"Lo hobbit" di J. R. R. Tolkien***

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"Lo hobbit" di J. R. R. Tolkien***

Succede che a gennaio, grazie a Emanuela che mi ci portava aggratis, dopo tanto, ma non troppo tempo, sono andato al cinema. Io, ve lo dico subito, non avevo granché voglia di vedermi Lo hobbit. Il mio obbiettivo era la bottega dei suicidi, del quale avevo visto per sbaglio il trailer e mi ero fortemente invaghito, vuoi per tematica, vuoi per disegni.
Ma siccome la mamma, ma anche la nonna, e pure le zie tutte dei cretini sono incinte e di innumerevoli gemelli è successo che prima il film l’hanno preso in ostaggio per vietarlo agli under 18, poi l’hanno rilasciato, ma oramai non lo cagava più nessuno e non è uscito da me e quindi… Lo Hobbit!
Impressioni a caldo? Negative!
Negative per mille motivi.
Sembrava, e tuttora mi sembra, quel film, una pellicola che cerca di mediare tra coloro che hanno visto e quello che non hanno visto il SdA, scontentando entrambi.
Ecco perché, per evitare di dovermi andare a vedere gli altri due pappardocchi della trilogia, non appena ho scoperto che: a) Lo hobbit è corto b) Lo hobbit è un libro per ragazzi, ecco che mo lo sono fatto prestare al più presto da Cristina e sono riuscito persino a leggerlo in tempi non biblici.
Impressioni? Cosìcosìtive.
Vi dico subito che non troverete il librone zeppo di personaggi epici e di frasi celebri, come potrebbe essere il SdA. Lo hobbit è un volume agile, che come – pare forse si mormora – lo stesso Tolkien diceva, non doveva essere dato alle stampe ma l’aveva scritto unicamente perché i suoi figli avessero una storia da ascoltare, densa d’azione e accadimenti, poco propensa alle costruzioni complesse e alle letture multinterpretative (con buona pace di quelli che lo vedono come metafora della Grande Guerra). Insomma… sono molto, ma molto contento, alla luce di tutto ciò, di aver deciso di leggere questo prequel tolkieniano, che ha messo in una luce diversa lo stesso prodotto di celluloide e mi ha regalato un utilissimo strumento per affrontare le miei prime lezioni di narrativa sul viaggio dell’eroe.
Ma forse, direi, è meglio partire per ordine, perché almeno voialtri là fuori che avete visto il film, o volevate vederlo, o potreste volerlo vedere e vi state chiedendo se ha un senso leggere (prima o dopo) il libro di Tolkien, volete saperne di più. Per chi non ha palle di leggere il post dico subito di sì, e può smettere qua, ché leggere il libro è cosa buona ed è utile, in tutti i casi citati.
Gli altri vengano con me, magari riesco a lenire l’incazzatura post-hobbit filmico, e non lamentatevi se mi scapperà qualche spoiler, seppur lieve lieve.
Punto primo.
Lo hobbit è un libro approssimativo, volutamente approssimativo. Si bada a una sufficiente coerenza interna, ma ci si ferma lì. C’è una bella scena che ci piace tanto e che è una magnifica visione per la fantasia? Mettiamola! e poco male se poco c’entra con l’economia totale della vicenda o se fa sollevare dubbi di una sua eventuale sensatezza. Ci sarebbe un personaggio da approfondire per dare un senso alla sua comparsa e alle sue azioni? Ma chissene importa! Ai figli di Tolkien non interessano le paranoie dell’eroe, interessa l’azione, e allora tiriamo fuori questo personaggio in quattro e quattrocchio e gli facciamo fare cosa ci serve che faccia.
Un esempio? L’uccisore del drago Smaug (o Smog, nel film), che tranquilli, non è Bilbo Baggins, ma un carneade di cui, sì, in una cinquina di pagine si fa una brevissima analessi per dargli spessore, ma senza ottenere lo scopo. Un buco mica da ridere.
Però vi dico subito perché è stato piacevole, leggere questo testo. Qui, nella circostanza che vi ho citato, si crea una voragine che deve essere riempita da chi scriverà la sceneggiatura dei film e diciamo che, volendo, c’è parecchia libertà di manovra.
Ecco perché, per dire, leggendo il libro ho capito come mai sia stato creato il personaggio dell’orco senza un braccio, quel villain cattiverrimo che il nano valorosissimo affronta, per restarne quasi ucciso. Nel libro, al background di questo capo degli Orchi si dedicano a malapena poche righe, eppure si lascia intuire che nell’atto finale e conclusivo è una figura importante.
