“Il contrario della morte” di Roberto Saviano**

“Il contrario della morte” di Roberto Saviano**

Oggi è domenica.
E io farò le cose della domenica. Ho deciso così.
Non so quali sono le cose della domenica, le vostre intendo. Tutti abbiamo le cose della domenica, credo. Che poi magari le fai di venerdì, ma restano cose della domenica.
Una l’ho già fatta: colazione e caffè davanti al giornale con la calma del poi, ché mica son cose che fai ogni giorni, quelle con la calma del poi.

Sono contento che l’Inter ha perduto, dispiaciuto che la juve ha vinciuto, e che la Roma ha perduto. Poi, di tutte queste tre cose, me ne frega relativamente. Mi guarderò l’Udinese, pomeriggio, e questa è una cosa della domenica. E magari mi viene anche una idea per il cartello virtuale da mettere sul blog. Anzi… vado a mettermi le lenti a contatto, e mentre mi faccio la barba, che anche quella è una cosa della domenica, penso a cosa scriverci, nello striscione virtuale.
Poi torno eh…
Ecco fatto, ma mica mi è venuto in mente niente!
Vado a nudeggiare un po’ in giardino, magari guardando Syria, Isis, Putin e Ebola mi viene qualche idea. Ah, già, voi magari non sapete chi sono, costoro. E mi tocca farveli vedere va. Intanto vi presento Ebola:

Bella eh? Sì, sì, lo so, il nome è un po’ così, ma ammetterete che è un nome d’effetto.
Ma aspettate che vi faccio vedere Isis, l’ultima arrivata che sta già facendo compagnia a Putin e Syria.

Quella col collo verde è Isis. Bella eh? Ma perché mi sono venute in mente… be’, perché nel piccolo corto di carte che finora ho ignorato, e che ieri ho finito mentre aspettavo di fare la doccia, seduto sul letto, più per togliermelo dal cazzo che per il reale desiderio di finirlo, si parla di Afghanistan.
O meglio, si parla di Italia che va in Afghanistan, sotto forma di soldati volontari.
Non avevo mai letto niente di Saviano e nel mio scaffaele delle cose che leggerò se per caso vivo mille anni c’è anche il suo Gomorra, raccattato per curiosità, più che altro, e perché era uno di quei libri tanto celebri che magari prima di giudicare, bene o male, è bene leggere.
Certo, ho sempre saputo che erano i contenuti, a essere rilevanti, e non l’opera narrativa in sè, e quindi non è che mi aspettassi, da questo racconto lungo, Il contrario della morte, di questa collana vecchia del Corriere della sera che mi piace, nel suo formato, e che sto cercando via via di recuperare, dicevo, non è che mi aspettassi una grande opera narrativa. E non lo è, infatti, ma non è nemmeno brutta, a livello di scrittura. Uno stile molto giornalistico, una intervista in prima persona a una non-vedova, nel senso che in Afghanistan, nella missione di pace, ci è rimasto il suo promesso sposo, andatoci proprio per sposarsi. Sì, lo so… già detta così sembra stucchevole, come storia, e mi dispiace dirlo, lo è. Lo è parecchio.

Ma lasciatemi un attimo che vado a finire di fare la lavatrice, ché la mia si ferma a metà e il risciacquo devo mandarlo avanti manualmente, e già che ci sono lavo due piatti. Ah! A proposito, ieri sera ho inventato un cocktail… inventato è una parola grossa, ma insomma: mettete nello shaker panna, cocco in polvere e nutella, e ghiaccio, e zucchero, ma quello anche no. E shakerate assai. versate su rum e ghiaccio. Spolverate con cacao amaro in polvere o ancora cocco. Viene una via di mezzo tra un Alexander e un Bounty, ma io l’ho trovato molto buono. Poi torno a parlare di Saviano.

