“Conan – il ragazzo del futuro” di Alexander Key***

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“Conan – il ragazzo del futuro” di Alexander Key***

Sapete qual è una bellabrutta cosa di bazzicare una biblioteca e mettere via i libri? Che ogni tanto vedi un libro e ti sorprendi.
Per vari motivi, ti sorprendi.
A volte sono successivi.
Tipo sabato scorso, che ero lì, cazzabubbolavo per cinque minuti e guardavo i libri impacchettati da riporre.
Ah ma è proprio quel Conan? Quello del cartone?
Sì.
“Ah, quindi è un libro, cioè, c’è un libro che viene prima e che ne è stato l’ispiratore?”
Sì, c’è scritto così.
“Ah ma non è tanto lungo!”
E infatti sono appena 157 pagine, in questa versione del 1999 che vedete qui sopra.
Certo, avete capito bene, 1999, a cura delle edizioni Kappa.
E dopo parecchie vicissitudini, aggiungere, visto che prima di questa antica edizione il libro che ha ispirato il primo lavoro televisivo di Miyazaki era diventato quasi introvabile, questo romanzo di Alexander Key.
Adesso no. C’è una edizione del 2004, una successiva, e soprattutto una del 2014… insomma, il libro ha trovato i suoi estimatori, anche se probabilmente è per il grosso lavoro di spinta del mercato verso tutto ciò che fa il Mida Miyazaki, cartoni animati compresi.
Insomma… tante menate per dirvi che l’ho preso, e lunedì, che ero via a verona a fare l’uomo da volante e sala d’attesa, mi sono portato via, per dimenticanza, solo questo, e ho approfitta per leggerlo quasi tutto. Le ultime pagine le ho lette il giorno dopo.
E perché?
Perché questa scoperta, anche se non ero un patito di Conan e Lanna, anche se li guardavo, doveva essere assaporata, anche a costo di correre qualche rischio. Quindi, per dirla tutta, è un romanzo che sono contenti di aver letto, anche se, alla fine, è imperfetto.
Ora però direi che basta. Continuerà domani…
Sì perché ho sonno. Manca poco al letto, E mi si sta cuocendo la crostata, devo tirarla fuori alle 00.37 e ora sono le 00.27 e quindi ho giusto i dieci minuti per farmi un latte caldo da portare sul comodino.
Vi potrei dire, nel frattempo, che ho fatto la trota con gli urtiçons e che è venuta una squisitezza, pomodori e urtiçons nel burro con sale pepe aglio cipolla e prezzemolo… provate, orsù.
Bene… direi che vado a prendermi il latte dal microonde, tirò fuori ‘sta roba e poi mi ficco nel letto… del libro vi parlerò domani.
La copertina della nuova edizione comunque dovrebbe essere questa, e non mi piace. Preferivo il Conan di Miyazaki, che ci sono affezionato, anche se Jimsy è chiaramente il nostro personaggio preferito (del cartone)…
Non è celebre, Alexandr Key, o almeno, a parte i due romanzi adattati a film disney, non ha avuto tradotto in italiano altri romanzi, e questo che ho letto quindi, resta una bestia rara, una roba per appassionati di cartoni giappo e in particolare di questo, cartone.
Bene!
Ordunque, si diceva di questo libro che ho letto per pura, purissima curiosità dovuta al celeberrimo (per me) cartone animato. I 26 episodi diretti da Miyazaki, infatti, col senno di poi, erano bellissimi. Un cartone che era poco per bambini, ma creava un mondo originale, post-apocalittico, e puntate come quella di Gimpsy e il maiale sono a dir poco scolpite nelle nostre cortecce cerebrali.
Ma il romanzo com’è, vi chiederete?
Il romanzo non è – a dirla tutta – un gran romanzo di fantascienza. Di fortissimo stampo antimilitarista e in parte molto orwelliano ha il merito di creare un mondo che è davvero inquietante. Industria, nome che per noi italiano leggiamo con la “u” ma che nel romanzo e nel cartone erano da leggere all’inglese, con la “a” tipo Indastria, dicevo, questa città moderna, post-nucleare, estremamente steam-punk, è qualcosa che angoscia, soprattutto per il modo in cui viene amministrata la vita, uccidendo la libertà di coscienza e di pensiero senza ucciderle veramente.
Il vecchio Patch, un borderline mezzo matto, nel romanzo si svela quasi subito per quello che è, togliendo ogni effetto sorpresa. C’è un buon crescendo, nel romanzo, con una fuga sulla barca e un inseguimento che sono avvincenti, così come avvincenti sono le vicende di Lanna (a tratti una pigna in culo, a tratti molto coraggiosa) e del suo comunicare telepaticamente con il Maestro (che poi è Patch). Si cade nel vuoto col finale, che sembra spezzato, interrotto, troppo brusco, e dà persino l’impressione di un’opera incompleta.
Si dà molto risalto, nel libro, alla forza fisica di Conan, che ha un fisicaccio e che – per questo – è ammirato e invidiato, visto che il resto del mondo vive di stenti ed è malaticcio.
Resta che comunque la lettura mi ha fatto piacere, ma devo comunque aggiungerci il piacere della scoperta di questo piccolo tesoro, per me, perché in effetti, se fosse stata un romanzo qualsiasi, sarei stato molto più severe, in certi passaggi. Il difetto maggiore, infatti, è nelle parti di azione, soprattutto verso la fine, dove non si capisce chi fa cosa e in che ordine.
Se poi lo si va a contestualizzare, (The incredible Tide è del 1970) potrei anche dirvi che comunque è invecchiato poco, e a livello di immaginazione siamo messi bene, il mondo costruito da Key è credibile e originale.
Ah, una cosa bella devo dirla però: il libro sfugge da una visione manichea della realtà, perché soprattutto alla fine, l’odio di Conan, per Industria e per tutto il nuovo ordine, viene mitigato dal maestro. Non ci sono buoni e cattivi, non ci sono vinti. Certo, ci sono approfittatori, ci sono persona crudeli, in apparenza, ma sono personaggi complessi. Lo stesso Orlo, che è il vero Villain, assieme al capitano, è un personaggio allo sbando, abbandonato, violento perché è il suo modo di sopravvivere. Apprezzabile, a tratti, quanto Conan che ha vissuto da solo per cinque anni.
Bene… basta così. Magari anche voi non sapevate che Conan e Lanna (con due n, non con una) facevano parte di un romanzo, e anche se non lo leggerete sapete una cosa in più. 
Io l’ho letto e mi sento un po’ più figo. 🙂

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