"Racconti del terrore" di Edgar Allan Poe****

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"Racconti del terrore" di Edgar Allan Poe****

Mabbuongiorno!!!
No, è che mi sono svegliato bene, ma ho tremila cose da fare e non so da quale cominciare e quindi comincio con il blog mentre faccio alcune delle tremila cose.
Si perché ho voglia di chiacchierare.
Di libri, di gelofigate che verranno, di roba da leggere e di altre cose che mi verranno in mente.
Comincio col dirvi che non so perché mi sono messo ad ascoltare il primo disco degli Offspring, ma altre, sono le cose che sono entrate nelle mie orecchie e non ne voglio no uscire… tipo il video di qualche giorno fa che arriva da thelonelydodo.com…
Guardatelo… ma attenzione che causa doudipendenza, nel senso che continuerete a dire doudo per giorni e giorni…
Bene… pausa ordine e poi torno!
Eccomi qua… dico ordine perché ho fatto una cosa che voi umani non potete nemmeno immaginare, domenica scorsa.
Una cosa che è tutt’ora in corso… ovvero ho vuotato e ripulito la mia stanza dei libri e del computer… e se credete sia una cosa da poco… no, credete male. Malissimo! A parte che ho trovato gatti di polvere grandi quanto quelli in carne e ossa, e a parte che ho scoperto di avere libri che non immaginavo d’avere (tipo, per dire, un sacco di Nietsche e di Freud °_°), c’è da dire che i libri sono da pulire e io sono allergico (grazie Emanuela, eh) e poi ti accorgi di tutti quelli che mancano e che hai prestato e soprattutto di tutti quelli che non sai di aver prestato!
Ecco perché ho fatto il file di excel, così, tanto per.
Di divertente c’è che scopri di avere almeno 5000euro di prezzi di copertina e 450.000 e passa pagine, di cui buona parte le hai pure lette.
Vi metto la foto dai…
E insomma, si diceva, che in basso là a sinistra, potete vedere il settore Newton, con i libri a 1000lire, quelli a 2000lire, ma anche quelli a 3900 e 4900 lire e pure il Mammut sui lupi mannari, mentre quello di Hesse non si vede, che è sotto, e quello sui vampiri l’ho perso anni orsono.
Molti, lo so, ricordano i libri a mille lire. I libri a mille lire sono stati una svolta. Fanno parte dell’immaginario di una generazione, e si mettono lì, dopo la Coccoina e prima del grunge, inchiodati nei ricordi come il migliore degli amici. Amici con cui, spesso, nemmeno abbiamo parlato.
Dei mille lire che ho, il 70% non li ho letti, vuoi perché non mi interessavano (ma li compravo lo stesso), vuoi perché sono edizioni scrause, di cui poi ho avuto copie migliori, vuoi perché erano di poesie smielate o folli, spesso in lingua originale.
E insomma… se quella volta, neoadolescente, potevo permettermi di ubriacarmi di gusto solo per leggere le poesie di rimbaud, baudleaire e verlaine in francese senza sapere il francese, o quelle di heine e hesse in tedesco senza sapere il tedesco e via di questo passo, ora non è più il caso. (di leggere in lingue sconosciute, intendo, non di ubriacarmi).
E poco importa se le traduzioni erano pessime e scopiazzate, o le pagine ingiallivano al solo guardarle, o se era impossibile, materialmente, leggere i Mammuth senza farsi venire i crampi alle mani. I mille lire hanno avuto l’enorme pregio di permettere l’accesso alla letteratura a basso costo, e io credo che alcuni lettori siano nati così… per provare… perché tanto… per mille lire…
Che poi, per dire, ci sono dei gioiellini, in quelle collane, che solo ora io riesco ad apprezzare pienamente… e ho riletto con gaudio totale. Tanith Lee, per esempio, me la sono fatta comprare e regalare ed è una meraviglia, per la fantasia, mentre leggere Le uova fatali, o Sotto le lune di Marte, sono esperienze deliziose, soprattutto se fatte con questi librettini così vintage.
Insomma, alla fine, le mie letture Newton sono state abbastanza e in media, sufficienti.
E adesso, da marzo, la Newton Compton ci riprova, e già ho visto polemiche e opinioni discordanti, sulla sua nuova collana dei libri a 0.99euri, anche perché, se gli odoratori di carta hanno paura degli ebook a 0.99, figuriamoci se non si scagliano contro questi librettini.
Così, per vedere come sono fatti, ho deciso che me ne sarei comprato uno.
All’inizio pensavo di comprarmene uno che non conosco, che non ho, ma poi succede che mi hanno ricordato che dal 23 aprile al 23 maggio c’è il maggio dei libri e io avevo voglia di sostenere, questo mese libresco, e quindi mi sono detto: devo organizzare una gelofigata per sostenere il mese del libro!
E quale migliore autore e occasione di rilettura se non ricomprare i racconti del terrore di Poe?
