
"Il mago ed io" di Dave Luckett***
Con questo Corto è cominciata la fase del recupero da altre biblioteche non troppo comode e vederemo se ce la farò a leggerli tutti.
Ordunque… è bello, dai, questo.
Non è immediato, perché costruisce un mondo in stile urban-fantasy, con una città che è situata nel “Mondo di sotto” e che è solo cemento e brutture. Isolata dal mondo di sopra, dove si può accedere solo attraverso un “ascensore”, il luogo è piuttosto brutto, e lo capiamo dalla prima persona di Eddie, il ragazzetto protagonista, che non è certo uno stinco di santo, e che come lavoro, per recuperare quattro soldi in più (ops, crediti, i soldi non esistono più), guarda l’ingresso di un locale che è casinò e ritrovo di gentaccia.
Eddie è lì, che fa il suo lavoro, e con un botto arriva un vecchio, nel bidone delle immondizie, in puro stile Silente/Gandalf, con tunica barba e ammenicoli vari appesi ai fianchi. Ovviamente lui cerca di derubarlo, ma questo sa la magia e gli dice che è lì a cercare mana, e che lì, di mana, non ce n’è, anche se lui sa che c’è, da qualche parte, da trovare.
Di positivo, a mio avviso, che non si fa infodump e si lavora solo di descrizione, partendo subito in quarta con l’ambientazione e senza spiegare troppo.
Il tema di fondo, mi apre ambientalista o comunque che porta sulla vera essenza della natura e il perderla da parte dell’uomo, a forza di costruire cemento e sovrastrutture di ogni tipo. Okay, banale, ma alla fine bisogna ricordarsi che sono libro che un minimo di messaggio positivo deve darlo e meglio se lo fa in maniera secondaria, con un finale, come in questo caso, che è piuttosto prevedibile, ma che doveva essere così.
Alla fine si predilige la fase avventurosa. Il vecchiardo sembra saperne una più del diavolo, e anzi, il diavolo, una volta trovata la magia, lo evoca pure, o insomma, evoca qualcosa che gli assomiglia molto, anche se Eddie, oramai abituato al “mondo di sotto” questa coscienza non sembra più averla (così come si è dimenticato, lui e tutti, cosa sono le monete, valutandole semplicemente per l’oro che pesano).
Bene, io potrei dire anche basta. Nel senso che da un lato posso applaudire la scelta di questo testo di Luckett, perché la scelta di una ambientazione simil post rivoluzione sociale o disastro atomico è coraggiosa, se non si dice perché. Ci sono anche dei richiami vagamente politici, come il fatto che ci sia uno stipendio base, dato a tutti, con il quale si campa, ma sì, se vuoi salire nel mondo di sopra, devi avere un chip, un chip per diventare qualcosa, sia botanico, allergologo o quel che è. E il chip costa, e costa troppo. E quindi si delinque, o ci si ribella, come gli svuotati… che sono diventati dei reietti per non aver accettato il potere.
Tra i difetti, qualcosa di non spiegato, dal perché il mago capiti lì e agisca così, che non pare una grande motivazione, alla scelta di Eddie, sul perché prenderlo come apprendista.
E’ tutto ciccipucci… come dite? Ah, sì, questa recensione non interessa a nessuno. Lo so… lo so… siete abituati a farvi regalare delle cose, nelle recensioni inutili, di libri che non si possono nemmeno comprare.
Oggi vi dico che trovo stupende le opere di un pittore polacco che non conoscevo, quelle dipinte acrilico su
tavola, soprattutto, che sono sì angoscianti, ma belle. E’ Zdzisław Beksiński e già sento il coretto: “oh, mona, adesso arrivi! buuuu buuuu“. Ebbene, smeettetela di buire, che tanto non mi impressionate.
Eccovi una carrellata di sue opere e per vederne altre, googlate.
Alla prossimo corto!