
I Maestri del Colore (1-10)
1
L’Elisir
Celie
Il tratto era ancora incerto, ma la matita filava spedita a tracciare una demoniaca creatura.
Beatrice guardava ammaliata il figlio, al suo primo disegno.
Il foglio, sudicio e stropicciato, portava ancora l’orma circolare di una qualche tazza, ma la testa cornuta che il bambino aveva rappresentato distraeva dalle imperfezioni. C’erano ossa come impalcatura per un’ala di pipistrello, enorme e fiorita d’occhi; un torso villoso; mani scheletriche ad accompagnare in gola un corpo umano, scalciante. Due altre teste, snobbate nel dettaglio, spuntavano ai lati del collo, incattivite.
La donna sospirò, osservando l’espressività malinconica dello sguardo, poi fece una carezza al suo piccolo ometto, su ognuna delle teste, guardandolo mentre si sorrideva tre volte, davanti allo specchio.
Bello era bello, Amedeo, ed era un killer insospettabile, freddo, calcolatore.
Le donne non erano per lui ossessione, non supplizio; non gli dava gioia il loro struggimento, eppure cavava loro gli occhi. Non con una lama, una forchetta, o straziando le pupille con unghie affilate. Altri avevano già percorso quelle strade e lui non tollerava la mancanza di originalità.
Lui usava attenzioni, delicatezze, simpatie, baci, sorrisi. Era come se, quando guardavano chiunque altro, diventassero cieche, senza pupille.
Le sue vittime non avevano occhi che per lui, che le aveva fatte innamorare.
Erano mostri, demoni, vampiri, creature repellenti e indegne.
Tony non aveva dubbi: quel martirio dava corpo a tutti i suoi timori.
Severino gli poggiava una mano sulla spalla, sfiorandolo col nasone gocciolante; Amilcare gli tirava la sciarpa, ridendo e sputazzando, mentre Tarcisio gli dava manforte, in uno scuotere di pelle vizza e rugosa, sul collo sulle guance. Adalgisa, col suo viziaccio di mettere le mani in faccia, e Nicodemo, le cui battute sarcastiche parevano bastonate, completavano l’assedio. Quando anche zia Armida si unì alla masnada, avvinghiandosi al braccio col suo fetore, credette d’essere tornato il piccolo e timido Antonio, con l’aria sempre mesta e imbronciata.
Organizzare un imponente, caotico e assurdo pranzo parentale, per festeggiare il suo ritorno dal Texas era stata davvero una pessima, pessima idea.