E me li sono ricomprati, perché alla fine, ho pensato, non mi dispiaceva rileggere i dieci pezzi più famosi del buon Edgar.
E ve li dico subito, quali sono:
  1. Il gatto nero
  2. Il barile di Amontillado
  3. La mascherata della Morte Rossa
  4. La caduta della casa Usher
  5. La verità sulla vicenda del signor Valdemar
  6. La sepoltura prematura
  7. Il cuore rivelatore
  8. Una discesa nel Maelstrom
  9. Il manoscritto trovato in una bottiglia
  10. Il pozzo e il pendolo
E io li ho riletti, anche se con fatica, visto che di questi tempi finisco per dormire sempre in ore che sono dopo il lupo e prima del gallo e dopo due pagine o meno dormo.
E vi posso dire, che a distanza di anni, alcuni mi sono piaciuti di più altri di meno, altri uguale.
Per esempio, mi è piaciuto moltissimo la discesa nel Maestrom (la dieresis mettetecela voi mentalmente) che invece da giovine non apprezzai, così come Lo strano caso del signor Valdemar.
Discorso opposto, invece, per La caduta della casa Usher e La maschera della morte rossa, che invece non mi hanno detto granché. Il gatto nero, le esequie premature e il cuore rivelatore, invece, sempre uguale. Ah, nessuno, ovviamente, ma questo nemmeno eoni fa, mi ha fatto paura o orrore, a parte, forse, il pozzo e il pendolo, che per il dominio degli inquisitori mi fa sempre un po’ angoscia, mentre il finale non mi piacque né ora né allora.
Ovviamente, questa però non è una chiacchierata sui racconti di Poe che sono già strafamosi e andrebbero analizzati con molto, ma molto approfondimento, se si vuole lasciare qualcosa di utile.
La mia chiacchierata è sull’edizione.
E vi dico subito che mi piace.
Mi piace il formato e una certa minima eleganza che è accattivante. Alla fine, io immagino che un giovinotto che non ha mai letto Poe ma ne ha sentito parlare (alla fine questi racconti sono dentro a pieno titolo nei 100 libri per sembrare fighi, non dimentichiamolo) non ne avrebbe un danno a buttare via un euro e chissà, magari leggersi uno dei racconti strafamosi, anche per poi, magari, schifarlo.
Anche perché, benché Poe sia uno di quegli autori di cui sono scaduti i diritti e che, quindi, è disponibile aggratis, in inglese, e a dire il vero anche in italiano, diciamo che il filo che porta il digitale gratuito al cartaceo economico a volte è proprio quello che porta alla lettura.
Leggere gratis, oggigiorno, è quasi un fastidio, nel senso che, quotidianamente, io vengo a contatto con letture digitali gratuite e – inoltre – so benissimo che dal mio pub ci sono un sacco di link per scaricarmi i classici in epub, senza doverli leggere.
Bene… pausa pranzo, adesso. Poi concludo.
Ed eccomi qua.
E direi anche che non vi dico altro. Se Poe non lo volete rileggere, lasciate pure stare questo libretto. Ma se per caso vi siete sempre chiesti che diavolo scrivesse questo EAP (no, non intendo editore a pagamento, intendo edgar alla poe) di cui tutti parlano e che voi manco sapete chi sia, be’, cari, allora il librettino a 0.99 fa proprio al caso vostro, perché è una buona summa di alcune tematiche poeiane ed è agevole e caruccio.
A noi cosa resta da dire? 
Ah sì, che forse già domani riuscirò a inventarmi la gelofigata poeiana e poi, anche un altra segnalazione. Tempo fa mi scrisse Silvia, sul faccialibro, e mi fa tipo: 
“Ehi, tu che scrivi racconti brevi, guarda qui, c’è un racconto breve da leggere, a questo link, 
e io, “Okay, e allora?” 
E lei, “Volevo dirtelo, magari lo vuoi leggere”
“ma me lo stai dicendo perché è bello?”
“mm ngh, gvz”
“eh?”
“No, è che è del mio ragazzo, non mi andava di dirlo.”
“Eccheccazzo, e dimmelo no! Certo che lo leggo! Dove si scarica?”
“Non si scarica”
“Eh?”
“Glielo devi chiedere via mail”
“Vabbè, ma mandamelo tu, dai.”
“No, glielo devi proprio chiedere…”
“Eh?”
“Se vuoi glielo chiedo io come se lo avesti chiesto tu”
“Okay!”
Ed ecco che allora questo racconto mi arrivo in mail. Si chiama “Lo stage” e l’autore è Simone Tempia. Lo dovete chiedere mandando una mail a Simone stesso, ovvero a contemporaneoindispensabile gmail com, e lui ve lo manda. E’ carino, apparentemente leggero, un po’ kafkiano e attuale. Anche ben scritto, direi. E c’è anche una gradevole prefazione di Roberto Recchioni che non ci spiega che “non è un altro stupido racconto di fantascienza”. ah, dovete farlo entro domani, perché poi non si potrà più chiedere. 
Bene, direi che è tutto. 
Adesso io mi cambio e vado a fare una corsetta. E magari penso ai dettagli della mia futura gelofigata e allo striscione per la partita di domani, che deve ancora venirmi un’idea.