Punto secondo.
Tutta la prima parte di libro, dove appunto, il film si era già sovrapposto, è stata un calvario, da leggere. Questo non perché sia brutta, anzi, in certe parti il film era stato molto fedele, ma laddove il libro è coerente e, seppure a malapena, riesce a dare un senso a tutto, il film fallisce e si dimentica. Esempio? Bilbo segue i nani, in un’impresa non sua, che non gli renderà niente, uscendo da un mondo ordinario ottimale, per lui, e andando alla ventura, nel suo viaggio, perché?
Così! per uno spirito d’avventura che deve ancora palesarsi, per una sorta di non si sa bene quale motivazione che ti porta a pensare tutto in modo molto poco credibile. Nel SdA Frodo parte perché a) è minacciato b) il mondo intero è minacciato c) nulla sarà come prima se non si assume quel fardello.
Ne Lo hobbit Bilbo non ha quasi motivazioni. Nel libro, invece, vuoi calcando la mano sullo spirito di Bilbo, tutt’altro che un a pigna in culo e poco proponso all’avventura, vuoi sui suoi natali, non qualunque ma di famiglia che ha la febbre nel sangue, e vuoi perché non c’è una percezione completa del pericolo, ecco che – benché non molta – c’è coerenza interna.
Insomma… vi dico subito che ora che so come è il libro sono piuttosto propenso a vedere anche gli altri due film della serie, fosse anche per sputtanare le scelte, nel caso fossero inutili (l’innesto di Radegas) o addirittura dannose (gli elfi e il loro inutilissimo e noioso concilio). Tra l’altro, dimenticatevi gli elfi fighi e intoccabili a cui vi hanno abituati, quelli de lo Hobbit, soprattutto i reietti della foresta, cazzeggiano e giuggiolano tutto il giorno, sono piuttosto dispettosi e cattivelli e si dedicano più a prendersi una bella bevuta, che a salvare il pianeta.
Terzo punto.
< b>Il libro è molto godibile. Te lo leggi con lo spirito del romanzo d’avventura e non ti devi fare troppe domande. Devi viaggiare con Bilblo, affrontare pericoli, salire montagne, conoscere Gollum, combattere orchi e troll, parlare col drago ed essere perfino un traditore, alla fine, una sorta di antieroe che sceglie il buon senso, anziché il cieco coraggio.
Mi sento di dire che è libro completamente diverso dal SdA e anzi, sono addirittura due libri che potrebbero essere visti come dedicati a un pubblico differente. Credo sia “intrattenimento” la parola d’ordine di questo libro, concedendo qualcosa alla completezza e alla coerenza. E’ un modo, soprattutto, per osservare i germi di quello che sarà il masterpiece tolkiniano, di vedere come si possa passare dalla effervescente creatività – attraverso la competenza e l’esperienza narrative acquisite negli anni – a un prodotto pressoché perfetto
Poi? Che altro dirvi?
Oh, ma un sacco di cose. Potrei, per esempio, darvi una traccia della trama, visto che nossuno lo fa mai, ma per fare questo vi dico solo che è un viaggio eroico, compiuto da Bilbo Baggins, per cacciare il drago e ridare la montagna ai nani, legittimi proprietari.  Nel fare questo si incontreranno elfi, orchi, personaggi straordinari, mannari, aquile, maghi, nonché l’anello grazie al quale riuscirà in tutto e insomma… la maggior parte degli ingredienti del pantheon di Tolkien
Vi posso dire anche che il personaggio meglio riuscito è Beorn, il solito borderline dotato di grandi quantità, e la presentazione dei nani al suo cospetto, è forse tra le scene meglio riuscite, anche se sia l’incontro con gollum e la gara di indovinelli, sia la chiacchierata con il drago non sono da meno.
Vi posso dire che il libro è del 1937 ma ne esistono altre versioni successive, con diverse revisioni, non sostanziali, che ne esistono versioni illustrate e persino commentate o a fumetti.
E poi direi basta. Ho parlato anche troppo… se seguite le lezioni di narrativa che verranno, Lo Hobbit sarà usato spesso come esempio, mostrando in tutte le sue parti il tipico viaggio dell’Eroe.
Voi, se vi gira, il libro lo trovate anche in edizione umana a non molti schei (dialetto delle Montagne Nebbiose) e vi invito a non confondervi con il libro che racconta il film, sicuramente molto diverso.
Io vi lascio i Led Zeppelin hobbispirati e vi saluto. carissimi.

