"La foresta" di Joe R, Lansdale****

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"La foresta" di Joe R, Lansdale****

Io sono quello dei Lansdale, sì. E ho una regola, nelle mie letture. Quando ti sembra di faticare a finire i libri, e ne incontri 2-3-4 o più che sembrano lunghi, da finire (non necessariamente brutti eh, solo lunghi), leggiti un Lansdale.
Non necessariamente sarà bello, non ho detto questo, ma ha quella capacità di mostrarti che da quando l’hai aperto a quando lo richiudi, male che vada son passate venti pagine, e non due o tre.
Ecco, questo nuovo “La foresta” del nostro amato texano, non fa eccezione. 
Eh lo so, siamo stati critici, con certi libri del buon Joe. 
Ma io, ieri, ci pensavo, e ho pensato questo:
Immaginiamo di pensare a chi ha inventato la Nutella. Prima non c’era e poi c’è. E la nutella è (era) stramaledettamente buona. Ecco, noi continuiamo a mangiare la nutella, forse certo, non è più buona come prima, siamo pronti a dirlo, ma cazzo, la nutella è buona.
E cosa diciamo a chi ha inventato la nutella, se potessimo dirgli qualcosa? Gli diciamo Bravo! Ecco cosa dobbiamo dirgli. E a me, sinceramente, non verrebbe mai in mente di dirgli: “Eh, ma che merda, hai inventato solo quella cosa lì? Nient’altro? Uffa!
Ecco… Lansdale ha inventato questo tipo di libri qua. Una storia, dove dentro c’è il Texas (tanto Texas) e ci sono i negri (no, non i neri, ma i negri) e ci sono pistole e fucili, e c’è il Sabine, con i suoi pesci gatto e i mocassini. Ci sono i cavalli, le puttane, gli uomini grandi e grossi e a volte cattivi. E spesso ci sono di quei cattivi dentro, che non c’è un perché. C’è sempre una linea, che a volte si supera, a volte no, e a volte si supera anche quando non si vorrebbe. E in queste cose, Lansdale, ci ha mostrato come si racconta una bella storia, con la polvere che si respira tra le righe, sia quella delle strade, sia quella da sparo. E mentre lo leggi, come dice zerocalcare, ci trovi di quelle similitudini lì, che ti vien voglia di rubarle, sì, perché a lui, le parolacce, non staranno mai bene come a te. E alla fine, in questa storia che scrive lui, ti sembra che tutto è andato come doveva, per alcuni bene, per altri male. Qualche cattivo la fa franca, ma molti no, qualche buono ci lascia la pellaccia senza nemmeno sparare un colpo, qualcun altro invece spara a casaccio e centra il bersaglio. L’importante, alla fine, è che il protagonista che ti ha raccontato la storia tira le fila del discorso, e mentre lo fa, tu, sai già che quella storia adesso è anche un po’ tua.
E allora, quando come con questo nuovo libro, lui ce le mette tutte, quelle cose, e ci aggiunge anche un nano mezzo filosofo, ma che spara un sacco bene, e un negrone maiale-dotato, uno sceriffo con mezza faccia e una puttana niente male, ne come donna, ne come cacciatrice di taglie. E insomma… aggiungeteci una manciata di cattivi da rincorrere, di quelli che non muoiono mai, e avete un delizioso, lungo 347 pagine, barattolo di nutella.
E se poi ci mettete che Joe non ha inventato solo quella (ovvero questi bei libri come Tramonto e polvere, l’anno dell’uragano, la sottile linea scura, l’ultima caccia, il carro magico), ma ha inventato quelle mescolanze assurde e orrifiche come il drive in o quella coppia adorabile e scalcagnata di Hap e Leonard. E che cosa vogliamo rimproverare, al buon Joe? 
Un cazzo! ve lo dico io. Gli dobbiamo dire bravo! E grazie!
E da domani, quando arriverà una signora a dirmi “mio figlio non legge niente, la prego, mi dia qualcosa per farlo leggere!” ecco, questo “La foresta” sarà un’altra freccia al mio arco.
L’incipit è folgorante, un bell’incipit a là Lansdale:
Il giorno che nonno venne a prendere me e mia sorella Lula e ci trascinò fino al traghetto, non potevo immaginare che presto mi sarei ritrovato in una situazione peggiore di quella che ci era già toccata in sorte, o che avreiiniziato a frequentare un pistolero nano, il figlio di unoschiavo e un maiale grosso e inferocito, né tanto meno cheavrei trovato l’amore e ucciso qualcuno, ma le cose andarono proprio cosí.
E’ Jack, che parla. E proprio Jack, narratore, è la figura che alla fine rimane più sullo sfondo, meno caratterizzata, ma anche quella che fa l’ago della bilancia, nelle storie di questo tipo. Siamo noi, Jack, che ha coraggio ma non sempre, che ha buoni principi ma una parte cattiva e umana come tutti
Jack è la persona normale, che vorrebbe un mondo migliore e si trova a fare i conti con un mondo molto peggiore di quello che credeva, cominciando col perdere entrambi i genitori per il vaiolo e finendo per fidanzarsi con una puttana che si trombava anche suo nonno, mentre la sorella 14enne è stata rapita da un’orda di banditi assassini che non la staranno certo usando per far giocare il cane. Direi che vi basta e c’è n’è abbastanza, sulla storia.
E magari mi farebbe piacere lasciarvi qualche pagina, e anzi, sapete che vi dico? Ve ne lascio una, una che mi ha fatto ridere, e che, pur arrivando verso la fine, non spoilera niente. Diciamo che è forse l’unico momento dove Jack, che poi è un ragazzetto di 17 anni, se la cava egregiamente con quello che un ragazzetto sa far bene, che non è sparare e seppellire cadaveri, ma sparare… cazzate. A voi:

