“La velocità dell’angelo” di Gianrico Carofiglio***

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“La velocità dell’angelo” di Gianrico Carofiglio***

Sì, dovrei farne mille, di cose oggi, ma ho anche voglia di aggiornare il blog. 
Perchè è un po’ come parlare da soli, e parlare da soli fa bene.
Ieri era Halloween, Samhein, o quel diavolo che di pare, ma resta una occasione buona per truccarsi, fare quelli che non si è, con il giusto piglio di leggerezza, e io l’ho fatto. 
L’ho fatto anche se alla fine dovevo essere altrove, ma l’auto mi ha lasciato a piedi a una 70 di km da qui, con quattro giorni di ponte in mezzo, e c’era pure la partita, e la vecchia è caduta allo stadio, e c’erano le doppie caramelle pokémon, e c’erano i baracconi, e le zucche da fare, e i cagnetti da vere, e insomma… tante di quelle cose che a malapena son riuscito a.
Ma un po’ le ho fatte, e un po’ no.
E allora vi aggiorno il blog.
Non con i libri che ho letto ad agosto, ma con questo, che era scritto in graaaande e che era uno dei primi racconti d’autore di questa seconda serie, che si è, come sempre, misteriosamente interrotta.
Anzi, lo devo scrivere nel post, che non c’è più l’inserto, la domenica. 
Ma una cosa alla volta.
Questo è il numero 4, e tra l’altro a me mancano un po’ di numeri, dell’inizio, e non sto andando nemmeno a rubare libri dai libri… e niente, non si riesce a fare tutto. Insomma, dicevo, è il numero 4, è un racconto breve di Gianrico Carofiglio, di cui non ho letto mai niente.
E non mi è dispiaciuto. 
Non che avessi dubbi che uno che da così tanto vagola nell’underground letterario non sia bravo, anzi, ma tenendo conto che è un racconto dove il protagonista è l’autore che fa lo scrittore c’era il pericolo di cadere nel mio fastidio personale che ho con tutti i racconti dove i protagonisti sono scrittori, visto che è situazione quantomeno inverosimile, quelle di uno che scrive libri per vivere.
Qui si è scappati dal cliché, e l’autore si presenta, nel libro, per quel che è, ed è credibile.
Così come è credibile l’incontro, nato pian piano, con una donna che viene a scrivere in un taccuinetto, nel bar dove anche lui va a scrivere.
Cosa nasconderà, di misterioso, questa donna?
E niente… basta chiacchierare. Il vino, e la cosa delle liste. 
Ecco, la cosa delle liste è molto bella e mi ha ispirato. Apro parentesi… è arrivata la narragenda. Avete presente quella dell’anno scorso? C’è anche di quest’anno, e ci ho messo un raccontino, as usual, che poi è questo e magari potrei anche pubblicarvi in italiano, vediamo.
Si diceva, quindi, che è arrivata la Narragenda, e io la sto usando. 
Io non uso le agende, di solito, se non per scriverci le mie cose, pensieri parole o pere e missioni, ma stavolta questo racconto di Carofiglio mi ha ispirato.
Lei, la coprotagonista, scrive le liste, e io vi faccio leggere il pezzetto in questione

Dissi al mio amico – si chiama Massimo – che volevo scrivere i miei ricordi, in forma di racconto, come una specie di libro di memorie. Non perché avessi velleità di pubblicarlo. Volevo scrivere perché avevo la sensazione che tutto mi stesse sfuggendo di mano. Per mesi e mesi sono stata ossessionata dall’idea di poter dimenticare tutto. Massimo disse che secondo lui non era una buona idea.
– Perché?
– Diceva che le memorie, i diari sono faticosi da scrivere e penosi da rileggere. Uno comincia a scrivere pieno di entusiasmo e poi, tranne casi eccezionali, smette dopo qualche giorno o qualche settimana. E comunque quando rilegge quello che ha scritto, prova quasi sempre una sensazione di estraneità. E spesso anche di imbarazzo. Però – diceva – mettere per iscritto i propri ricordi è un’ottima idea. Un sacco di cose, se le perdi, semplicemente non le trovi più.
– E dunque?
– E dunque disse che il modo migliore per raccogliere i ricordi, per non disperderli, sono le liste. Ogni lista deve avere un titolo
– che ne so: titoli delle canzoni che ballavamo alle feste di quinto ginnasio; oppure i dolciumi dell’infanzia. Ogni voce della lista deve essere di pochissime parole. Se è una sola, è meglio.

Ecco, e pure io ho cominciato la cosa delle liste, che ogni tanto in testa mi vengono, e sono magari numerose, ma io poi le dimentico, e magari così no.
La prima lista che ho cominciato è stata: Canzoni che ascoltavo nel Village di Radio Abano Network durante le notti dei primi novanta. Perché allora non era come adesso e la radio non passava le canzoni belle, quelle indie rock che piacevano a me, e allora solo il Village, e planet rock e raistereo due le passavano. Ma il Village erano tutte belle, per me, o quasi. E ora sono canzoni sconosciute. Per ora della lista me ne sono tornate tre. E sono i Better than ezra e due dei Presidents of the USA, lump, e peaches, ve le ricordate? Meravigliose.
Poi ho anche la lista delle cose buone e schifose che si mangiavano o bevevano nei posti quando si andava in giro coi motorini, tipo il Diablo con frappè da Mondelli, o il panino al Dogale a Passariano, o il caffè nella grolla a Muscletto… E la lista dei posti belli in Friuli e che poi dimenticherò sui quali devo scrivere un racconto, tipo il fontanone barman, visto domenica, o la fabbrica del ghiaccio, o poi manco li ricordo. Ecco… questa cosa era una bella idea.
Poi? Poi niente, la copertina, che per una volta ha un tantino di coraggio, fa da spoiler alla storia. Perché insomma…. se la tipa ha un segreto nel suo passato, chissà quale sarà il segreto di Sara? Chissà, eh? Okay… non è che era una velocista brava in atletica, che quello si scopre abbastanza presto. Insomma… forse una copertina con una velocista, e non la Cocaina, era meglio. Okay che la storia è tratta dal libro Cocaina della Einaudi, ma tanto chi vuoi che legga quelle note, prima di leggere la storia…
Della storia, infine, che dire? Rapida, con la lunga analessi di Sara che fa molto da storia nella storia, ed è alla fine piacevole e prende. Certo… niente di straordinario, ma io non chiedo poi tanto, a un racconto. Un’idea (le liste), una storia (c’è) e una sorpresa finale che magari non è la solita (e c’è) e mi lascia con l’idea, vera, che le cose della vita non vanno così come si vorrebbe, spesso.
Dai, io devo cominciare a lavorare, ma almeno ho aggiornato il blog. E magari anche a voi è venuta voglia di scrivere una lista, che ne so.
Vi lascio delle cose da vedere,, in giro per il post. 
Tipo le mie zucche, o i cagnolini che devo regalare, se per caso ne volete uno.

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