"Colazione da Tiffany" di Truman Capote****
Ma la nostra conoscenza sbocciò solo a settembre, in una sera percorsa dai primi brividi dell’autunno. Ero stato al cinema, ero tornato a casa, mi ero preparato il whisky della staffa, e mi ero coricato con l’ultimo Simenon; mi sentivo così a posto che avvertii un disagnio crescente solo quando mi accorsi che il cuore mi batteva forte. L’impressione di essere osservato. Da qualcuno che era nella stanza. Poi, un improvviso tamburellare alla finestra, una rapida visione di un fantomatico grigio; rovesciai il whisky. Mi ci volle un po’ prima di decidermi ad aprire la finestra e a domandare alla signorina Golightly che cosa voleva.
“Ho in casa il più spaventoso degli uomini,” mi rispose, passando dalla scala di sicurezza nella mia stanza. “Intendiamoci, quando non è ubriaco è simpaticissimo, ma se attacca col vino, Dio, che bestia diventa. Se c’è una cosa che non posso sopportare sono gli uomini che mordono.” Scostò da una spalla la vestaglia di flanella grigia per mostarmi che cosa succede quando un uomo morde. La vestaglia era tutto quel che aveva addosso. “Scusatemi se vi ho spaventato. Ma quando quella bestia ha cominciato a diventare seccante, sono uscita dalla finestra, semplicemente. Immagino che lui mi creda in bagno, non che mi importi un accidente di quello che crede, che vada al diavolo, si stancherà, si metterà a dormire: deve farlo, santo Dio, con otto martini prima di cena, e abbastanza vino per fare il bagno a un elefante. Sentite, potete buttarmi fuori, se volete. Non è molto educato da parte mia imporvi la mia presenza in questo modo. Ma faceva un freddo maledetto sulla scala di soccorso. E voi, qua dentor, avevate un’aria così beata. Come mio fratello Fred. Dormivamo sempre in quattro in un letto, e nelle notti fredede era il solo chemi permettesse di stargli vicina. A proposito, vi dispiace se vi chiamo Fred?”
“Perché in transito?”
“Sul mio biglietto da visita?” domandò, sconcertata. “Vi pare buffo?”
“Non buffo. Provocante.”
Si strinse nelle spalle. “Dopo tutto, come faccio a sapere dove sarò domani? Così ho detto che scriverssero in transito. In ogni modo, ho buttato via i soldi quando ho ordinato quei biglietti da visita. Ma sentivo che, come minimo, dovevo copreare una cosa, anche piccola. Sono di Tiffany.”.
“Non voglio dire che non mi interessi diventare ricca e celebre. Sono cose che ho in programma, e un giorno o l’altro cercherò di raggiungerle; ma, se dovesse succedere, il mio ego me lo voglio portare appresso. Voglio essere ancora io uando mi sveglierò una bella mattina e andrò a fare la prima colazione da Tiffany.”
gigi
Ebbene sì. Per una della mia età è stata un mito.
gelostellato
ma guarda, pure io me ne sono proprio innamorato… 🙂
Ariano Geta
A me è piaciuto lo stile narrativo di Capote, più che il personaggio di Holly.