"I pesci non chiudono gli occhi" di Erri De Luca****

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"I pesci non chiudono gli occhi" di Erri De Luca****

Ah, cari, eccomi finalmente al primo libro del 2013!
Perché sì, quest’anno sono tornato al mare mio, con il solito giubbotto, con un po’ di melanconia, pochissimo sonno, molta umidità e un libro che ho comprato, come si deve fare, senza conoscere l’autore e di proposito per il primo dell’anno.
E stavolta era un libro preso il 31, un quarto d’ora prima che chiudessero, nella fretta, scartabellando a caso e ricordandomi che la Elena, beata lei, una volta mi aveva detto di leggere Erri De Luca.
Non ricordo quale libro mi consigliò, forse addirittura questo, non so.
Ma ricordo che le dissi che non mi andava, perché in quel periodo il buon Erri faceva la pubblicità di una trasmissione italiaunica di quelle che fanno schifo solo a pensarne l’esistenza, tipo quelle che vanno a scovare i barboni per cercare di farci sentire in colpa che noi ci lamentiamo per un pelo di mulo nella zuppa e loro non ce l’hanno, la zuppa (e forse nemmeno il pelo di mulo).
E insomma… io dissi qualcosa tipo “che io non compro libri di beoti che sfruttano il piagnonesimo televisivo e bla bla bla”… sì, insomma, quelle pare che mi faccio io quando non riesco a fare a meno di essere fastidioso.
Però poi mi è capitato questo, tra le mani, e mi son detto: La Elena mi ha sempre consigliato bene, sui libri. Mi ha fatto leggere Murakami e Saramago e Vargas Llosa ed Eugenides… insomma… addirittura l’usanza del libro del primo dell’anno letto passeggiando al mare è nata proprio con il “suo” Tokio Blues… e allora ecco, ho comprato De Luca.
E non poteva cadere, con la signora della libreria che voleva chiudere e mi alitava sul collo, su questo piccolo libro che parla di mare e di un bambino, visto che il libro del primo dell’anno deve essere breve, e possibilmente riuscire a far riflettere un po’ o avere dentro della poesia.
Insomma… vi dico subito che questo “I pesci non chiudono gli occhi è stato un libro del primo dell’anno perfetto.
Perfetto perché metà l’ho letta proprio durante la passeggiata, e il resto l’ho finito forse la notte stessa, o quella dopo. Perfetto perché un libro che si intitola così e attrae una vecchietta borderline, in pantofole sulla spiaggia, fuori come uno squalo, che mi chiede cosa significa il titolo, e io pure mi fermo a discutere dicendo che non lo so, che non ci sono ancora arrivato, anche se presumo che sia perché non hanno le palpebre, e lei che mi dice, in risposta, che c’è molta umidità (era vero).
Perfetto perché è scritto in grande e va bene da tenere con una mano sola, che almeno non ti si congelano entrambe, e puoi fare opportuni cambi. E poi perché era bello, dai, quel che va detto va detto. E anche se può non piacere, me ne rendo conto, e anche se può essere tacciato di baricchianesimo, a tratti, vi dico che non mi pare un’accusa poco credibile, perché io non vi ho trovato molte tracce di piacionerie, e di spocchia, o di affettatezza verbale.
E’ una storia in prima persona, che difficilmente riesci a schiodarti dall’idea che non sia autobiografica (e lo è, mi pare), e con un misto di sapienza e furbizia rende poetiche le parole di chi, cinquantanni dopo, ricorda, usando il dialetto per dare verità, l’innocenza per dare profondità, il dimenticare per dare credibilità. Ed è riuscito, a mio avviso, questo lavoro.
Ma vediamo di farvi vedere perché, dài.
E’ una storia di bambini, ragazzi, pre-adolescenti, di quelli del periodo quando cominciano i baci e forse altro, e di quando si va a fare le vacanze estive altrove, e si incontrano altri bambini. E ce ne sono alcuni, che sono diversi, e succede che si incontrano, per poi salutarsi e non vedersi più, per sempre, ma per una estate, magari, fanno cose che sono piccoli drammi e grandi epopee, uniti, e per lo più ignorati dagli adulti. Ecco, qui si racconta una storia di queste. 
E la si racconta così:
“Te lo dico una volta e già è troppo: sciacqua le mani a mare prima che metti il morso all’esca. Il pesce sente odore, scansa il boccone che viene da terra. E fai tale e quale a come vedi fare, senza aspettare uno che te lo dice. Sul mare non è come a scuola, non ci stanno i professori. Ci sta il mare e ci stai tu. E il mare non insegna, il mare fa, con la maniera sua.”
Scrivo in italiano le sue frasi e tutte insieme. Quando le diceva erano scogli staccati e molte onde in mezzo. Le scrivo in italiano, senza la sua voce a dirle nel dialetto sono spente.
Che è l’incipit, oppure così:
Conoscevo gli adulti, tranne un verbo che loro esageravano a ingrandire: amare. Mi infastidica l’uso. In prima media lo studio della grammatica latina l’adoperava per esempio di prima coniugazione, con l’infinito in -are. Recitavamo tempi e modi dell’amare latino. Era un dolciume obbligatorio per me indifferente alla pasticceria. Più di tutto mi irritava l’imperativo: ama.
Al culmine del verbo gli adulti si sposavano, oppure si ammazzavano.
dopo qualche pagina, oppure questa ancora, che mi piaceva:
La sera leggo un libro acquistato da papà, racconti di inglesi nelle loro colonie dell’Oceano Indiano. Ci sono delitti ma non c’è da scoprire l’assassino. Ho ricopiato una frase: “Il rimorso non tormenta chi l’ha fatta franca”. Oggi so che è vera. Allora fu la scossa che scombinò le notizie religiose. Rimorso, confessione erano conseguenze inevitabili del crimine. Invece il libro diceva niente strascico di pena a chi la passa liscia, Esisteva una variante per la quale il delitto non comportava peso. Fu una scossa da sottoterra. S’incontrano, leggendo, frasi sismiche.
Insomma… dovreste aver capito anche il mood, fatto di frase brevi, icastiche, a volte, e comunque rapide, e forse, se proprio devo dargli una colpa, con un lieve sentore di artefazione, in qualche angolo, come ad annusare che sì, forse non è proprio così, che pensa un bambino di dieci undici anni, però okay, è bello da leggere, e allora…
E io di
rei basta, con questo post.
Forse, avendo regalato a Gloria proprio un De Luca, non si sa mai che è bello pure quello e magari ne comprerò un altro a breve. Per ora, questo, mi è piaciuto molto. E se voi, errideluchisti all’ascolto, volete dire e dare consigli, accetto volentieri.
Vi lascio, perché mi va, con due righe scelte da due pagine che aprirò completamente a caso!