EDIT: Non fai in tempo a spendere due parole buone per la Newton che ecco che si rivela la solita merda di sempre: nel racconto “La mascherata della morte rossa” manca più di metà racconto (e non me n’ero accorto, anche se continuavo a chiedermi dove avevo letto le cose che mi ricordavo ci fossero. Vabbè, nessun problema, potete andarvi a leggere il racconto in giro per il web, oppure eccovi qui la metà che manca:


Ma nonostante ciò era una gaia e magnifica orgia. Il gusto del duca era del tutto speciale. Aveva l’ occhio sicuro per i colori e per gli effetti. Egli disprezzava il decorunz della moda; i suoi progetti eran temerari e selvaggi, le sue concezioni avevano uno splendore barbaro. Qualcuno l’avrebbe giudicato pazzo. I suoi cortigiani sapevan bene che non era tale; ma bisognava sentirlo, vederlo, toccarlo per esserne sicuri.
In occasione di quella festa aveva presieduto lui in gran parte alla scelta dei mobili nei sette salotti e lo stile delle maschere era stato osservato secondo il suo gusto. Erano certo delle invenzioni grottesche. Era abbagliante, sfavillante — c’era anche del piccante e del fantastico — molto di ciò che poi abbiamo veduto in Ernani. C’ erano delle faccie arabe, ornate in una maniera assurda; invenzioni mostruose e pazze; c’era del bello, del licenzioso e del bizzarro in quantità; dell’orrido, ma poco; e cose ributtanti a volontà. A dirla in breve era come una folla di sogni che si pavoneggiassero qua e là per le sette stanze. E questi sogni si contorcevano in tutti i sensi, prendendo il colore delle stanze; si sarebbe detto che eseguissero della musica camminan
do, e che le arie strane dell’orchestra fossero un’eco dei loro nasi.
Di tanto in tanto si sente suonare l’orologio di ebano nella stanza dei velluti. E allora per un momento tutto si ferma e tace, eccetto il suono dell’orologio. I sogni sono irrigiditi, paralizzati nelle loro posizioni. Ma l’ eco della soneria si dilegua — non dura che un istante — e appena cessato un’ilarità leggera e mal contenuta circola dappertutto. E la musica respira di nuovo e i sogni rivivono e si contorcono qua e là più allegramente che mai, riflettendo il colore delle finestre per le quali passano a torrenti i raggi dei treppiedi.
Ma nella camera che è laggiù a ponente ora nessuna maschera ha l’ ardore di avventurarcisi; perché la notte è avanzata e una luce più rossa affluisce traverso ai vetri color sangue e il nero dei drappi funebri è spaventoso e allo spensierato che metta i piedi sul funebre tappeto, l’orologio d’ebano manda un suono più pesante, più solennemente energico che quello da cui son colpiti gli orecchi delle maschere che turbinano nella lontana noncuranza delle altre sale.
Quanto alle altre stanze quelle formicolavano di persone e il cuore della vita vi batteva febbrilmente. La festa tumultuava sempre quando finalmente l’ orologio diede il suono della mezzanotte. Allora la musica cessò; la danza fu sospesa e per tutto si fece, come prima un’immobilità ansiosa. Ma la suoneria dell’orologio questa volta aveva dodici colpi da battere; perciò è probabile che s’insinuasse un pensiero più lungo nella meditazione di quelli che in mezzo a quella folla festosa erano già pensosi. Per questo forse avvenne anche che molte persone di quell’ accolta prima che l’ultima eco dell’ultimo colpo fosse profondata nel silenzio avevano avuto il tempo di accorgersi della presenza di una maschera che fino allora non aveva punto attratto l’ attenzione. E la nuova di questa intrusione si era tosto sparsa con un bisbiglio all’intorno, poi con un brusio di tutta l’ assemblea ed un mormorare significativo di meraviglia, di disapprovazione e quindi di terrore, di disgusto.
