“E chi porta le cicogne?” di Andrea G. Pinketts***

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“E chi porta le cicogne?” di Andrea G. Pinketts***

Tre volte per leggere questo piccolo racconto di Pinketts.
Non perché ci si metta tanto, anche se il Pinchetti, come sa chi lo conosce, ha la caratteristiche che in certi pezzi non capisci un cazz, ma non vuoi rileggere.
Tre volte, più che altro perché invece di leggerlo in biblio nella solita ora di pausa pranzo, l’ho portato a casa per leggerlo alla donna, pensando, nella mia malaugurata idea, che potevo iniziare e finire.
Macché!
Addormentati la prima volta, tipo a pagina trenta. Pure la seconda, tipo a 35, e per fortuna finito l’altro venerdì, nonostante il pizzone galattico pancetta e patate abbia minato fortemente la fine della lettura.
Ma invece no. L’ho finito, giungendo a pagina 60.
E sapete che vi dico? Mi ha fatto piacere ritrovare il Pinketts, anche se solo in questo raccontino ino ino, che non ha grandi velleità di stupire, e usa solo un po’ di quel pinchettinismo da calembour che tanto amai, ai tempi di Lazzaro, di non io neanche lui e un po’ meno i tempi di Azzurra e non ricordo cosa. Alla fine, ne spara talmente tante, di cazzate e calembour, che è ovvio che la maggior parte non ti colpiscano, una una ogni tanto arriva e ti strappa un sorriso. E io mi sono divertito, in fin dei conti, a rileggerlo. Certo, mi ha fatto anche capire che, ora come ora, un pinketts intero non lo leggerei. Ho bisogno di trama, di un minimo di partecipazione nello scoprire il colpevole di un giallo, cosa che in Pinketts, sepolta dai giochi di parole, manca completamente, così come manca l’empatia con il dolore, sublimato dalle battute. E infatti ti vien da ridere come fosse una filastrocca a sentire del Vecchiaccio, il cattivone, che dà fuoco ai trentenni in un campo di cavoli.
E’ divertente per dire, scoprire che uno dei personaggi migliori è proprio lui, il campo di cavoli, sempre presente proprio a farti capire che questa è una storia del cavolo.
Anyway, diciamo così, Pinketts – e lasciamo da parte le storiacce metropolitane che lo vogliono molto bukowskianamente borderline – ha il suo perché, e se non pretendete cose formali, ma vi va bene svagarvi un po’ senza tanto mirare a un thriller e un giallo fatti come si deve (perché non lo sono) e magari limitandovi a qualche risatina surreale, beh, sul breve è simpatico.
A me non è affatto dispiaciuto.
Ah, il difetto è che ogni tanto vi troverete a dire: “pfffff, che cazzata!” ma è un prezzo da pagare.
Poi, almeno, se vi fa schifo, è corto e sapete di evitarlo.
Tra l’altro non so nemmeno se scrive ancora, il buon Pinketts… e per ora, non lo voglio sapere 🙂

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