“Il racconto dell’isola sconosciuta” di Josè Saramago****

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“Il racconto dell’isola sconosciuta” di Josè Saramago****

Ieri mattina sono stato al mare. 
Dopo le 4 di sabato sono passate finalmente 6 ore senza parlare, e non mi pareva vero. Devo ancora riabituarmi all’isolamento, ma ho tutta l’intenzione di. 
Mi ero portato due libri.
Uno che si è rivelato bellissimo, e di cui vi parlerò con calma, e che è stato come una farfalla sull’asciugamano, l’altro era questo.
“Il racconto dell’isola sconosciuta” di Saramago, che ho trovato per pure caso al banco lib(e)ro e che non potevo lasciare lì. Saramago, si sa, è uno di quelli di cui si dovrebbe legger tutto, facicando o meno.
Anyway, sono una trentina di pagine e si legge in 45 minuti, o almeno così è se ve lo fate leggere da Youtube.
E’ un racconto vecchio, edito da einaudi nel 97 (pre nobel, quindi) e ri edito da feltrinelli nel 2003 e mi pare fuori catalogo.
E’ una fiaba, una fiaba morale e sul significato delle vita. Una fiaba che parte molto fiabesca e arriva a essere estremamente realistica. Sul sito feltrinellico le danno addirittura sette ottimi su sette commenti, ma io non sarei così positivamente categorico. E’ un bel pezzo di narrativa breve, ma esplora, in modo piacevole e riuscito, territori filosofici che conosciamo bene: cosa cerchiamo? dove potrebbe essere? Come trovarlo?
Nel titolo, certo, il simbolismo chiave della storiella è già lì, con un’isola che è sconosciuta ma essendolo non sappiamo che esiste. Descriviamo e cerchiamo ciò che esiste, e quindi ecco che se una cosa non la conosciamo il nostro sapere di lei arriva fino a dubitarne l’esistenza stessa.
L’esistenza di quel che cerchiamo nella vita.
Eh, no. Non è poi una domanda così facile, se uno ci si mette a pensare che se quello che vuole lui non lo conosce è difficile cercarlo, se non sa cos’è.
Come il protagonista della storia.
Un uomo che va dal re e chiede la barca. Il re è uno che deroga, troppo impegnato con gli ossequi, e tutti derogano. Solo la signora delle pulizie non può, non avendo sottomessi.
Ebbene, sarà lei la seconda protagonista. 
Un uomo che cerca, una donna che prende una decisione. Ci vuole tenacia, tanto per cominciare, per tener testa al re in persona e ottenere. Poi bisognerebbe trovare dei compagni, dei marinai, ma questi non sono dei sognatori, sono concreti, sanno ciò che vogliono e rifiutano l’incerto per il certo. Il mondo è così, odia deride o rifiuta quel che non conosce. Ma c’è sempre qualcuno che cerca. E il nostro protagonista cerca, mentre la donna si unisce a lui. Farà altro. Non è interessata all’isola sconosciuta. E’ interessata all’uomo.
Ma l’uomo non lo immagina, e ha occhi solo per l’isola. Poi invece no, si accorge della donna, che è bella, e molto altro, ma non lo dice. Gli uomini non dicono.
E insomma… fino a 4/5 di libro tutto è bello ma la storia sembra non sorprenderti. Ti aspetti il solito finale con morale e buoni sentimenti. O ti aspetti una nave che parte con un equipaggio fatto solo di due persone. Ti aspetti che si trovi qualcosa.
E invece no. Prima c’è il sogno, e il sogno è molto bello, e si scopre dell’isola sconosciuta. E poi?
E poi niente, era un sogno. La realtà è nelle cabine, anzi, in una cabina della barca.
L’isola sconosciuta è in un abbraccio…
E mi è piaciuto molto, questo finale, e mi ha fatto piacere tutta la fiaba, semplice ma non banale, e un po’, che si fermasse alla partenza, come ogni viaggio, è stata una scelta azzeccata. L’ha trovata l’isola, il nostro protagonista… e anche la donna delle pulizie di corte ha trovato cià che non sembrava cercare.
Per chiudere, questo breve libretto, ha dentro i disegni. Anzi no, le cartine geografiche. Sono quelle di Battista Agnese, prese dal Correr di Venezia, dove sono conservate.
Vi scannerei la prima, ma ho sonno e vado a fare il caffè ai miei. 
Quindi vi beccate questa, sempre sua, sempre nel libro, prese da gooogle

Ed è tutto! Alla prossima!

Comments

  • 11 Giugno 2015

    Mapperché hai messo il finale?
    Questo lo volevo leggere pure io! 😛

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