"Il ritorno" di Joseph Conrad****
Il treno urbano proveniente dalla City irruppe con impeto uscendo da un buco nero e si arrestò bruscamente con uno sferragliare stridente e disarmonico nella sporca penombra di una stazione del West-End. Una fila di porte si spalancò e una folla di uomini scese precipitosamente dalle vetture. Portavano i cilindri, avevano sane facce scialbe, soprabiti scuri e stivaletti lucidi; tenevano nelle mani guantate ombrelli sottili e i giornali della sera ripiegati frettolosamente, che assomigliavano a rigidi stracci sporchi di color verdastro, rosato o biancastro. Alvan Hervey scese dalla vettura con gli altri, tra i denti un sigaro acceso. Una piccola donna malmessa, in uno scolorito abito nero, con le braccia cariche di pacchetti, arrivò correndo stremata, saltò in uno scompartimento di terza classe e il treno ripartì. Il rumore delle porte che si chiudevano risuonò penetrante e malevolo come una fucilata; una corrente d’aria gelida mescolata a vapori acri spazzò tutta la lunghezza della piattaforma e costrinse un vecchio traballante, avvolto nella sua sciarpa di lana fino alle orecchie, a fermarsi un attimo nella calca in movimento per tossire violentemente curvo sul bastone. Nessuno lo degnò di un’occhiata.
Nel dolore di quel pensiero, nacque la sua coscienza; non quella paura o quel rimorso che cresce lentamente, e lentamente muore tra i complicati fatti della vita, ma una saggezza divina che viene al mondo già cresciuta, armata e severa, figlia di un cuore provato, per combattere la segreta bassezza delle motivazioni. In un lampo si rese conto che la moralità non è un metodo per la felicità. La rivelazione fu terribile. Capì d’un tratto che nulla di quanto sapeva aveva la benché minima importanza. Le azioni degli uomini e delle donne, il successo, l’umiliazione, la dignità, il fallimento – niente aveva importanza. Non era una questione di maggiore o minor dolore, di questa gioia o di quel dolore. Era una questione di verità o di falsità – era una questione di vita o di morte.
entra una mazza, di ascoltare i Fake Idols, piacere la loro pagina, e se proprio il metal non lo reggete, hanno fatto anche una cover dei Cardigans, anche se io vi consiglio altro.