"Maria e le pistole limate" di Franco Foschi***

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"Maria e le pistole limate" di Franco Foschi***

Guardate, credevo di farmi il sangue un po’ aspro, con le ultime letture per ragazzi di questa collana che senza alcun motivo mi sono preso la briga di ricercare e leggere, e invece… questo mi è piaciuto!
Non trascendentale, certo, è una storia alla Bonnie e Clyde, e ho detto tutto, ma non è, e l’ho apprezzato molto, edulcurato o strabordante di buoni sentimenti.
Nemmeno di cattivi sentimenti, se è per quello.
Oggi pensavo di non riuscire a leggerlo, nella mia solita pausa praunzo, perché sembrava avere più pagine, e invece era col trucco, visto che le ultime dieci erano dedicate alla reclame dei numeri precedenti, che voi, a cui non interezzanamazza, potete trovare qui nel solito post che raccoglie tutti i raccontini e che ho quasi terminato (questa è la terzultima rece).
Dicevamo… di che parla. Maria, nome forse non scelto a caso, visto che richiama tanto di buono e puro, ma anche meridionale, forse, perché sembra che lei viva in chissà quale terra, in mezzo a pescatori che vivono come un tempo, figlia di un padre padrone che la obbliga a comportarsi come un maschio, perché maschio doveva nascere, e pure senza violenze fisiche la poveretta pare rinchiusa in un mondo che la tratta a tal punto da maschio che persino i marinai – per scherzo – cominciano a chiamarla Ciro. E insomma… alla fine, quando è in fuga, arriva lontano, lontano lontano… e passa per Foggia.
E’ una storia triste, vi avverto, perché nella vita della 17enne maria compare un Jhonny lo Zingaro, che a ogni riga pensi che possa abusare di lei, e invece no, è solo un ladruncolo, un giovanotto buzzurro e spavaldo che vive di espedienti, senza casa, che ruba e truffa roba piccola, anche se tre pistole nel cruscotto le tiene.
Non serve dirvi come evolverà la storia, ma è bello dire che non ci sono giudizi manichei alla base. Non è Maria la buona il padre cattivo, non è Jhonny lo sfruttatore, Maria la vittima. C’è bene e male in tutti, e forse il ruolo peggiore se lo assume la vera colpevole di tutto: l’ignoranza.
L’ignoranza che porta un pescatore a costringere la figlia a vestirsi da maschio e trattarla da tale e che vede nel silenzio un unico mezzo di comunicazione. Ah, sì, il silenzio, e quello che impara Maria, che si piega e a suo modo, alla fine, riempie d’amore. Insomma… piuttosto nichilista, per certi versi, come racconto, ma scritto con un lessico agile e crudo che a me non è dispiaciuto per nulla. Meglio così, ora vediamo il penultimo, e siccome lo sapete che questi post non servono a un cazzo di niente e sono inutili, vi devo dire delle cose utili alla fine, così, tanto per rendervi più colti, come se giocaste a quizduello.
Allora. Sul blog del Venditore di pensieri usati potete mandare un racconto di una vostra serata di merda e vincere un libro di Benni. O se non altro divertirvi a scrivere raccontando le vostre sfighe. In omaggio a Tiziano Ferro il nome del contest è Sere Marroni e qui eccovi tutte le indicazioni.
Cazzata numero due. Potete leggere un mio raccontino d’orrore che ha fatto schifo nel solito horror T-shirt. Io l’ho riletto e l’ho trovato molto ben riuscito. Okay, non ci sono i vampiri, ma fatevene una ragione. Se non lo volete leggere in versione ufficiale, che poi magari vi viene paura quando grandina, aspettate che magari lo posto qui, modificatunpo’, prima o poi.
Poi, cose da guardare. Stavo guardando il fb di mio cugino, con il quale forse abbiamo raggiunto un equilibrio di gestione. Di buono ha che lui guarda un sacco di cose d’arte e io ne approfitto. Quelle di street art ogni tanto mi incantano, per l’idea che sta sotto. E io amo le idee. E allora vi saluto con le idee!

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