Febbraio 2013

Tante le cose che possiedo, Tante quelle avute. Ho avuto torto, Fretta, Sfiga, Ho avuto per le mani un incubo Con gambe rotte e storte. I seni scarni dell'indifferenza Ammiccano dalle porte socchiuse Della vanità. Una musa sperduta, in ritardo, Abbandonata dai più  E dai diviso Mostra i denti, Stretta all'angolo, Nel piatto ricco dell'ordinario.

Ho preso le parole;  Non le mie, quelle di altri,  Lasciando loro le migliori e tenendo  Per me quelle adatte,  Dall'abito frusto e stropicciato;  Le ho prese e due le ho legate  Con un elastico,  Altre con chiodi e graffette,  Alcune le ho dovute incollare,  Altre unite dalla cucitrice  O

C'è un sabato in ghingheri, Pronto a mangiarci la faccia; Un'anziana sbilenca che attraversa La strada; I semafori Sono rimasti indietro, Prigionieri della città; Non abbiamo mai troppa fame E forse nemmeno sete. Eppure, il tempo di un Ciao, Ed ecco i belli Dileggiare i bravi, Le chimere accucciarsi Sul cofano caldo; Le muse