– Quel tizio grasso, – spiegai, – è il manager di questo nano, ed è scappato con i soldi che gli deve, e che Shorty stava mettendo da parte per far operare al piede sua moglie. Che è nana anche lei.
–  Operare al piede? Che cos’ha che non va? – chiese l’uomo.
– Non ne sono sicuri, – dissi. – Ma se lo deve far rompere e tenerlo ingessato per un po’, e in ogni caso è probabile che debba indossare una scarpa speciale, per poter camminare.
L’uomo guardò Shorty. – Ti ha rubato i soldi per la scarpa?
Shorty annuì. – Sissignore. Si è portato via tutto.
– E ha preso anche dei vestiti di Shorty, – rincarai la dose. – Ho il sospetto che voglia farli mettere alla sua scimmia.
– Ha una scimmia? – chiese l’uomo.
– Due, – risposi.
– Ma non sono molto piccole?
– Le mie vesti? – disse Shorty. – O le scimmie?
– Le scimmie, – rispose l’uomo.
– Be’, di solito sì, – disse Shorty, stando al mio gioco.
–  Ma queste due sono scimmie belle grosse, e vengono dalla giungla del Brasile. Sono più o meno delle mie stesse dimensioni, e notoriamente carnivore.
– Che significa? – chiese l’uomo.
– Che mangiano carne, – spiegò Shorty. – Possono in dossare senza problemi i miei pantaloni e le mie camicie, forse anche i miei stivaletti. E avrebbero ancor meno problemi a mangiare te.
–  Ha fatto una cosa davvero tremenda, prendendoli i vestiti in questo modo. Per giunta, con l’intenzione di darli a delle scimmie cannibali.
– E esattamente quello che ho pensato anch’io, – disse Shorty. Abbassò gli occhi e sporse il labbro inferiore, facendolo tremare appena, come se non esistesse sulla faccia della terra un ometto più triste di lui.
– Be’, comunque è passato di qui. Ero proprio dove mi avete trovato, sulla porta della mia baracca, quando l’ho ||   visto. Sembrava esattamente l’uomo di cui state parlando, ma non ho notato scimmie.
– Non credo fossero, con lui, – dissi.
–  Infatti, – aggiunse Shorty. – Le avranno spedite da qualche parte, e adesso lui le sta raggiungendo per portargli i miei vestiti. Una volta che le avrà abbigliate per beni- no, andrà in giro per tutto il paese con loro. Hanno messo su un piccolo spettacolo itinerante. Una volta ne facevo parte anch’io, ma abbiamo litigato per via di mia moglie, che Dio la benedica. Una delle scimmie le ha staccato un
mignolo con un morso.
L’uomo sollevò prima la mano sinistra, poi la destra.
– Almeno, era un dito soltanto. Dov’è tua moglie, adesso? – Cominciò a guardarsi intorno, come se potessimo presentargliela.
– È rimasta al circo, – disse Shorty. – Viaggiare è troppo faticoso per lei, a causa del piede. Io e mia moglie stavamo risparmiando da mesi per farlo operare e comprare una scarpa speciale, ma adesso non abbiamo i fondi per nessuna delle due cose.

