"La lunga notte del Dottor Galvan" di Daniel Pennac***

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"La lunga notte del Dottor Galvan" di Daniel Pennac***

Allora, se vado avanti così, finirò per cambiare titolo al blog e chiamarlo “Libri da un’ora” o qualcosa di simile.
Sto facendo una fatica bestia a finire un Buzzati (vi rendete conto? Un Buzzati!) che poi è Bàrnabo e non mi pare riuscitissimo, e oramai l’unico tempo che mi prendo per leggere davvero è un’ora al mercoledì, mentre pranzo al lavoro e pesco dalla biblioteca qualcosa. Finora mi sono dedicato a I Corti della EL, e ne ho letti già un paio, Lucarelli l’altra volta, la Vallorani la volta prima, e la prossima volta credo sarà la volta di Pinketts e poi la Vinci e poi quelli che non conosco (Brizzi e la Ocrayova qualcosa già li lessi).
Ma per fortuna il buon Riccardo è venuto in mio soccorso con questo Pennac, che mi disse esilarante e, soprattutto, corterrimo, da una settantina di pagine, che si legge in un’ora.
Così ho pensato, lunedì scorso, lo piglio nella biblio numero due e me lo leggo alla sera, magari lo leggo pure alla donna, ad alta voce. Ma vado per prenderlo e cosa ti scopro?
Che è fuori, scaduto nel… 2007!
Faccio alla Marzia, oh, abbiamo perso un libro! Che faccio, telefono?
Lei mi chiede quale e cosa scopro? che nientepopodimeno non è perso ma è stato chiesto e richiesto con tanto di lettere eccetera a una tizia che poi è pure consigliera e indovinate di quale verde partito? Ma io dico, come fai? Hai perso il libro? Esticazzi, costa 5euri, ma anche meno, che tanto è in sconto e ricompralo e portalo. Sarò fatto male io, ma quando decidi di svolgere un ruolo pubblico, dal presidente del mondo all’assessore inculalmondo, ti devi mettere in un ottica di rispetto della collettività, e queste son piccole cose fastidiose. Sarò un integralista, lo so, ma uno così io non vorrei mai mi rappresentasse. Non hai l’ottica giusta… e non minimizzate, voi là fuori. Non è una questione che il problema è piccolo, è una questione di forma mentis.
Ma insomma, questo ve l’ho detto solo perché poi sono stato talmente scocciato da questa cosa, che l’ho letto nella biblioteca numero uno, e ci ho impiegato più o meno un’ora. 
Piaciuto?
Sì!
Non mi sono strappato i capelli, questo no. Tra l’arco, dopo il classicone Orchi, questo era solo il mio secondo Pennac. Ed è un pennac utilissimo per svagarsi, per lettura breve e rilassante, di quelle che vorresti quando sei in treno o corriera o comunque dove c’è casino intorno.
Non ha grandi pretese, ed è gradevole, e finisce proprio quando sta per cominciare a stufare.
Di che parla? Di Galvan, che racconta.
Galvan lavora in pronto soccorso, e avete ben presente cosa succede in un pronto soccorso. E non è raro che capita che chi è lì e sembra stare non troppo male finisce che non essere cagato e poi magari vuoi che rischi che ci lascia le penne.
E Galvan comincia una corsa per salvare questo paziente, perché sì, se crepasse il suo sogno di avere un meraviglioserrimo biglietto da visita andrebbe in frantumi.
Alla fine saranno altre cose, ad andare in frantumi, assieme al sogno, e ci si arriva con una serie di esilaranti eventi (anche se clinicamente poco credibili) che sembrano quasi una barzelletta.
Scrittura rapida e con le frasi e le battute pennachiane, che comincio a intuire siano il suo marchio di fabbrica (a tratti, non so perchè, mi è venuto in mente Benni)
Tutto bene? Si, ma.
Ma non mi ha fatto impazzire, dicevo.
Sapete perché? Guardavo, pochi giorni fa, la solita trasmissione sul cibo dei programmi tipo real time o d max. non ricordo quale, comunque quella dove c’è lo chef Canavacciolo.
Ecco, erano a Roma e c’era sto altro Chef che faceva dei piatti che sembravano quadri di Salvador Dalì fatti male. E Canavacciolo gli diceva più volte: Cosa rappresenta un piatto così?
Cosa rappresenta?
Ecco. A fine lettura, divertente, sì, ma mi è rimasta questa domanda. Il cosa rappresenta non c’è. Okay… sì, magari una critica lieve su certi comportamenti e fisime e caricature dei medici, okay, e magari un certo portare a terra alcuni eventi corporei che il gergo medicale nasconde ed edulcora. Però è una percentuale irrisoria. Intendiamoci, non deve per forza rappresentare qualcosa. Ma era solo per dire che per me son tre stelline ma non 4, tutto qua. 
Lettura gradevole, breve, e okay che mi è piaciuta, anche se alla fine, potrebbe essere solo una lunga barzelletta. 🙂

Comments

  • 9 Novembre 2013

    Il tuo primo è stato "Ecco la storia"? 😀

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  • 9 Novembre 2013

    Ah, no… parlavi di orchi, quindi dev'essere il primo della saga dei Malaussene. Perché ti ho chiesto se fosse l'altro? Perché nell'altro, fra un capitolo e l'altro, ci racconta di un viaggio in auto con la moglie in cui si leggevano un libro ad alta voce.
    (Non ho letto tutto di Pennac… ma diciamo che quasi) 😀

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