"Lo strano caso del Dr. Jekyll e del signor Hyde" di R. L. Stevenson****
Quando uno, alle due di notte, si sta ingozzando di Oreo, con latte freddo, mentre ascolta i Deftones, va in sollucchero per delle foto di Totoro e decide di chiacchierare del dottor Jekyll e del signor Hyde, dovrebbe farsi qualche domanda… oppure dovrebbe farsela fare da uno bravo.
Ma io, in questo momento, per fortuna non ricado più nella casistica sopracitata, e sapete perché? Perché ho appena finito gli Oreo!
E quindi? E quindi niente… Vi parlo di Stevenson.
Il buon vecchio, caro, simpaticone Roberto Luigi Stevenson.
E la prima cosa ve la dico subito.
Io l’ho scoperta da bambinello, quando lessi per la prima volta questo libro, alle superiori. Quella volta non sapevo, o non si usava la parola in questione, che più che altro era gergo automobilistico, ma ecco, sì, rendetevi conto che Lo strano caso del Dr Jekyll e Mr Hyde è il più grande caso di spoiler della storia letteraria.
Eh sì, perché non solo questo libro è un “classico”, ma è uno dei 100libri PSF e forse, direi che è tra quelli che meglio rappresentano il concetto stesso di libro PSF. Perché dai, alzi la mano chi, là fuori, non sa che Jekyll/Hyde sono la stessa persona. Il male vs il nor/male… No, tira giù quella mano, tu, laggiù, in terza fila… che poi è un tentacolo! Lo so… sul pianeta Culonia devono ancora tradurlo, ma è un libro vecchio, del 1886, puoi scaricartelo in lingua originale in tutte le versioni che ti pare, e anche in italiano da goooogle, certo.
Io, per dire, mi sono riletto questa copia che fa parte della collana di eoni fa, data con il Corriere della Sera, e che sta lì, intonsa, strapiena di classiconi, in attesa che io voglia affrontarli o semplicemente sfogliarli, perché è bello possederli, i classici.
Ma si diceva dello spoiler… Eh, sì, perché se voi andate a leggerlo (son meno di 100 pagine, eh, potete farcela quando volete e poi bullarvi di aver letto un classico) scoprite che questa piccola novella altro non se non una detective story, o un giallo, se la volete mettere alla italian way.
Un giallo perché la duplice natura di Jekyll viene tenuta nascosta fino alle ultime lettere, e non fosse che – causa fama – questo è diventato il segreto di Pulcinella, il giochetto è gestito anche abbastanza bene. Purtroppo c’è spoiler… nel momento in cui uno prende in mano il capolavoro stevensoniano è come se una vocina gli avesse già sussurrato all’orecchio “sono loro i fantasmi“, prima di guardare The Others, come dice il buon Capa.
E quindi? Che si fa?
Tanto per cominciare ora vado di sopra a prendermi un Tronky al pistacchio, ché ho ancora fame e gli Oreo mi hanno stufato.
Eccomi qua.
Ordunque… La domanda è: ha senso leggere questo Stevenson, pur sapendo il finale?
Sì. Ha mille volte senso.
Sì perché è un piccolo grande libro, datato, certo, ma che a suo modo ha fissato un canone, un parametro storico, una pietra che ha portato ogni costruzione successiva a doversi raffrontare.
Eppure non è che sia il primo libro che parla di bene e male mescolati nella stessa persona e scissi e non è nemmeno perfetto perfetto.
Anzi….
eppure, vuoi per la sua brevità, vuoi per la costruzione ottocentesca, ma efficacissima (l’utilizzo della narrazione epistolare per fornire credibilità a un narratore che è anche indagatore), vuoi perché oltre al valore letterario vi è anche una critica storica/sociale contro le convenzioni regnanti nel tardovittoriano (no, dai, non so nemmeno cosa sia, il tardo vittoriano, io, solo che c’è gente perfidia, in giro, che mi fa fare delle comparazioni sul tema del doppio in Wilde e Stevenson e quindi, mio malgrado, imparo delle cose) dicevo, insomma… per tutti questi motivi, The strange case è un classico da riscoprire e consigliare.
Lavorando in biblioteca, in questi giorni, mi vedo arrivare i ragazzini con le liste di libri da leggere per le vacanze, e io dico che non sarebbe male trovarcelo, questo Stevenson (anche se per ora ci ho trovato le short stories del Diavolo in bottiglia), soprattutto perché è corto, e a una certa età, le cose importanti non sono i libri, e per questo devono essere corti.
Ma sto divagando, e io voglio concludere e riporre questo libro tra i suoi simili.
La storia la sapete. Henry Jekyll è uno scienziato, è curioso, e si trova per le mani il modo di separare da dentro un essere umano la sua parte cattiva. Ecco che un individuo alquanto strano, deforme ma non deforme, schifoso senza sapere perché, comincia ad aggirarsi per Londra e a compiere azioni aberranti, per l’epoca, come calpestare una bambina che gli capita tra i piedi, fregandosene di fermarsi a soccorrerla.
Ed è bella, la descrizione di Hyde, che praticamente non viene mai descritto. Sentite Enfield, che ne parla al nostro Utterson, avvocato pettegolo e indagatore:
Non è facile a descriversi. C’è qualcosa che non va nella sua fisionomia; qualcosa di sgradevole, qualcosa di assolutamente detestabile. Non avevo mai visto un uomo che mi ripugnasse tanto eppure non so neanche come mai. Deve avere un che di deforme: dà una forte impressione di deformità, benché mi sia impossibile specificarne la natura. E’ un tipo assolutamente fuori dal comune, eppure non saprei indicare niente di insolito.