In una riunione di fantasime quale l’ ho descritta ci voleva certo un’ apparizione straordinaria per produrre un tale effetto. La licenza carnevalesca di quella notte era, è vero, quasi senza limiti; ma il personaggio suddetto aveva oltrepassato la stravaganza di un Erode e superati i limiti — pure larghissimi — della convenienza imposta dal principe. Ci sono nel cuore dei più spensierati delle corde che non possono esser toccate senza produrre emozione. Anche nei più pervertiti, in quelli che tengono come un gioco la vita e la morte, ci sono delle cose colle quali non si può scherzare. Tutta l’assemblea parve sentire profondamente il cattivo gusto e la sconvenienza della condotta e del travestimento dello straniero. Il personaggio era alto e scarno, avvolto dalla testa ai piedi in un sudario. La maschera che celava il viso rappresentava così bene la rigidità della fisionomia di un cadavere che la più minuziosa analisi difficilmente avrebbe scoperto l’inganno. Eppure tutti quei pazzi gai avrebbero forse sopportato se non approvato quel brutto scherzo. Ma la maschera era arrivata fino a prendere il tipo della Morte rossa. Il vestito era chiazzato di sangue e la sua larga fronte come del resto tutta la faccia erano cospersi di quel terribile color scarlatto.
Quando gli occhi del principe Prospero si posarono su quella figura di spettro — il quale con un mover lento, solenne, affettato, girava qua e là fra i ballerini— esso fu visto dapprima sconvolgersi in un brivido violento di paura o di ripugnanza; ma subito dopo la fronte gli s’ infiammò di rabbia.
— Chi osa, — domandò con voce roca ai cortigiani ritti intorno a lui — chi osa insultarci così con questo scherno che pare bestemmia ? Impadronitevi di lui e toglieteli la maschera, che sapremo chi dovremo appiccare ai merli della torre, al levar del sole. —
Quando il principe Prospero pronunziò queste parole era nella camera Est, o azzurra. La sua voce rimbombò forte e chiara a traverso le sette stanze, perché il principe era un uomo imperioso e robusto, e la musica ad un suo cenno di mano s’ era taciuta.
Il principe dunque era nella camera azzurra con un gruppo di cortigiani ai suoi fianchi. Dapprima, mentre parlava, ci fu nel gruppo un leggero movimento innanzi verso l’ intruso, che per un momento fu vicino a loro quasi da toccarli, ed ora con passo sicuro e maestoso si avvicinava sempre più al principe. Ma quel certo terrore indefinibile ispirato a tutta la compagnia dall’audacia insensata dalla maschera fece sì che nessuno osò mettergli le mani addosso; cosicché non trovando nessun ostacolo, passò a due metri dalla persona del principe e mentre l’immensa assemblea, come obbedendo a un sol movimento indietreggiava dal centro della sala verso i muri, continuò la sua strada senza fermarsi, collo stesso passo solenne e misurato che subito da principio l’aveva contraddistinta, andando dalla camera azzurra alla camera rossa — da questa a quella verde — dalla verde all’arancione da quella alla bianca — e poi alla violetta, prima che nessuno avesse fatto un movimento decisivo per fermarla. Tuttavia il principe Prospero esasperato dalla rabbia e la vergogna della sua momentanea debolezza si slanciò precipitosamente traverso alle sei stanze, dove nessuno lo seguì; perché un nuovo terrore si era impadronito di tutti.
Egli brandiva un pugnale e si era avvicinato impetuosamente al fantasma che batteva in ritirata, quando quest’ultimo, arrivato in fondo alla sala dai velluti, si volse bruscamente e fece fronte a quello che lo inseguiva. Un grido acuto si levò, e il pugnale scivolò con un lampeggiamento sul tappeto funereo sul quale il principe Prospero un secondo dopo cadeva, morto.
Allora, chiamando a raccolta il coraggio violento della disperazione, una folla di maschere si precipitò nella sala nera; ma afferrando lo sconosciuto che stava diritto e immobile come una grande statua nell’ombra dell’orologio di ebano, tutti si sentirono soffocati da un terrore indicibile, vedendo che sotto il lenzuolo e la maschera cadaverica che avevano abbrancata con sì violenta energia non si trovava nessuna forma tangibile.
Allora fu riconosciuta la presenza della Morte rossa. Come un ladro, di notte essa era sopraggiunta. E tutti i convitati caddero uno ad uno nelle sale dell’orgia bagnate da una rugiada sanguinosa ed ognuno morì nella disperata positura in cui era caduto soccombendo. E la vita dell’orologio d’ebano si spense con quella dell’ultimo di quei personaggi festanti. Le fiamme dei treppiedi spirarono. E le tenebre, la rovina e la Morte rossa distesero su tutte le cose il loro dominio sconfinato.

