
"Il palazzo" di Gordiano Lupi**
Al secondo piano venivano rumori di passi dall’appartamento dei Panetti. Roberto lavorava in acciaieria e si svegliava presto, anche quando faceva il turno pomeridiano, invece Matilde usciva di buon mattino per le compere. Bella coppia, pensava Gino, la mamma di lui da giovane la chiamavano pompinara e il babbo era alcolizzato cronico, quando si separarono il figlio cominciò a fare avanti e indietro dal riformatorio, colpevole di furtarelli e atti vandalici. Frequentava gentaccia, girava con un gruppo di drogati punk che sì radunavano a passare il tempo all’angolo d’una pasticceria del corso. Però la sua vita era cambiata da quando aveva sposato Matilde, adesso avevano anche un bambino.
Bella bravata, pensava Gino, però, contenti loro…
Lui credeva di averne fatte tante di stronzate in vita sua, ma quella di mettere al mondo un figlio era stata di sicuro la più grande.
Anche Matilde non aveva un passato da boy scout, o almeno così diceva la gente, e si sa che quando la gente chiacchiera…
In ogni caso erano fatti loro, lui aveva già abbastanza rogne in casa propria e non voleva certo farsi carico di quelle degli altri.
Si alzava sempre presto, anche quando iniziava il turno ali’altoforno alle due del pomeriggio. Era davanti a una tazza dì caffè nero e stava pensando a quanto quel bambino avesse cambiato la loro vita. Non erano più liberi di fare niente, persino scopare era diventato un lusso. Niente cinema, niente pizza, solo quel marmocchio da pulire e sfamare. Lui non lo avrebbe voluto, ma Matilde aveva minacciato di andarsene e tenerlo da sola. Aveva dovuto cedere.
Si erano sposati tre anni prima ed erano venuti ad abitare in quel condominio del centro, in affìtto. Non avevano soldi per comprare casa e nessuno a cui chiederne. Il babbo di Roberto era morto di cirrosi qualche anno prima, era un vecchio ubriacone separato da una moglie che lo tradiva senza farne mistero.
Roberto Panetti sapeva che gli amici lo avevano sempre chiamato il figlio della pompinara e sapeva anche che la mamma lo faceva per soldi e per passione. Aveva dovuto accettarla questa cosa e non era stato facile. Ancora adesso ricordava quando in strada o sul campo di calcio lo chiamavano figlio di puttana. Sentirsi dire la verità lo faceva infuriare e aveva spaccato la faccia a tanti per quello. A sedici anni aveva fatto avanti e indietro dal riformatorio.
Nick Parisi.
Mi mancavano queste tue recensioni.;)
gelo stellato
eh lo so, Florence and the machine è anche la tua cantante preferita 😀
Nick Parisi.
Scherzi, ho perfino il Poster in camera. 😛
Florence…chi? XD XD XD
Gordiano Lupi
Mi spiace che il mio "racconto di provincia" non ti sia piaciuto. E' del 2000, certo, forse un po' ingenuo… ma a me ancora non dispiace del tutto. Certo, non vuole essere "letteratura", ma solo un racconto pulp. Grazie, comunque di averlo letto. E ci hai pure lavorato sopra per stroncarlo! :)… Se mi contatti ala mia mail o su FB ti regalo qualcosa di meglio, scritta 14 anni dopo. Sai che non credevo fosse più reperibile quella versione de Il palazzo? Se mi iscrivo al tuo blog ci scambiamo il favore? Sono anch'io su blogspot (La cineteca di Caino).
gelo stellato
ehi, ma i racconti pulp, sono letteratura 😉
in quanto al lavorato sopra, per carità, ci mancherebbe, letto e basta, come tutti 🙂
Per il resto, ho ancora l'altro, nella lista, no problem… non riesco a legger nulla, ora come ora. Al prossimo! Ciao!
Gordiano Lupi
Il fatto del finire ogni capitolo allo steso modo è voluto. Vista la tua reazione, mi sa che ho sbagliato! 🙂