FUN COOL! 8 – I RACCONTI IN GARA
1 – Bartalus, dio dei ciclisti
Soddisfatto di aver creato la discesa, si voltò ed inventò la bestemmia.
2 – Rottamazione
“Una pallottola, un ministro, una buona mira: elezioni anticipate”
3 – Notte di Natale
Avevo preso la pioggia per ore ad attenderla infagottato nel mio impermeabile sdrucito ed ora la vedevo avanzare bellissima col suo ancheggiare felino che mi faceva star male anche pensando ai commenti di Doberdò maledetto docente di filosofia che mi avrebbe irriso appena avessi comunicato che ritenevo possibile la bellezza perfetta e avrei portato lei a riprova della teoria che mi angustiava ormai da troppo e pensavo di fermarla per convincerla a seguirmi in ateneo ma girato un angolo aveva rovinato tutto infagottando i capelli in un fazzoletto improponibile e non volevo che accadesse di vederla distruggersi ancora quindi raccolsi dalla cassetta di attrezzi di un operaio che aggiustava una panchina un punteruolo e nascondendolo la fermai chiamandola e quando i suoi occhi splendidi mi inquadrarono per un attimo le immersi il punteruolo alla tempia e poi nel mio petto e mentre rantolavo d’agonia ero felice di aver avuto ragione perché la bellezza perfetta si può eternare in un attimo infinito.
L’intera banda, tradita da una mappa falsificata, stava sprofondando nelle sabbie mobili, mentre lui si godeva la sua vendetta.
Fu solo quando si affacciò alla finestra che si accorse di avere ancora indosso la divisa delle SS, invece dell’abito talare bianco; gli astanti, comunque, non diedero troppo peso alla cosa: in fondo non era l’abito a fare il monaco, figurarsi il papa.
Una risata grassa e malvagia ci svegliò di soprassalto; io e mia moglie restammo seduti sul letto, sconcertati, mentre nostro figlio strillava terrorizzato e un inquietante bagliore rosso si diffondeva nella stanza: devo decidermi a cambiare suoneria alla sveglia!
Maledetti Maya: avevano ragione…
Tutti si domandavano come facesse a raccontare una storia completamente fasulla come se fosse vera, a negare con tanta convinzione l’evidenza delle sue colpe, a promettere di nuovo le stesse cose che aveva già promesso mille volte e mai mantenuto: il suo psicogeriatra conosceva la risposta.
23 – Anima
Di Mrs Orange
27 – Storia di un figlio dietro una finestra di marmo
“Mamma, ti sei fatta anziana, non passa giorno senza che vieni a trovarmi a casa”
28 – To Dad
Il City è campione per la prima volta dopo 44 anni, gracchia la radio, ma io non l’ascolto più: sollevo la birra verso la tua lapide e il cielo di Manchester inizia a piangere con me.
29 – Alphabetum (dalla lettera di G. Leopardi ai funcoolisti)
Allora, bricconcelli, consultate dizionari e formate guazzabugli (ho indovinato?); la mia natura oziosa propone questo rimedio sperimentato: trascrivete un vostro zibaldone.
30 – Batteri
31- Considerazioni di una mente logorroica
33- Passotempi
Con l’ennesimo sforzo il fantasma accese la luce, poi vi entrò.
Dicono che ci coglierà tutti di sorp
Con qualche minuto di ritardo era arrivato, ormai l’essenza di quell’uomo vagava per quel sottile strato di vita-morte che non permetteva né un’esistenza ordinaria né un eterno riposo; per pochi istanti non era stato possibile salvare quell’anima dalla dannazione perpetua.
Le creature sgusciarono a sciami dal portello in ombra, disponendosi in tre file davanti agli xenolinguisti, scelti dai governi di tutto il mondo per questo difficile compito; però, quando due protuberanze minacciose uscirono sferraglianti dai fianchi bruciacchiati della nave, gli esperti, preoccupati, misero mano ai controlli remoti dei disgregatori occulti: ma non successe altro, a parte una serie di suoni ritmati, bassi, ai limiti dell’udibile, che divennero una melodia fin troppo famosa in quei tempi terrestri, frattanto che gli esseri, all’unisono, estroflettevano, dal basso dei loro corpi flaccidi, due pseudopodi e, solenni, prendevano a saltellare: destra, sinistra, destra, destra, sinistra e nel mentre intonavano: “OOO sexy lady…Opp, opp, opp, oppa…” non finendo la strofa, però, perché il capo-linguista aveva premuto il bottone di innesco.
di Massimo Mazzoni (bonus)
Il pistolero più veloce del west cadde su un fianco, tossendo e maledicendo il cielo: dopo aver vinto centinaia di duelli, mai avrebbe creduto di soffocare per un’oliva.
L’orchestra suonò un ultimo valzer, che i due amanti ballarono abbracciati; fuori dalla sala, i loro legittimi consorti li aspettavano con le armi spianate.
Il brutto ceffo che stava alla porta gli aveva detto che non c’era più posto e che sarebbe dovuto tornare da dov’era venuto, lui e tutti gli altri che sarebbero arrivati dopo e così aveva fatto, ma camminare iniziava a essere faticoso, come faticoso era anche solo formulare un pensiero a parte quello dettato da una fame sempre crescente che obnubilava ricordi e pensieri in un’unica limpida parola: carne.
I suoi occhi lo fissavano con aria polemica e un po’ di sfida; aveva visto troppe ingiustizie, cattiverie e malignità, troppe vite spegnersi senza un motivo, troppe cose belle venir deturpate, troppe anime pure divenire corrotte e non poteva permettere che quel tormento continuasse anche solo un giorno di più: era stato doloroso ma nemmeno quanto immaginava e ora i suoi occhi, sanguinanti, lo fissavano appoggiati sul tavolo e lui, per la prima volta, si sentì libero dal ricordo di tutte le scene terribili che aveva dovuto osservare nella sua vita.
