
"Mostri" di Tiziano Sclavi****
E siamo al secondo libro di quella lista, messo lì per almeno due motivi:
1) il precedente di Sclavi, la valle di Scuropasso, mi piacque molto
2) era corto, 150 pagine pieno di bianco. Rarefatto, insomma.
Ho fatto bene. Con il mio nuovo vizio del leggere in macchina, l’ho finito tra sabato e domenica.
Questa versione, la prima integrale, del 1994, l’ho trovata per puro culo sugli scaffali del Banco Lib(e)ro e l’ho subito rapita. Ah.. se ho fatto bene!
Scoprite un sacco di cose, ogni tanto, da un vecchio libro che non sapete di cosa parli.
Per esempio.
“Mostri” ha vinto il premio Scerbanenco nel 1994, ma il libro era stato scritto già a metà anni ’70 e pubblicato in forma ridotta in un’altra raccolta della Camunia dieci anni dopo, mi pare, tipo metà anni ’80.
E onestamente, per come è strutturato il libro, e per quello che racconta, farne una versione ridotta ha davvero poco senso.
E’ una questione di respiro. I capitoletti brevi, a volte brevissimi, hanno bisogno di spazio, di stare lì, in mezzo a una pagina semivuota.
E scoprite anche che nel 2010 questo libro è stato riedito, dalla BD edizioni, che si occupa di fumetti e graphic novel, e infatti ci sono le illustrazioni. Vi posso dire anche che se andate a vedere la copertina della nuova edizione, si è ricaduti nell’errore della stessa che vedete qui. Si inganna un po’ l’occhio… Perché dico questo? Perché il libro parla di Freaks.
(e chiaramente, io non mi sono minimamente posto il problema di cosa contenesse, ho letto Mostri e l’ho pigliato, come piglio qualunque cosa che parli di mostri)
Non è un libro tenero. Soprattutto per chi non ama – e chi li ama? – gli ospedali, e in particolare quelle zone di ospedali in cui sostano, spesso per sempre, i lungo degenti.
Certo, questa copertina mi pare più onesta, devo dire, perché quello lì, disegnato, è uno che c’è, nel libro. Aspettate che ve lo trovo e vi copio il pezzettino…. Trovato!
Nel secondo letto, molto più grande degli altri e rinforzato, c’era un uomo enorme. Il grasso lo avvolgeva completamente, non aveva collo e il suo corpo era una massa unica da cui spuntavano piccole mani e piccoli piedi. Respirava a fatica.
Chi vede queste cose è Ciccio. Ciccio è il protagonista, Ciccio è un nano. Lavora al circo e l’hanno portato qui perché non stava bene. Fa le analisi, fuma in corridoio, legge. Salta giù e si arrampica dal e sul letto e c’è, con la testa. Conosce la routine, si adatta, la vive.
Tutto il romanzo è scandito, come un orologio, dai momenti dell’ospedale.
Tutto il romanzo è scandito, come un orologio, dai momenti dell’ospedale.
La sveglia, la pulizia, la pressione, la temperatura, la colazione, il giro dei medici, le medicine, il pranzo, la merenda, la cena. Ciccio è dentro il meccanismo, nella stanza sei, di un corridoio dove nella altre stanze ogni tanto guarda, ci racconta. Dove invece nella settima, che è sempre chiusa, c’è mistero. Con lui, in stanza, due letti vuoti e due no. C’è Sam, Samuele, che diciamo così, è nato senza qualche pezzo. E c’è Gnaghi, che invece manca di qualche rotella, e che è alto, scimmiesco, con braccia lunghe fin sopra le ginocchia, capace di qualche grugnito, di scatti d’ira, ma che in fondo, qualcosa lo capisce.
Per me, questi Mostri, di Sclavi, sono davvero un piccolo, tristissimo gioiellino.
Qualcosa che scava nella vera diversità, una diversità che ti condanna per sempre e che, alla fine, persino Ciccio non conosce. Anche lui prova pena e pietà per gli altri. Ecco, vi lascio anche queste righe, visto che mi è comodo copincollarle:
E poi, in un’altra stanza, nel primo letto c’era un uomo con tre gambe, nel secondo un uomo enorme il cui corpo era una massa unica da cui spuntavano piccole mani e piccoli piedi, nel terzo un uomo molto magro, trasparente, e gli si vedevano i muscoli, le vene, i tendini, e in un altro letto c’era un uomo dalla cui fronte spuntava un corno, come quello di un rinoceronte, ma voltato verso il basso.
Ma attenzione, non sono solo i freaks, il centro del romanzo. Anzi.
