“Tutti mi danno del Bastardo” di Nick Hornby**

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“Tutti mi danno del Bastardo” di Nick Hornby**

9 euro. Mi stavo chiedendo, ora, quanto costava ‘sto racconto. Nove euro. Nove euro è tanto.
Penso lo si possa scrivere, avendo un po’ di mestiere e mettendoci un po’ di cura, boh, diciamo in una due settimane (ma anche in un paio di giorni, volendo stakanovare). Saranno… boh, che ne so, 15-20k… Le settanta pagine sono arricchite da una 15ina di pagine bianche (che poi mi devono spiegare le ultime 4, tutte bianche, inutili. Cosa ci devo scrivere, le mie riflessioni o le uso per disegnare cats e cool per dispettosare gli utenti futuri della biblioteca?) Il font dev’essere qualcosa tipo un times nr 16 o poco meno. 
A me non è dispiaciuto leggerlo, ma:
– l’ho letto in pausa pranzo mentre bevevo caffè e mangiavo un nonsoche e nelle pause giocavo a quizduello
– avevo circa tre quarti d’ora e credo di averci messo di meno
– non avevo un cazzo di voglia di cose impegnate ma solo di qualcosa che iniziasse e finisse
insomma… sono gli stessi motivi per cui un paio di settimane fa ho letto un altro suo lavoro quasi identico, E’ nata una star, quello sul pornoattore.
Ecco… detto questo, io vi dico che se comprassi questo racconto (non chiamiamolo libro, vi prego) beh, avrei di che porconare per un bel po’. E infatti non mi verrebbe mai in mente di comprarlo. Ho pensato, per chi farei questa spesa? Nessuno, nemmeno Lansdale. Non per questo tipo di letteratura, almeno.
Se invece parliamo del libro della Kristof, che è lungo più o meno uguale, ecco no, forse quello è un libro che si rileggerebbe, e forse lì li spenderei.
Quindi, lasciatemelo dire, non è un libro da comprare, nè da regalare. No.
Tutti mi danno del Bastardo! è un libro da leggere in biblio o sui comodi divani della Feltrinelli. Perché questa operazione dei libri fuffa è fastidiosa, davvero. Il racconto non è male, anche se è una visione davvero sempliciotta della complessità che si vorrebbe indagare. A un certo punto ho persino sperato prendesse una piega ironica e comica. Ma no, non è accaduto.
Di che si parla?
Di una coppia di cui lei è una giornalista. Divorziano, dopo essersi separati da un po’. Amen.
Ma succede che lei, con una rubrica sul giornale in cui scrive, sfonda nei media usando tutte le negligenze di lui. Elaine e Charlie. Lui rifiuta di fare la stessa cosa, pur corteggiatissimo dai media, subisce, vive una vita nell’occhio del ciclone, lo conoscono tutti, tutti leggono di lui. Le sue negligenze? Qualche dimenticanza coniugale, qualche stronzata coi figli, qualche incazzatura di troppo e un po’ di adulterio… roba così, niente di trascendentale…
Si vorrebbe, o comunque si scrive così e così dice Nick in un’intervista pallosa che leggevo su repubblica, stigmatizzare i media, il gossip, la morbosità della gente quando si tratta di pettegolezzi veri. Secondo me è una trattazione superficiale.
E’ una storia simpatica, questo sì. Scorrevolissima, con stile, questo anche. Ma non è niente di più che un buon racconto, che alla fine ti dice che vale la pena di averlo letto ma non sai se e per quanto te ne ricorderai. Se io dovessi darvi un giudizio solo sull’opera, sul racconto, forse la terza stellina di sufficienza gliel’avrei anche data, ma siccome non posso ignorare il fastidioso tasso di fuffismo, beh, no, non gliela do. Posso tutt’al più dirvi di leggere come divertissement, che per quello è ottimo, e anzi, vi dico che per la pausa pranzo, se ve ne fossero altri, li leggerei senza fastidi. Ma porcapassera, se vuoi vendermi un libro, di racconti come questo me ne fai 5 o 6, me ne fai uscire 200pagine sane, me li fai pagare 12-14 euro e okay, io posso anche non lamentarmi. Così no. Poi certo, attenzione, io non giudico il marketing, anche se potrei farlo. è questione di gestione della matrice delle strategie. 
Volete che ci diamo un’occhiata?
Il prodotto Hornby sfrutta un marchio ottimo, dovuto a best seller passato (Altà fedeltà) però quando è uscito questo libro (2013) erano passati anni dal lavoro precedente (2009) c’era quindi l’effetto attesa, che porta introiti. In gergo questo prodotto era una Cash Cow (mucca da mungere) che poi va semplicemente munta ancora fino a dismetterla. Ovvero, sai benissimo che con un’operazione fuffa ti giochi parte degli introiti dei futuri libri, sai bene che puoi contare fino a un certo punto sulla fedeltà all’autore, quando esso non è un big degli altissimi livelli e un passaggio a vuoto ne farà flettere il gradimento. E allora il gioco vale la cammella, chiaramente. Quali sono le probabilità che Hornby tiri fuori un altro best seller di quel tipo? Poche, a giudicare dalla pochezza dell’analisi di questo piccolo lavoro, che pare, a me, non avere ben chiare le dinamiche del gossip, del web, della rete, dei flussi. E’ un libro vecchio, a suo modo, che parla di web ma lo fa come se fosse agli arbori. Insomma… dal punto di vista del marketing, è un’operazione che ci può stare. La mucca è stata munta, probabilmente. Ti sei giocato l’autore? mmm può essere, ma chissà, è sempre possibile una innovazione, che ne so, magari gli si fa scrivere un libro di pettegolezzi sul suo conto fingendo che sia una sua amante repressa che svela un sacco di retroscena falsi tipo droghe sesso e cock ‘n roll! 😀

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