Comments

  • 15 Marzo 2013

    Lasciami dire che il trucchetto che Gandalf usa per presentare i nani a Beorn è lo stesso usato per presentare i nani a Bilbo. Un po' alla volta, non tutti insieme. Concilia?

    Per il resto sono pienamente d'accordo: è una storiella dedicata a un pubblico non ancora maturo, niente più. Un libretto senza troppe pretese, del tutto diverso dal SdA, ma lo hai già detto tu.

    Vorrei leggere il Silmarillon, ma non lo trovo per kindle. Prima o poi, in qualche libreria… chissà.

    Per il resto, attendo il terzo capitolo della trilogia filmografica per vedere come è stata resa la battaglia dei 5 eserciti. E il secondo per la fuga rocambolesca dal castello di quel tizio che non ricordo più come si chiama, l'ho letto un po' di tempo fa. L'anno scorso, invero, a luglio, in 7 giorni… ma nel frattempo ho letto mille altre cose (18 robe, di cui 2 in lettura).

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    • 16 Marzo 2013

      Sì sì, vero, anche io ho voglia di vedere come è resa la guerra, che poi, tipo, nel libro c'è proprio un cambio di obiettivo, nel senso che fino alle quasi ultime pagine si pensa che il compito dell'eroe sia ammazzare il drago, e invece salta fuori il classico conglitto bene-male
      comunque sì
      il trucco di presentazione è sempre quello, ma con Beorn è efficace, mentre con Bilbo no. I motivi sono due
      c'è suspence, creata dal fatto che noi lettori i nani li conosciamo già e quindi aspettiamo di vede come Beorn reagirà.
      il secondo dovuto al fatto che viene detto che Beorn può reagire anche molto male… e quindi siamo attenti.
      La fuga non la ricordo… cioè, è Bilbo che è fuggito dagli elfi e penso sia quello. Lui invisibile che ficca i nani nei barili di vino e si fan buttare nel fiume ecc ecc. 🙂

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    • 16 Marzo 2013

      Proprio a quella fuga, mi riferivo. Secondo me è da secondo film, sennò saprà di niente.

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    • 16 Marzo 2013

      Ah: oggi ho trovato il Silmarillion! E non potevo atendere, ho piantato lì Evangelisti, che avevo iniziato ieri.

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    • 17 Marzo 2013

      vero vero! seconda fuga da secondo film, ma direi che Beor n, il mutaforma orso, gli dà materiale per tirare fuori un personaggione, se vogliono. (che per ora non ve n'è di superlativi)
      e in ogni caso, buon silmarillion!

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    • 17 Marzo 2013

      Grazie, lo sta essendo. (si può dire? Sennò me lo invento e lo uso lo stesso!). Meraviglioso già dalle prime righe!

      E Beorn potrebbe anche essere un buon personaggio, ma personalmente non mi piace. Certo, mi piace di più degli inutili elfi che banchettano spostandosi a velocità Warp, per dirla alla "Star Treck", ma… come dire… boh. Non so, non mi ha convinto del tutto. Mi son piaciute di più le aquile.

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    • 17 Marzo 2013

      le aquile del libro sì, hanno le loro motivazioni, sono fiere e odiano ciò che gli orchi rappresentano, ma quelle del film, ridotte e meri uccelli da richiamo, che ti chiedi come mai non le abbiano usate prima come mezzi comodi di trasporto, ecco, quelle no, nn mi sono piaciute. 😉

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    • 17 Marzo 2013

      Mi riferisco al libro, ovviamente. Il film, è liberamente tratto, mi pare. Come il SdA, ci son cose che non combaciano, o che mancano del tutto. E non farmele spiegare, che le sai pure tu e ci vorrebbe un post dedicato solo a questto. In più ora non ne ho voglia, la pigrizia è forte in me.

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    • 17 Marzo 2013

      sis sisisisisi sappiamo tutto
      la chiudiamo qua 😀

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  • Frank Spada
    16 Marzo 2013

    web: gelostellato Roma?!
    solo gelaterie alla mano, e se l'hobbit dietro il banco nn sei tu… il tuo blog-hobby mi piace assai di più.

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    • 17 Marzo 2013

      chi può darti, chi può darti di piùùùùùùùù! 🙂
      grassssie!

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