“L’uomo di Schrödinger” di Giovanni Marchese***

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“L’uomo di Schrödinger” di Giovanni Marchese***

Miseriaccia lupa ladra lercia ludra e libellula! Ma sapete da quanto non leggo in ereader e da quanto tempo ho mollato a metà questo libro? Se-co-li!
Perché?
Boh… non so. Le dinamiche delle mie letture sono difficili. Leggevo in macchina, il reader, ma poi ho smesso. Colpa dei comandi vocali, forse, che mi fanno rispondere alle mail, o degli haiku che ogni tanto tornano e allora finisco per fare le foto, scrivere e boh… oppure perché semplicemente me ne sono dimenticato, del reader. So di aver risistemato la stanza del computer e di averlo riposto e poi mi sono dimenticato che era lì.
Poi mi sono messo a leggere i libri che dovevo presentare, e figuriamoci.
Poi è arrivato quel coione di crescizz a dirmi, oh gelo, leggimi questo, che sta per uscire, dai su, recensisciciscilo, va, che lo so che non ti piace il genere, ma te lo leggi lo stesso e bla bla,
E che, una scoop in cool no? Fatto sta che ho ripreso il reader e ho finito questo libro (che avevo in digitale ma è cartaceo, ho scoperto) di Giovanni Marchese, l’uomo di Schrodinger edito per la Verbavolant, e di cui, stranamente, mi ricordavo abbastanza bene cosa avevo letto, anche se sono passati se-co-li da.
Okay… questo è già un pregio.
In effetti, ricordo che avevo proprio voglia di finirlo, ai tempi, e anche se non mi ha del tutto soddisfatto, alla fine, per gusti personali, più che altro, devo dire che è un lavoro originale, strano, piuttosto difficile da catalogare, come genere.
Il titolo, alla fine, è abbastanza azzeccato, anche se ‘sto povero gatto schrodingeriano è stato usato in tutte le salse. L’uomo, in questione, di cui solo a fine libro veniamo a sapere qualcosa di certo, è un uomo che nulla sa di sé.
Si sveglia in un ospedale, dolori, testa fasciata e perdita completa della memoria. Un senso di urgenza, però, di essere in pericolo, di dover scappare… e lo fa.
E’ lui che ci racconta, è la sua visione, quella che vediamo.
Lui, il nostro eroe, va dentro e fuori dalla storia. Quando scova qualche traccia lo troviamo a inseguire la sua vita dimenticata, con qualcosa di non certo limpido, si intuisce, che deve essergli successo. Poi lo troviamo a seguire vie assurde, slegate, che sfiorano la fantascienza, o lo scritto sociale. Ha pregi e qualche difetto, questo scritto, ma sono più i primi, e alla fine, sicuramente, la lettura non si meritava di essere così spezzettata. Sì, perché tenete conto che è una novella, poco più di un centinaio di pagine che, complice una prima persona fluida, soprattutto nel narrato, volano via veloci.
Con alti e bassi, ovvio, perché le parti più rapide, più legate all’indagine, sono anche le più friubili, mentre quelle dove il nostro uomo indaga se stesso, i suoi non ricordi, e soprattutto quando fa le elucubrazioni e dà i suoi giudizi sul mondo, sono un po’ più lente. Si sconta un’idea di fondo, secondo me, che è difficile da trattare. Se uno perde la memoria, a fianco di automatismi e sensazioni innate e istintive, che rimangono, anche se non se ne può sapere il perché, ve ne sono altre che sono plasmate proprio dalla memoria, e queste potrebbero e forse dovrebbero scomparire con la perdita della stessa. Quindi, a ritrovarle, ti viene da metterle in dubbio… tipo che ne so, se perdo la memoria giudicherei manicheisticamente che tutti politici sono stronzi e ladri? Non so, forse il significato stesso della figura di un politico mi sarebbe sconosciuto, visto che è legato alla memoria di fatti. Certo certo… inutile però entrare tra breve e lunga e nel confine labile tra le varie memorie umane. Meglio godersi la storia. E la storia è godibile soprattutto quando devia da ciò che ti aspetti.
Vi faccio due esempi.
Uno. Il nostro uomo cerca se stesso cercando un attore porno. Uno di quei negroni (no, non il cocktail, anche se di cock si parla) che ricordano i pistoni delle fabbriche. (ho detto pistoni, non pistoloni) ecco… e qui conosce la famiglia dell’uomo che cerca. E socializza pure, col vecchio padre dell’uomo. Un parentesi che non ti aspetti, fatta di chiacchiere.
Poi, anche, una giovanotta lo porta via da una sorta di setta di pazzoidi che fa cose da invasati. Okay, bene… peccato che questa è una lesbica in contatto con gli alieni e uno dice okay, è pazza, e invece gli alieni arrivano davvero! E partono delle pagine di fantascienza che non ti aspetti. 
Ecco, questo zigzagare della storia mi è piaciuto.
Un po’ meno qualche caduta sui luoghi comuni, che c’è. Ovvio, è una visione del protagonista, ma si leggeva troppo che era un messaggio su cui si insisteva.
Poi, nel complesso, mi è piaciuta l’idea di usare l’espediente della memoria per creare l’uomo di Schrödinger, che da un lato, nella sua ricerca, ti crea empatia, parteggiamo per lui, ma poi, in realtà, non sapendo cosa c’è dentro la scatola della sua memoria, potrebbe essere anche un assassino ricercato che boh… saremmo costretti a rivedere le nostre credenze. Poi, ovviamente, il finale mette le cose al loro posto, era doveroso, lasciando di nuovo un giudizio di valore sul mondo corrotto et cattivo et ingiusto… ed è per questo che ho avuto qualche difficoltà a digerirlo. Sono fatto male, lo sapete 😀 
Bene, è tutto. Pure troppo, giudizio finale: lavoro interessante e obliquo, difficilmente inquadrabile, con qualche spunto interessante e qualche difettuccio, ma ampiamente superabile.
Ah, ovviamente il buon Marchese, che mi aveva richiesto la lettura che ne so, un anno fa? è liberissimo di spararmi nelle gambe per il mio ritardo. Certo… deve mettersi in coda dietro alle centinaia di persona che mi hanno chiesto di leggere le loro cose e non le ho ancora soddisfatte.  😀

Comments

  • 2 Dicembre 2015

    Ciao Gelo, grazie per l'attenta lettura, la segnalerò sul mio blog Nerdelite. Naturalmente il mio romanzo è stata pubblicato da Verba Volant Edizioni nella tradizionale veste cartacea oltre che in formato digitale. Sarai a Più Libri Più Liberi? Potrebbe essere l'occasione per incontrarci di persona.

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