No, signore, niente da fare, non riesco a descriverlo. E non per un vuoto di memoria; vi posso assicurare, infatti, che ce l’ho davanti agli occhi anche in questo momento.
E allora ecco che entra in gioco un elemento che è la chiave di successo di questo piccolo masterpiece stevensoniano: la modernità.
Ve la metto così: cosa fareste se una stronza di bambina, una lunedì mattina, piove, siete in ritardo per andare in ufficio, andate per la vostra strada, senza rompere le palle a nessuno, e questa corre come una oca e vi casca addosso, imbrattandovi il nuovo trench della Woolrich e quasi facendovi cadere, visto che solo calpestandola un po’ riuscite – barcollando – a rimanere in piedi? La maledite e passate avanti. ecco cosa fareste! Perchè è così che funziona, oggi giorno, e io sono il primo, a tirare due calcioni a qualcuno. L’Hyde che è in noi è forte, è stimolato, è a fior di pelle. Abbiamo poco tempo, pochi soldi, poche gioie, pochi stimoli e poca curiosità… e poca empatia, sì. Il resto del mondo ci sta – tendenzialmente – sul culo.
Ecco: siamo Mr Hyde.
E se gli avvocati Utterson, i medici Enfield e soprattutto il finto irreprensibile, ricco falso e borioso Jekyll ci rompono le scatole… be’, vadano a quel paese!
Insomma,,, io non voglio entrare in discorsi triti, ma il doppio, in Stevenson, è un contrasto tra nero e grigio, dove il bianco non esiste.
La strategia di Roberto Luigi è di farci odiare Hyde, per poi renderci conto, alla fine, che Hyde è dentro di noi, è sempre stato lì, e anzi, ci sta simpatico. Hyde è anche qualcos’altro: è verità e ribellione.
Ve la metto così: cosa fareste se una stronza di bambina, una lunedì mattina, piove, siete in ritardo per andare in ufficio, andate per la vostra strada, senza rompere le palle a nessuno, e questa corre come una oca e vi casca addosso, imbrattandovi il nuovo trench della Woolrich e quasi facendovi cadere, visto che solo calpestandola un po’ riuscite – barcollando – a rimanere in piedi? La maledite e passate avanti. ecco cosa fareste! Perchè è così che funziona, oggi giorno, e io sono il primo, a tirare due calcioni a qualcuno. L’Hyde che è in noi è forte, è stimolato, è a fior di pelle. Abbiamo poco tempo, pochi soldi, poche gioie, pochi stimoli e poca curiosità… e poca empatia, sì. Il resto del mondo ci sta – tendenzialmente – sul culo.
Ecco: siamo Mr Hyde.
E se gli avvocati Utterson, i medici Enfield e soprattutto il finto irreprensibile, ricco falso e borioso Jekyll ci rompono le scatole… be’, vadano a quel paese!
Insomma,,, io non voglio entrare in discorsi triti, ma il doppio, in Stevenson, è un contrasto tra nero e grigio, dove il bianco non esiste.
La strategia di Roberto Luigi è di farci odiare Hyde, per poi renderci conto, alla fine, che Hyde è dentro di noi, è sempre stato lì, e anzi, ci sta simpatico. Hyde è anche qualcos’altro: è verità e ribellione.
E chi è così stolto da non provare simpatia, alla fine, per queste due cose?
E allora, chiudo, perché ho finito anche il latte e sono le tre e io dovrei pure svegliarmi presto per un’altra giornata di inferno e infermo, chiudo dicendo che è una lettura agevole, che deve finire nelle liste di lettura vacanziera, magari al posto di altri libri più grossi e pallosi, anche se, va detto, la parte finale, con le due lunghe lettere che un editor moderno definirebbe “zeppe di infodump” sono invere un pochetto pallose e sembrano non finire mai. Ma poi finiscono, e siete contenti d’averlo letto.
E’ tutto, anche perché sennò continuavo a parlarvi di libri per bambini, cosa che continuerò a fare, anche se mi è passato per la testa di aprire un altro blog… e metterci tutte quelle cose.
Aislinn
Mi hai fatto venire voglia di (ri)leggerlo!
gelo stellato
lo rifarai con piacere, ti stufi solo verso la fine, ma è comunque bello, da rileggere. 🙂
Nick Parisi.
Letto nei giorni scorsi, anzi riletto!
Certo che Utterson è un po antipatico come personaggio.
gelo stellato
hai ragionissima! ma alla fine, se tieni conto che Utterson, avvocato e benpensante, e quell'altro, medico ortodosso e con paraocchi, sono il simbolo dei criticati vittoriani, alla fine sono due antipatie più che volute…
certo, in una serie tv avrebbero chiuso dopo la puntata pilota!
Riccardo Sartori
Non ci provo neppure, tanto poi so già come va a finire:
mi rompo le balle a leggere le cose epistolari, lo pianto lì e scopro di aver perso tempo prezioso che avrei potuto dedicare a un altro libro.
Mi è già successo anche con Dracula: due volte l'ho iniziato, due volte l'ho piantato lì.
E stasera mi va di essere polemico, ok?
😛
Moreno Pavanello
Lavori in biblioteca? Diavolo, che invidia…
A scuola non me l'avevano fatto leggere, in compenso ci avevano assegnato Dracula. Una delle poche cose per cui ringrazio ancora ora la mia insegnante di italiano.
Il Moro