Ci sono i medici e le infermiere e proprio in questi personaggi e nel loro ruotare attorno al reparto, che sembra esserci il cuore di tutto. Il mondo esterno è solo nelle poche frasi in cui loro dicono “ora vado a casa”, in cui alcuni, come Ilde o Maria o la grassa Marisa, più o meno benvolute e gentili coi pazienti. Aspettate, vi lascio un altro piccolo estratto, solo per darvi l’idea di quel che ogni tanto mi ha catturato.
Si accorse che stava per piangere e si strofinò gli occhi con il palmo della sua mano troppo piccola per contenere il seno di una donna. Si accorse che Gnaghi parlava.
Gnaghi parlava, gli parlava con quel suo linguaggio incomprensibile, a voce bassa, e Ciccio rimase ad ascoltarlo col suo dolore. Gnaghi gli spiegò tutto, gli disse la verità.
E se a qualcuno viene in mente il film, Freaks, che io non ho visto, la risposta è sì, Sclavi lo aveva in mente a tal punto da omaggiarlo con una citazione (Browning è il proprietario del circo di Ciccio) e una scena di Sam che si accende una sigaretta solo con le labbra. Del resto, il romanzo nasce da una permanenza di Sclavi per un paio di mesi in un reparto simile e attenzione, non c’è, alla fine, nessun tentativo di redenzione dei freaks e di generare comprensione. Anzi… la redenzione è proprio nel reparto, nei suoi gesti scanditi, nelle sue piccole cose che sono una spolverata di vita sopra una non-vita dei degenti. Non c’è trama, qui, se non – unica cosa – l’attesa di Ciccio per le analisi che non arrivano mai, e lui è sempre più impaziente, e per un attimo sembra quasi di generare un incubo buzzatiano a là Sette piani. Invece no, si tratta di qualcosa di completamente diverso, e opposto.
Quindi sono contento. Un libro capitato così, per caso, che conserverò con piacere.
E che, in qualche modo, fa riflettere, oltre che angosciare e dare un’idea di un certo tipo di strazio.
95TheDeftOne
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DanieleManno
Cappio… voglio leggerlo! Ho già letto altri romanzi di Sclavi (che di solito adopera uno stile sempre diverso, ma sempre bizzarro, unico, di scrittura), e questo, a quanto scrivono in molti, dovrebbe essere tra i migliori. Ho letto, fra gli altri, "Dellamorte Dellamore", ma a quanto scrivi sembra sia assente la solita, amara ironia adoperata negli altri romanzi E vedo che citi il personaggio di Gnaghi, presente in ben altri due suoi libri che ho letto. Un personaggio apparentemente insignificante – perchè che utilità può avere un tizio che sa dire solo "Gna"? Sclavi, sorprendentemente, lo usa sempre in modo intelligente, e, nei libri che ho letto, i suoi "Gna" sono pronunciati sempre al momento giusto, spesso con effetto esilarante. PS: Non sono un fan di Dylan Dog che accorre qui perchè fanatico del fumetto, ma ho conosciuto Sclavi come romanziere, e ho molto apprezzato la macabra ironia e soprattutto il senso di grottesco, assurdo e surreale che aleggia nelle sue opere.
gelo stellato
beh, la mia esperienza sclaviana è ancora piccola, ma per ora del tutto positiva, Gnaghi comunque qui è invece un buon protagonista, o meglio, compone un terzo del trio della camera e diciamo che quasi si suddividono lo scegnario in parti uguali. Personaggio molto bello.
Sì sì, libro consigliatissimo, se ti piace lo schiavi romanziere.
DanieleManno
Io ho cominciato a leggere Sclavi di recente, dopo aver visto il film "Dellamorte Dellamore", uno dei miei preferiti, parecchio suggestivo e con un finale geniale (ma anche un film molto criticato). Gnaghi è presente anche nel romanzo "Non è successo niente", contenente in alcuni punti una specie di sequel di Dellamorte Dellamore (provvisoriamente intitolato "Dellamorte Dellavita") che uno dei personaggi del libro sta cercando di scrivere (e di cui possiamo leggere qualcosa in manoscritti scollegati fra loro). È parecchio lungo (più di 400 pagine). Qui Sclavi, tra l'altro, ha avuto la brillante idea di mettere, in alcuni punti, i sottotitoli su quello che dice Gnaghi (l'altro libro, Dellamorte Dellamore, è infatti scritto come se fosse un film riportato per iscritto inquadratura per inquadratura, tra "voce fuoricampo", zoom e perfino titoli di coda; caratteristiche riprese in quest'altra opera). Grazie del consiglio!! Una volta letto, magari, ti farò sapere il mio parere. A dir la verità ero indeciso tra "Apocalisse", "Tre", e questo, ma penso che ora prenderò Mostri visto il tuo entusiasmo…