centri sociali, ma perché quello de Rebibbia è un mondo ancora per certi versi non contaminato, che si può permettere di andare a Kobane e dire, alla fine, che no, col cazzo che vorrebbe viverci, ma il buono, il bello di Kobane, è quel buono che sopravvive ancora in certe nicchie della provincia. L’Altrove è il mondo. Il mondo che dovrebbe esserci e vorrei ci fosse. Una cosa fatta di tolleranza, di quiete, dove star bene e star bene tutti.
Ecco… quell’altrove per ora, o almeno, un anno fa, è a Kobane, o meglio, nella terra che i Kurdi stanno cercando di strappare all’Isis e alla Turchia per farci un posto migliore, dove eliminare le menate di religione e di disuguaglianze e farsi un po’ ognuno i cazzi propri lasciandoli fare pure agli altri. Che poi sarebbe il mondo che vorrei pure io.
Insomma… Avete capito dai. Kobane calling vale la pena, se non altro per dare un chance al vostro cervello di aprirsi in modo bello, imparare cose, farsi due risate, e guardare il mondo con occhi migliori.
Per quanto mi riguarda, adesso devo obbligare il mio prof a comprare XII che è naroba sugli zombi, e quindi ecco… ora glielo scrivo, così poi mi leggo quello.
Poi ho anche visto che esce uno o forse è già uscito con il Secco protagonista, e mi manca anche quello degli accolli. Una cosa alla volta dai…
Indiscreto Empatico
Mi induci decisamente ad affrettare i tempi d'attesa e scavalcare qualche posto in lista per poter leggere Kobane Calling prima del previsto.
Lo ammetto, nonostante l'informazione certi concetti non mi restano in testa se non filtrati e sembra sia un ottimo modo.
Quanto a Dodici, l'ho letto qualche mese fa ed é, come immaginabile, di una pasta diversa rispetto a "Dimentica il mio nome" o "Un polpo alla gola", più ironico ma non privo di morale.
Mi é piaciuto un po' meno ma é ugualmente ganzissimo
gelostellato
e infatti sto già tentando di obbligare il mio prof all'acquisto. 🙂
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