“Isulis” di Stiefin Morat****
Raramente parlo di libri di poesia, su questo blog, anche perché raramente ne leggo. Non ho tutti gli strumenti per apprezzarla, e spesso, insomma, rischierei di annoiarmi.
Però mi piacciono le parole, e i suoni, e il raccontare con melodia le cose. E quindi ogni tanto ne leggo, magari di gente che conosco, e magari scritti in lingua madre, che per alcuni di noi, forse pure io, non è l’italiano.
E questo libro di Stefano Moratto, che però qui è Stiefin Morat, è un libro di poesie, di poesie in lingua friulana, uscito qualche anno fa, e che ho rubato a gennaio. So anche la data, il 31, e so di averlo cominciato pochi giorni dopo.
E so anche che mi piacque assai, e che non è un caso se l’ho terminato qualche giorno fa, so anche il giorno, e ci avevo scritto una poesia, un momento di gelo, ma poi l’ho mandato in giro senza salvarmelo, e boh, amen, mi ricordo che era bello.
So che comunque stavo leggendo queste poesie alle 5 di mattina, in mutande, seduta sull’uscio di casa, con un tè caldo allo zenzero, prima, e un latte caldo coi cereali, poi.
Perché ci vuole un contorno giusto, per leggere nel modo giusto delle poesie, soprattutto quando, come in questo caso, sono molto belle.
E se ne parlo qui è perché ciò che ho apprezzato assai – che poi è una cosa che sto cercando di fare anche io – è la traduzione, che non era, secondo me, una banale traduzione in italiano, ma una traduzione poetica, che regalava le stesse emozioni, o quasi, del testo originale in lingua friulana.
Ma basta chiacchiere.
Le poesie non si spiegano, ma delle cose si possono dire. Queste hanno dei temi, quello dell’umanità, della solitudine e della socialità umana, della natura, soprattutto, e il mare, l’acqua, moltissima acqua, e ciò che l’acqua con la sua presenza crea.
C’è cura, nella scelta del lessico, e anche anima, quando le parole sembrano venire dall’infanzia, dai cortili, dalle case dei propri vecchi e dalle loro bocche sdentate.
Poi ovvio, il mio vissuto è vicino a questo vissuto, alla bassa friulana, alle acque, ai fiumi, e quindi mi piacciono di più, pur essendo questo il mio friulano e – non mi vergogno a dirlo – essendo costretto a guardare la traduzione, per qualche parole che sentivo lontana.
Ma di poesie, dicevo, non si parla, non troppo, per lo meno,
E allora vi dico come sono queste poesie facendovi leggere qualcosa.
Facciamo così, non ho tempo di catturare, e allora faccio uno scan di due facciate, e voi fate la fatica di cliccarci sopra e leggerle, che vale la pena.
Nick Parisi.
Mi erano mancate queste tue recensioni d opere in friulano, ne vorrei vedere di più in futuro!
gelostellato
okay! Ti prendo in parola e lo rifarò 🙂