Ecco fatto… dicevo, che mi sapeva di falso. Di esagerato, di mieloso e non so, mi ha infastidito. Non sto dicendo che io non sia vicino a chi, povero cristo, perde un proprio caro in guerra, soprattutto se è una guerra non guerra, ignorata e distante, come le missioni di pace. Ci mancherebbe. Certo… non dico nemmeno però che questa perdita è diversa dalla povera disgraziata che si vede strappare il futuro marito in incidente stradale. E qui, invece, si ha la netta sensazione che sia così, me ne parla, l’io narrante, raccontandomi di questa Maria, e di Gaetano che non c’è più, me ne parla come se io dovessi pensare che il peggior modo di perdere, la più brutta delle morti, la più ingiusta e insensata, e quindi io sono – devo – essere obbligato a pensarla così. Se io penso, come purtroppo dicono in molti, che porcozio, io in missione di pace non ci vado, perchè ziocan, preferisco morire di fame, piuttosto che andare a imbracciare un fucile, fosse anche per difendere altra gente, e quindi, se tu ci vai, per beccarti le migliaia d’euro del mese e sposarti una diciasettenne, subito, chissà perché sta fregola, poi, paura che te la portino via? coscienza che sei una personaccia e che non può durare? Insomma… lasciatemi la libertà di pensare che c’è un’altra scelta, al sud, che arruolarsi nelle missioni di pace.
E invece no, non me lo fa pensare. Sono meschino, devo sentirmi meschino, se penso così. Al sud, e solo al sud, pare, sei obbligato ad arruolarti. In tutte le scuole, al sud, i bambini hanno perso qualcuno nelle missioni di pace. Ma davvero? Ma mi chiedo… ma davvero sono morti così tanti italiani? E io non ne so niente? E allora aspettate che vado a controllare. Ecco… tolti i suicidi/incidenti, gli incidenti stradali, e i malori, ho zero morti nel 2014, uno nel 2013, 2 nel 2012. E stop, non vado a controllare prima, perché mi basta. Sentite questa frase:

Tutti i parenti di Maria si sono arruolati o hanno cercato di arruolarsi e Maria conosce tutte le ragazze e mogli dei reduci.  Del resto, non cconoscere mogli dei reduci significherebbe non frequentare coetanee.

Capite ora cosa intendo? Io non ti credo. Non ti posso credere. Me la stai facendo grossa perché non è così. Le moglie e fidanzate dei reduci, negli ultimi tre anni, sono 5 o 6 a spararla grossa, e allora sta Maria dove l’hai trovata? Te la sei fumata, la maria, mi sa. Insomma… io non ce l’ho con Saviano, che non conosco, ma con questo raccontino sì. Se mi racconti cose come fossero vere obbligandomi a pensarle vere, allora dai, non spararle così grosse. O meglio… a me, questo modo di fare ha irritato non poco. E poco mi importa se mi dici che il racconto è piaciuto tanto e bla bla. Ti credo! La gente vuole sentire questa stucchevolezza, questo patetismo… Che vi devo dire, la penso così.

Ora fatemi andare un attimo a lavare l’auto, che anche questa è una cosa della domenica, da fare, E poi la chiudo… anzi, no. Vi faccio vedere altre cose, che almeno rendiamo utile il post, visto che il libro era inutile.
Rieccomi, lavata fuori, e adesso il dentro, che devo metterci la copertina gialla di lana.
Vi faccia vedere, però, di giallo, o meglio, arancione, un’altra cosa bella. La zucca! Le zucche, anzi. Le mie zucche di halloween, o meglio, della vigilia dei morti. Avevo una zucca grande, commestibile, e mentre la intagliavo pensavo e penso che la zucca è veramente una pianta meravigliosa. E’ proprio bella… le cucurbitacee si candidano alla mia top three delle verdure.
Eccovela in versione notturna

ed eccovela anche in versione diurna attuale, ovvero nel suo disfacimento. Mi piacciono tantissimo, le zucche in disfacimento.

E’ tutto, dai, torno a fare le mie cose della domenica, tra le quali c’era anche aggiornare il blog, ovvio.
Sul libro vi dico solo che lo ripongo lieto di allungare la lista dei corti di carta trovati, ma nulla più.
Il titolo, stucchevole pure quello, viene da una canzone, la più celebre, di Sergio Bruni, Carmela, ma che per gli allergici al dialetto partenopeo posso darvi anche in versione cover niente popo di meno che di Raiz, che voglio dire, mica pizza e fichi.
Come dite? Non vi piace questa musica?
E allora guardate cosa vi regalo… Chi si ricorda questo video? Era meraviglioso… Video e canzone.

Comments

  • Cinzia
    16 Novembre 2014

    Adorabili le tue zucche!! E' sempre bello scoprire in giro altri colleghi zuccatori – o zucconi, se preferisci 🙂

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