Ecco… queste parti scivolano davvero via veloci. Certo, se voi conosceste meglio Shorty, il nano, che non ha certo moglie, è un cacciatore di taglie e al circo non ci tornerà nemmeno morto, ridereste di più, ma anche così non è male.
Concludo con cose che vanno a me, e che potete saltare, se volete.
Vi dico che per leggere questo libro la colonna sonora giusta è Johnny Cash, canzoni come queste, ma anche i Calexico.
Vi metto la foto di un maiale, che è come io immagini Hog, une dei protagonisti più fighi di questo libro. Hog, a parte la puzza, lo vorreste anche voi, quando avete finito il libro.
Vi dico che il filo rosso del titolo serve a domandarsi dove stia andando l’uomo nei confronti della natura… gli alberi, meravigliosi, disboscati senza criterio, tanto per cominciare, ma anche i bisonti sterminati che poi hanno fatto finire alcune tribù di indiani, ma poi gli animali maltrattati, da un orso legato ai combattimenti di galli, e insomma… ci sono domande, in queste pagine, che alla fine, sono una domanda soltanto: dal cavallo all’automobile, è proprio tutto positivo? o meglio… ma c’è qualcosa che lo è?
E poi è un libro sulla diversità, come sempre, solo che stavolta quella tra bianchi e neri viene messa un pochetto in disparte, perché la diversità maggiore è quella di Shorty, il nano, e se uno pensa che un negro se la passi male, nel Texas di inizio Novecento, non ha tenuto conto di come se la passa un nano. (Certo, il top sarebbe stato un nano negro, ma nemmeno Lansdale arriva a tanto)
Altra considerazione… il libro costa 18.50.
E’ il classico Einaudi in brossura della collana stile libero. 
Ecco… 18.50euri sono tanti. Sì, certo, i Lansdale è bello averli, conservarli, ma andiamo calmi… non sono libri che gridano tutta questa gran voglia di essere riletti. Quindi vedete voi, qui su libreriauniversitaria, per dire, lo comprate col 15% in meno, ma vedete voi, io penserei anche alle biblioteche, ad aspettare edizioni economiche o alle copie digitali, che però 10euro, son sempre tanti.
Se per caso vi interessa vi dico che sua figlia invece di scrivere canta, e non è altrettanto brava.
Vi ricordo che se dovete saperte di più su Lansdale potete leggere questi:
Il miglior Lansdale non esiste uno, due, tre, quattro.
E poi che altro? Niente, una considerazione molto semplice, ma molto vera: questo è davvero un bel libro!

Comments

  • 1 Gennaio 2014

    Hai ragione, Lansdale potrebbe anche sempre scrivere solo del Texas, come sta facendo questi ultimi anni, ma è sempre un bel leggere, caldo e confortevole, molto amico 🙂

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    • 1 Gennaio 2014

      Infatti, proprio come la nutella, che lasci passare il tempo e poi ti scordi di quanto è buona e riassaggiandola la riscopri. Questo libro mi è proprio piaciuto!

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  • 30 Marzo 2014

    Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  • 30 Marzo 2014

    Dovessi dire quale preferisco (ho letto tutto) non saprei…Hap&Leonard mitici, Drive In e deliri varii :ma dove pesca questa fantasia paurosa? Poi quelli di formazione, da In fondo alla palude a La Foresta a Tramonto e polvere…c'è il Texas, sempre, un posto razzista, omofobo, non bellissimo dove però Big Joe inserisce sempre in modo molto leggero tematiche sociali, e un perosnaggio (spesso un padre, o una donna sola) che esce dal coro e spiega come devono essere le cose perchè siano giuste. Ma, ripeto, sempre in modo leggero, non pedante, non "ora vi insegno la vita", un modo amalgamato perfettamente con la storia…Il nano di La Foresta non è grandioso? i suoi personaggi non concedono mai nulla, non cercano di piacere, anzi. E per questo li adori. "potrebbe anche sempre scrivere solo del Texas" e noir, ma non sarà mai solo uno scrittore di genere. vi pare?
    ps: HOG, che arriva sempre "come se fosse stato sparato da un cannone" non è grandioso? Io rido solo a pensarci. E si, lo vorrei, Hog…

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