“Quando la paura chiama” di Barbara Garlaschelli**

“Quando la paura chiama” di Barbara Garlaschelli**

Irritazione, purtroppo.
E vi dirò, son dispiaciuto, perché di questo impervio e inutile viaggio nella lettura de I Corti della EL, collana di racconti per Young adults, il precedente racconto della Garlaschelli era tra quelli, se non quello, che ho gradito di più.
Questo invece no, e per un motivo molto semplice, è monco. Ma non monco con un finale monco che dici “va be’, si poteva dargli un finale meglio, ma okay”, bensì monco che arrivi alla fine e ti dici “mammerda, e chi ‘sto stalker!?!?!” perché semplicemente, il libro, non te lo dice.
Ed è inutile che mi tacciate di spoilering, perché già a una ventina di pagine dalla fine ti viene il dubbio, visto che l’indagine parte lì, che non sia possibile costruire la soluzione del mistero in così poco spazio, avendocene impiegato così tanto per mettere in piedi la vicenda. E diciamo pure che se già avevo storto il naso quando c’è un omicidio e un quasi omicidio di due ragazzetti, che, ziobecco, per quanto siano borderline e abbandonati a se stessi mi pare ben difficile che siano soli al mondo e che l’unico che li va a trovare è… l’assassino! E senza lasciar tracce, per giunta, e pure la vittima poi, fa lo stesso. Ma diciamo che ci sta, certo è che poi, pure un secondo omicidio, così, compiuto con nonchalance… e vabbè, facciamo che ci sta anche quello (però la mia soglia della credibilità della vicenda era già minata). Il problema è che io voglio un perché, di certe cose.
Si parla di stalking, qui, ma uno stalking che quasi subito sfocia nei noir (ma non nel thriller, però). Un noir che avvolge via via le vite dei tre protagonisti, Gaia, 17enne di cui abbiamo anche il punto di vista delle cose, Chiara, amica del cuore, e Alex, fidanzato innamorato e ricambiato. Un rapporto a dir poco idilliaco, quello dei tre, che vanno d’accordo alla grande, finché nella vita di Gaia non arrivano queste telefonate misteriose.
Ecco. 
Chi è lo stalker? 
E’ questa la domanda che ci si fa fin dalle prime righe. Io, lettore, lo voglio sapere! E soprattutto lo voglio sapere se mi si inserisce nella vicenda elementi che mi portano a sospettare di qualcuno. Come lo stesso Alex, per dire. Perchè pian piano veniamo a sapere che lo stalker è un uomo, ma pedina la nostra amica, sa cosa ha fatto in classe, sa se ride, sa se è preoccupata e via dicendo… tutte cose che ci potrebbero e possono portaci a pensare alla soluzione del mistero. E invece no. Mettetevi l’anima in pace, perché non lo saprete mai. Il racconto finisce come inizia. C’è Gaia e c’è uno stalker. Punto.
E ma so già, mi direte, adesso, che non ho capito un cazzo, che si voleva mettere in risalto l’impotenza delle forze dell’ordine che non prendono in considerazioni le denuncia (di omicidio, per altro, ma che volete che sia…) e la forza di volontà della ragazzina, che supera le difficoltà con grande forza d’animo e altre cose simili… mah, sarà anche così, ma a me, da lettore, è rimasto solo un gran fastidio. Io ho avuto come l’impressione che la storia fosse stata più lunga e fosse stata tagliata di brutto. Vi spiego: c’è una parte molto avvincente, nel finale, in cui Chiara e Alex cominciano una indagine privata, rudimentale come può essere quella di tre 17enni, ma che potrebbe essere efficace. Per come finisce il libro, questo passaggio è completamente inutile. non ha sense nemmeno metterlo. Tutto qua. Insomma… bene tutto, perché il racconto si legge che è un piacere e scivola via veloce, ma malissimo il non-finale. Almeno per me. Al prossimo della serie, dai, oggi scelgo quale 🙂

Comments

  • 23 Gennaio 2014

    Non l'ho letto, ma da come ne parli non potrebbe essere troncato per farlo rimanere corto, pensando di aver scelto un nuovo finale che in fondo non ti porta da nessuna parte.
    A me è capitato anni fa di leggere un libro Il petalo cremisi e il bianco di Faber Michel: 1000 pagine circa; che mi lasciò a guardare il muro perché senza una fine. E detta fra noi un mattoncino…

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  • 23 Gennaio 2014

    ah be, no, qui il non finale è del tutto giustificabile, perché è un libro che si legge in mezzoretta, e poi ci sta. La mia è soprattutto una questione di gradimento, ma siccome questi libri adolescenziali li leggo in modo del tutto istintivo, senza farmi grandi domani, l'irritazione è giustificata, soprattutto perché era prevedibile. 🙂

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