a cura di G.A.Sartini

Comments

  • 4 Maggio 2013

    Vuoi dirmi che devo rileggere Poe?
    Meh, non ne ho voglia!

    reply
  • Noè
    4 Maggio 2013

    …quei racconti ci sono anche nel mio supermercato, stesso prezzo e stessa edizione!!! Insieme ad altri libretti a novantanove centesimi! Li stavo comprando proprio l'altro giorno, ma avrei dovuto cambiare soldi interi e ho rimandato!!! A questo punto, provvederò! Ma la carta e l'inchiostro, secondo te fan proprio schifo? Cioè, tra una settimana il libretto esisterà ancora??? Perché esteticamente, a me piace! Nel mio supermercato c'è un espositore in cartone con questi libretti, e devo dire che hanno proprio un bell'impatto.
    Comunque, "Il gatto nero" e "Il cuore rivelatore" li ho letti un paio di mesi fa, su un'altra raccolta di Poe sempre a novantanove centesimi (che, credo, era una vecchia mille lire, riciclata in un negozio tutto a 99 cent!). Li avevo trovati dei bei racconti, sicuramente i più belli della raccolta in questione.

    Io ho un vasetto di coccoina, conservato in un cassetto! Mi piace un sacco l'odore, e quell'adorabile pennellino per stendere la colla! ^_^ ricordi d'infanzia…

    Una nuova gelofigata in arrivo…woWoooWOOW!
    ^_^

    è troppo bella la tua stanza dei libri, ha un'aria accogliente!
    Cos'è il gatto sul tavolo?

    reply
    • 4 Maggio 2013

      Ordunque!
      sì che esisteranno ancora, l'edizione è buona e dignitora, e sono carini. Il problema di solito è sulle traduzione, per varie cose che non ti sto a raccontare, ma erano storie vecchie e a me paiono decenti, anche in questa versione. tra l'altro è la terza volta, alcuni, che li rileggo.
      poi
      intanto,
      comprane uno, no, così vedi e poi magari fai gli altri
      tra l'altro
      il contenitore in cartone che dici
      è praticamente in tutte le librerie,
      mi sa che la newton l'ha azzeccata di nuovo, anche se onestamente non so se vendono… boh-

      per il gatto… è un salvadanaio galattico!

      reply
    • 4 Maggio 2013

      Il gatto non l'avevo proprio visto, in mezzo a quei pois…

      reply
    • 5 Maggio 2013

      è un gatto mimetico! 🙂
      l'avevo messo lì apposta, comunque.

      reply
    • Noè
      5 Maggio 2013

      …ma io c'ho l'occhio clinico, per i gatti!
      :-/

      reply
  • 4 Maggio 2013

    Gelofigata dici? Mmmm sono proprio curioso… 😉

    reply
    • 5 Maggio 2013

      vedrai che roba… soprattutto il banner, lho fatto fare a uno bravo, mica come quelli che fai tu!

      reply
    • 6 Maggio 2013

      Mizzega, ci avevi ragione, ci avevi! 😉

      reply
    • 6 Maggio 2013

      bello eh? eh, sì, gian de steja è bravo! tu sei una schiappa!

      reply
  • 8 Maggio 2013

    Penso che hai fatto una ottima scelta ,leggere e rileggere a Poe è sempre un piacere ha fatto dei capi lavori che valgono la pena averli in casa. Un abbraccio

    reply
    • 8 Maggio 2013

      ma, sì, non mi è dispiaciuto… anche se in effetti ci sono riletture che anno di più, per certi versi, o meglio, cose che essendo più giovane avevo capito di meno 🙂

      reply

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