“Tre cavalli” di Erri De Luca***(*)
Dopo aver letto il libro durato mesi, quello del Frappa, e prima di aver bruciato in un giorno quello della sua compagna di merende Zenarola, mi ero letto questo.
Una roba corta, perché era corta, e perché dopo averci messo mesi a leggere una cosa avevo bisogno di finire un libro.
E quelli di De Luca, bene o male che vada, sono sempre brevi, e anche molto veloci. Finora ero un po’ a metà strada, sul giudizio, e con questo la questione non si è risolta.
Non si è risolta perché mi è piaciuto.
Sì, certo… è quello lì delle frasi a effetto, De Luca, delle non virgolette, della prima persona che a tratti ricorda McCarthy e certo, deve un po’ piacere, per non risultare irritante.
E a me, quella poesia inflitta alle frasi, non dispiace del tutto, e quindi – anche se il peso della farfalla mi aveva deluso e i pesci invece molto mi piacquero – questo libro era un po’ la bella.
(okay, c’era anche questo, ma mi pare una roba così, senza troppe pretese e non lo considero)
Ed è andata bene, dicevo.
Ma facciamola breve, che il libro è breve.
La storia è un pretesto sensato. Nel senso che si lavora di background storico sociale, il dramma del regime argentino e di un protagonista, italiano, che per amore ci finisce invischiato, gli ammazzano la donna, e allora si prende sulle spalle una guerra civile che non è la sua e poi fugge.
Ma non è tanto l’aspetto storico sociale, la zona fondamentale del libro. Il nostro narratore ci racconta cose. Ci racconta di una vita andata, dove i primi due cavalli sono morti e lui sta per iniziare il terzo, ché è così che dura la vita di un uomo: tre cavalli.
E trova l’amore. Poeticissimo, liricissimo, improbabilissimo, se vogliamo.
E’ una critica, sì. Ma non una grossa critica… non è che puoi andare a cercare in pieno il realismo, con uno stile come quello di De Luca.
Ma invece di parlare tanto, vi metto qualche riga che mi ero fotografato. Tipo il fatto di leggere libri usati, e non nuovi, in osteria. Perché il protagonista è uno che fa il giardiniere quasi come un nuovo siddharta, costruendosi abitudini e in osteria, unico e raro, legge.
Ecco. Certe cose a me piacevano. Magari sono al limite della stucchevolezza, a volte, ma quelle come questa no, e mi sono piaciute. Poi ve ne metto un’altra, che mi piaceva.
Intanto vi dico anche che mi sono nate dieci oche.
E che ho due piccoli gechi sulla schiena
E che sto per finire, anzi stasera finirò, il libro dopo questo, che è una bella cosa, che almeno son tornato a leggere. E poi… niente, che mi piace un sacco il disco di James Blake, e anche il nuovo Radiohead, e nessuno dei due dischi ha un mood adatto a questo libro.
E infatti io mi sto ascoltando un vecchio Bonnie Prince Billy, che mi sembrava più in sintonia a rileggere queste righe.
Ma la storia dove va. Ah già, non è che si capisce subito che il protagonista è un fuggiasco dal regime argentino. Nè si capisce pienamente il ruolo della tipa di cui si innamora, una puttana, certo, ma forse no, forse uno pensa che non sia un caso che lei sia lì. E si, quando l’esca si innamora della vittima…
ma non vi voglio dire molto. Sappiate che di personaggi ce ne sono un paio belli.
Uno è l’africano che va dal nostro amico a scroccargli fiori e a giuggiolare.
Africano che vede alla sua maniera le contraddizioni occidentali e ripagherà alla sua maniera i favori che gli sono stati fatti.
E poi c’è il giardino, fatto di alberi e piante, che sono personaggi. E anche bei personaggi.
Criticabile, il fatto che tutti parlino in modo poeticissimo, ma ho già detto che è una tara da mettere in conto. Erri ti vuol dire cose in modo lirico, e allora mette poesia nelle bocche di tutti.
E io vi metto un altro pezzo di libro.
Ecco… qua era un po’ stucchevole, lo so. Ma io sugli albero sono sempre un po’ sensibile.
Poi? Altri pezzi.
Sì, mi piacerebbe trovarne uno ma non ho palle.
Quindi niente, basta così. Il libro è bello, ma bisogna apprezzare questo lirismo eccessivo, che comunque qui è ispirato. Se poi non vi piace, ovvio, evitatelo, ma resta che ho preferito questo alla farfalla. E lo metto via con piacere, in mezzo agli altri feltrinelli.
E vi saluto con le oche!