A settembre succedono giorni di cielo sceso in terra. Si abbassa il ponte levatoio del suo castello in aria e giù per una scala azzurra il cielo si appoggia per un poco al suolo. A dieci anni potevo vedere i gradini squadrati, da poterli risalire cogli occhi. Oggi mi contento di averli visti e di credere che ci sono ancora. Settembre è il mese delle nozze tra la superficie terrestre e lo spazio di sopra acceso dalla luce. Sulle terrazze gradinate a viti i pescatori fanno i contadini e raccolgono i grappoli nei cesti fatti dalle donne. Prima ancora di spremerli, il giorno di vendemmia ubriaca gli scalzi tra i filari al sole e lo sciame delle vespe assetate. L’isola a settembre è una mucca da vino.

Per pigliarlo, nel caso
E comunque non vi dico il perché del titolo 😛

Comments

  • 23 Febbraio 2013

    De Luca lo apprezzo tantissimo, conosciuto anni fa con "Il peso della farfalla" e poi attraverso altri piccoli libri. Delicato dove serve e intenso sempre, ha però bisogno di un lettore attento e capace di sostenere il suo stile di scrittura con il cervello.
    Ottima scelta!

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    • 24 Febbraio 2013

      eh si, forse poteva essere anche il peso della farfalla, che ricordo, fu un titolo di cui molto si parlò.
      Diciamo che questo me lo ricorderò 🙂

      reply
  • 24 Febbraio 2013

    Il tuo dono è il primo nella pila dei libri da leggere.
    Di De Luca ho letto solamente Montedidio. Con un misto di fascinazione e di rigetto. Diffido sempre di chi scrive molto ed è molto osannato. In genere aspetto anni prima di affrontarlo. Comunque ormai non posso aspettare tanto 🙂 e, non appena letto Il Contrario di Uno, ti farò sapere.

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    • 24 Febbraio 2013

      ah, ecco il titolo! spero non sia brutto va 🙂 di buono c'è che è cortissimo 🙂
      Mi farai sapere, e se magari me lo ritrovo in geLotteria… be' non serve che mi dici niente eh 🙂

      reply
  • 24 Febbraio 2013

    Mai letto nulla di De Luca… ma questo mi ha incuriosito. Me lo segno, che sembra mica male.

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    • 24 Febbraio 2013

      costa pure poco, nelle edizioni feltrinelliche, alla peggio te lo leggi in parte in libbraria 🙂

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    • 24 Febbraio 2013

      No, che poi mi affeziono e mi tocca comprarlo per metterlo in libreria!
      Piuttosto lo compro e lo leggo dopo! 😀

      Ma prima ho altri 5 o 6 titoli in coda.

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  • 27 Febbraio 2013

    Erri De Luca scrive parecchio, ma i suoi libri sono brevi e anch'io avevo una certa diffidenza.
    Ma un bel giorno mi sono chiesta Il perché…e per rispondermi lessi proprio questo. Una lettura che avvince. Hai detto tutto e quindi non servono commenti. Solo un consiglio: già che ci sei leggi anche "Il giorno prima della felicità".

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    • 27 Febbraio 2013

      okay!
      tra l'altro, la cosa bella dei consigli via commenti, è che non serve nemmeno salvarli, restano qui e quando mi serviranno, li ritrovo qui 🙂
      Grazie!

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  • 28 Febbraio 2013

    Interessante! Invece io volevo chiederti: hai mai letto nulla di Jonathan Carroll? ("Ossi di luna", "Il paese delle pazze risate",…). Io no, pianificavo di farlo prima o poi ma mi incuriosiva la tua opinione!

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    • 28 Febbraio 2013

      due cose, le trovi nella pagina dei libri stellati
      la raccolta di racconti mi era piaciuta molto, ne ricordo persino un paio
      l'altro invece, i ragazzi di pinsleep, no moltissimo
      ma è sulla lista di gente che devo leggere, perché aveva grandi doti visionarie, inoltre
      le copertine dei suoi libri sono galattiche!

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    • 1 Marzo 2013

      Guardo subbbbbbbito grazie!!! 🙂

      reply

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