"Rosemary's Baby" di Ira Levin***(*)

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"Rosemary's Baby" di Ira Levin***(*)

Io non ho visto il film di Polansky.
BOOOM!
Ecco, lo sapevo che mi avreste fatto saltare in aria, caghetti cinefile che non siete altro, ma insomma… non è che si può vedere tutto quello che vedono tutti. E io non ho visto un sacco di cose, di quel tipo.
Di buono c’è, che quando capita che “c’è il libro”, io posso permettermi di leggere prima la radice e poi, magari, guardare com’è venuto l’albero. Voi che avete visto prima il film no, non potrete mai.
E insomma, fatto sta che qualche tempo fa, quando mi sono deciso a non leggere un po’ di libri, tipo Magris o Lettori si cresce, ecco, ho deciso di scegliere una cosa che dovevo leggere.
Di quelle sullo scaffale.
Oddio… tutto quello che ho sullo scaffale prima o poi devo, ma ce ne sono alcuni che devo di più. Per vari motivi.
Questo, per esempio, è uno di quei libri horror che quando cominci a fare le liste, con gli amici scrittori dell’horror, salta sempre fuori, e vine sempre piazzato là, nelle top ten, con grandi salamelecchi a Ira Levin (che tra l’altro ho sullo scaffale anche con I ragazzi venuti dal Brasile, che aspetterà un po’).
Ebbene… alla fine ci sono arrivato pure io.
E?
Mi è piaciuto?
Sì. Anche se non ho ravvisato una eccezionalità così grande.
Magari la storia la sapete, e se uno non ci pensa, direbbe che è vecchia come il cucco. La donna ingravidata da un mostro, demone, alieno, ecc… è uno degli archetipi umani più antichi. Il vedersi crescere dentro qualcosa di mostruoso è una nostra paura ancestrale, a cominciare dalla malattia, dalla carne viva che marcisce. E okay, quindi. L’archetipo usato è un classico. Qui si sceglie il diavolo, con una copertina, che vi ho scannato – male – che è pessima, a livello di spoiler, visto che mi fa capire tutto troppo presto. E’ un male? No. Non del tutto, per lo meno.
Nel senso che la natura intima del libro di Levin – tra l’altro morto non troppo tempo fa, nel 2007 – non è certo quella di libro d’orror, così come non lo era quella dell’Esorcista, che è senza alcun dubbio una spanna sopra, pur trattando temi molto simili.
Qui è una coppia, la protagonista, In cui lei, la Rosemary del titolo, è un’eroina piuttosto integerrima, che ha dalla sua una forza d’animo notevole, ma niente più ciò, e circondata, diciamo pure che non ha molte speranze di cavarsela, dall’inganno. Anzi, a voler essere pignoli, sono talmente tanti i segnali della congiura di cui è vittima, che pare impossibile che la buona Rose, per lunga parte del libro, non sospetti niente. Si usa spesso il meccanismo della suspense fastidiosa, tipo quello che lascia il lettore a porcocanare cose tipo: “ma noooooooooo, ma sei deficiente! ma non vedi che ti racconta palle! ma non vedi che ti prende per il culo! maccome!!!”
E insomma, avete capito.
Comunque, dicevo, trovo che questo sia un horror che punta il dito soprattutto su una certa New York e alcuni suoi aspetti. La Grande Mela degli attori, delle belle case, dei soldi che cominciano a girare, del modo con cui chi è fuori dal giro vuole ed è disposto a fare carte false per entrarci. Un libro sull’ambizione, insomma, e non solo sugli adoratori di Satana. Poi certo, l’idea di un figlio di Satana è suggestiva, e il finale, costruito e trainato dall’intero libro, soddisfa ed è quello che deve essere.
Perché al di là del giudizio su New York e la sua falsità, l’altro aspetto che si tratta è quello della maternità. Rosemary vuole essere madre, e si trova a dover scegliere quando poi, alla fine, potrebbe essere madre di un figlio che non vorrebbe, e che la scelta più saggia è un dolore di madre. Insomma… c’è molto di più di quanto sembri.
Tra i difetti, a parte un filo non chiuso, come il suicidio della ragazza che poi si può intuire ma resta con qualche incoerenza, c’è forse una prima metà che è sì funzionale alla costruzione dell’epilogo, ma in qualche passaggio la tira per le lunghe, anche se non diventa mai pesante. Insomma… la possiamo chiudere, dai, ché questo è comunque un horror classico e non sarà l'”esorcista” ma è senza dubbio un libro da leggere, se siete cultori del genere, e comunque da leggere se siete appassionati di storie sataniche ecc. Si affronta, tra l’altro, anche l’argomento religioso, ma non in modo approfondito: Rosemary non è sposata ed è stata quasi rinnegata dalla sua numerosa famiglia che figlia come coniglia, ma non per questo si rassegna. Sembra tornare verso la salvezza religiosa solo verso la fine, ma non c’è un vero e proprio scontro/incontro tra religione e satanismo.
Dai, è tutto, oggi sono muffo e non ho voglia di post lunghi. 
Vado a prendermi un paio di libri per bambini che li ho finiti, e poi mi sono preso dei racconti di Sciascia, che secondo me saranno belli, anche se chissà mai quando avrò tempo di leggerli.

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