Elena diceva
Elena diceva che c'è chi viaggia solo viaggiandoE chi non ne ha bisogno,Sceglie una vita Piena di notificheSempre con poca batteriaSi fa a pezzi e si regalaPiù e più volteNon sa smettere d'impregnareD'impregnarsiImpegnarsiIngegnarsiDisegnarsiInsegnareE imparare.Questi viaggiano da fermi, Da soli,Da sempreDa
Fare tutto
Dov'è che ti frega poi, L'idea di multitasking che hai sempre tra il naso e i polpastrelli?Perché sì, hai visto la mostra delle immagini della fantasia, hai visto Venzone e le sue osterie,E hai maialeggiato di panini e birra e
Da 17 minuti
Ho preso tutti i dischi Che ho Di PJH e ne ho scelto uno Che ho Ascoltato poco Ingiustamente. Le cose belle, belle per sempre Arrivano un poco per volta Un poco per giorno, Per ciascuno. Sulla birra c'è scritto che è forte Sulle poesie di Stefano Che sono isole Sul telefono che
Faccia che cuoce
Mi interrogo su questa presunta lubricità immaginata Sei qui o sei altrove? Vieni, estinguiti, rinasci. I draghi e gli unicorni sono già stati Sventrati La griglia è calda La birra è risacca sulla riva Appannata del bicchiere. Ma tu sei qui e altrove E l'altrove è qui, quieto Nel wok,
Uova in cerca d’ali
La sveglia della domenica è anche più povera Delle altre, Ma più amica. Girovago in giardino tintinnando Senza vestirmi del tutto E fa ancora un po' freddo, L'equinozio fiorisce a ciuffi vicino alle merde d'oca, Obama si rovescia, Svergognato Panciall'aria, Da lontano, festosa, una gallina rompe già i coglioni Per l'uovo
“Stati d’amore” di Giacomo Trevisan***
Sì, lo so, è da una vita che non leggo più libri e sono a pagina 70 di quello che sto leggendo da novembre, e allora? Faccio cose, vedo gente. E le fa con me anche Giacomo Trevisan, l'autore di questo piccolo
Biro, blu
Sono io non sei tu Questa palla gialla zeppa di volume, Di wolfmother, E la botta non è blu e un po' Infetta e non preoccupa, profuma Di uccellini mattutini, Letti intatti, notti cotte, Già dormite e digerite. Ché non sono io, non sei tu Il gallo allegro e
Sarà tardi sarà notte
Sarà tardi sarà notte E manderò una carezza impacciata a cercarti Un seno. Tornerà a mani vuote Con le guance rubizze Di un imbrunire accaldato. Un'altra verrà a cercarti I fianchi, Sarà tardi sarà notte Ma verrà a lisciare il tronco germogliando Ansiti e proibizioni. L'altro seno si stringerà alle dita Come
Sanno
C'è un sole con la faccia di maggio, Il tè è allo zenzero La marmellata ai cachi e amaretto, Le viole dell'area griglia Sanno di domenica mattina, Un foglietto bianco vorrebbe sapere La frase per la partita di oggi. Il frigo socchiuso Sputa in faccia a chiunque Un profumo
Regina dei giullari
Sono un re un generale un imperatore. Legato alla mia sedia cantando a squarciagola Lingue mal conosciute Comando al mio esercito di disperati: Alberi dinoccolati, scalembri, Luoghi indicati, Lumi allineati giallastri, offuscati, Pali della luce senza faccia, Cartelli arrugginiti senza braccia. Per tutti ho una parola, un invito, una