Contis di Famee

Contis di Famee

E’ accaduto, ma non come molti si aspettavano.
Ma gelo quando è che pubblichi un libro, ma gelo quando scrivi un romanzo, ma gelo quando ti decidi a pubblicare, ma gelo e allora, questo libro… Sì, insomma, me lo si chiedeva, e presto vedrò di cominciare a dare risposta anche a codesto interrogativo, anche se per ora mezza risposta è stata data. 
Un libro sta per arrivare, insomma. 
Ma non è un romanzo e non è in italiano. Sarà un libro di racconti brevi in lingua friulana. E lo so, lo so, questo blog, di lettori che leggono il friulano, ammesso ne abbia ancora, di lettori, ne ha pochi.
Ma io sono contento.
Il libro è edito dalla Kappa vu, si chiama Contis di famee, ed è la raccolta finalista al Premio Sant Simon dello scorso anno. Di che parla?
Facciamo che vi dico com’è cominciato e così capite di che parla.
Mi nonna e mia mamma mi raccontavano le storie, cose che erano successe a mio bisnonno, o a mio nonno, che a volte si esplicavano in una frase soltanto. 
Cose che erano accadute, ma che sicuramente il tempo e la memoria umana avevano cambiato, modificato, ampliato… Ma che nonostante questo avevano contenuti belli, a volte meravigliosi. 
Se ti raccontano che tuo bisnonno ha trovato, andando a buttare le reti, un pesce luminoso, di una specie sconosciuta, che ha portato, andandoci a piedi, alla cittadina più vicina dove poteva avere risposte, per non averne, poi, se non vaghe e ipotetiche, ecco, quella è una storia.
Una storia bella, che merita di trovare il modo di essere raccontata. 
Ma dentro la storia c’è che si vedeva come viveva, tuo bisnonno, che non ha mai indossato scarpe, che pescava in mille modi e non si cambiava mai la camicia… cose così. Ecco, dentro la storia è bello che ci siano, queste cose. 
Poi ti dicono cose come un’aquila finita nelle reti che gli artiglia una mano.
O di una mancata fidanzata che soffoca un bimbo nella culla davanti alla madre perché una volta quelle cose “si facevano”.
O di uno che vuole tagliare la testa al figlio perché si è messo coi fascisti… cose così.
Ecco. 
Avevo cominciato a raccontarle, queste storie. E poi, da lì, è venuto di cercarle, di metterle insieme, di far diventare storie anche quelle che di fatto magari non hanno tutta questa importanza. 
Essere morsi da una vipera, incontrare un branco di lontre, farsi la fotografia di famiglia… sono storie piccole, ma mi piaceva riuscire a raccontarle, e che si sono spesso sporcate di fantastico, perché di quello scrivo io, di solito, è la mia natura. Ma sono storie con un forte contenuto etnografico, che raccontano aspetti della vita di oggi e di quella di allora. Un libro così non poteva e non può essere altro che un libro in friulano. E così è stato. E con la prossima settimana dovrebbe esistere.
E’ ambientato tra Talmassons, Torsa, Virco, Sclaunicco… paesi del “Friuli di mezzo”.
Sono dodici racconti, tutti brevi. 
Quella che si riferisce alla foto che vedete qui sopra, per la locandina della serata che dovrebbe fare da madrina al libro, non è la copertina, ma un buon esempio di ciò che ha ispirato il tutto.
C’è un racconto teaser, PIPINS, che potete leggere, anche chi non capisce il friulano, eh, e questo può essere un buon esempio di quel che è Contis di famee,
Vi lascio anche l’aquila genealogica, come la chiamo io. E insomma… niente dai, intanto ho scritto questo, e a me, rileggendolo per la millantesima volta, piace. Lo trovo un buon libro, con dei buoni racconti. Spero siate contenti anche voi, che passate ancora di qui, che l’ho fatto. 
Ora posso dedicarmi a cercare un editore per altre cose… ma per queste, userò il millesimo post del blog. Questo è il 997.

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