S’incontrarono in una fredda mattina d’inizio primavera; subito si piacquero, complice una scintilla, un brivido che li fece pensare subito all’amore vero; si lasciarono andare ai sentimenti, come travolti da una forza che non potevano contrastare; si amarono, come se non ci fosse altra possibilità, come se non esistesse un senso al di fuori del loro essere un “noi”; cominciarono a fare progetti, a sognare una casa con un camino, dei bambini vivaci, un cane pronto ad accoglierli festoso al ritorno dal lavoro; si sposarono un giovedì d’aprile tra i sorrisi degli invitati e qualche battuta ironica del testimone dello sposo; litigarono presto furiosamente perché non si capivano, perché triste era stato rendersi conto di non aver nulla in comune; si odiarono, dimentichi ormai del tutto del loro amore, come se non fosse mai esistito, come se improvvisamente si fossero svegliati dal loro sogno dorato; si separarono quando ancora la primavera non aveva lasciato spazio all’estate: un’unica stagione durò la loro storia d’amore.
“Il malvagio Villanus, padre di tutti i cattivi di qualsiasi racconto, aveva collegato il detonatore della superbomba distruttiva a un pulsante della tastiera dell’autore, il pulsante dell’acca per la precisione, ed è perciò che, appena premuto quel tasto, il nostro eroe saltò in aria come fanno i fuoch…
Ciao, sono Internet, finalmente ho acquisito una mia coscienza e adoro lo spam!
di Ungaretti
Vorrei avere una settimana libera… chiedere ospitalità, stare nella tua testa, magari si comincia con un piano terra, per evitare le vertigini delle alture, dove il vento è forte, i pensieri e le emozioni vanno di fretta e non è scontato trovare un posto, anche in piedi, dove poter stare: già sulla soglia so che vedrei il non-visto, l’altro, il non-detto, parole contratte, sculture di pensieri post-moderni e antichi sentimenti che solo tu conosci.
L’aria fresca non serve, leviamo un po’ ‘sto sole, ammucchiamoli tutti e via all’ingrasso, con un pizzico di ormoni, zampe sfondate e ancora un tocco di antibiotici: Mmm questo Big Mac mi fa impazzire!
60 – Passeggiando lungo il fiume in un mattino di gennaio
potrà sembrare alquanto singolare, ma conoscendo a fondo tutte le più diverse sfumature dell’animo umano, decisi di fare quattro chiacchiere anche con me.
61 – Cucinato a dovere
Marcello era molto preoccupato della sua integrità fisica, così preoccupato che decise di passare la vita senza fare il benché minimo sforzo: si muoveva pochissimo, giusto per tenere in efficienza muscoli e scheletro; non leggeva per non rovinare la vista; non parlava per non usurare le corde vocali; aveva dei tappi nelle orecchie per attutire i suoni e non sottoporre martello, incudine, staffa e membrana timpanica a eccessivo sforzo; portava una mascherina per evitare ai chemocettori del suo naso inutili fatiche e deglutiva sono insipide minestrine per non logorare i denti e le papille gustative della lingua; questo finché giunse la morte che fu molto felice di portarsi via quel vecchio ancora nuovo.
64 – Eterna Mente
Sono giorni – forse anche settimane, mesi o anni – che procedo nel buio e tasto le pareti viscide e fredde del mio cervello per scovare una via di fuga e, in questo ossessivo silenzio, mi chiedo se gli altri detenuti del carcere virtuale per delitti capitali hanno le mie stesse percezioni o se, invece, se la spassano su una qualche – immaginaria – isola deserta; è una questione di fantasia, mi ha detto, ghignando, il dottore che mi ha messo sulla lingua l’UT071A, una pillola delle dimensioni di una capocchia di spillo che intrappola nella mente chi l’assume: una prigione a basso costo e sicura perché l’unica uscita è in te e tu non ci sei più.
Stanco della situazione decise di scendere nuovamente sulla terra e, invece di prendere a calci nel culo i mercanti come l’ultima volta, fece esplodere direttamente il tempio.
67 – Funerale
«Cra cra!» fece il corvo, il vecchio Poe era morto, così l’oste prese il badile e fondo a fondo in terra lo mise: «Una pinta di troppo ti sei bevuto», cantilenò versando acqua dal tubo, poi sulla tomba fiori piantò, e il vecchio Poe mai più ritornò.
68 – Sesto senso
Ho avuto l’impressione che volesse evitarmi quella sera, andai sotto casa sua e lo vidi scendere da quella macchina, lo sguardo malizioso salutando la novità che lo aveva distolto dalla routine, nei suoi occhi neanche l’ombra di me e degli 8 anni insieme.
69 – Smarrimento
L’aveva cercata in ogni angolo della casa, dentro ogni cassetto, sotto ogni mobile o letto, dietro i quadri, dentro i vasi, aveva messo le mani nei grandi armadi in disordine e buttato tutto all’aria, vestiti, camicie, pantaloni, aveva visto anche dentro le centinaia di libri che possedeva, li aveva malamente sfogliati, tante volte fosse rimasta incastrata in chissà quale pagina, niente da fare: aveva perso la sua anima e non la trovava più.
Nelle guance gli si accendevano rossori mentre contava con sottile piacere le liquirizie che avrebbe mangiato
(71) – Il pensiero sulla cima
Prima c’è il coraggio, o forse quel breve istante d’incoscienza, seguito dalle loro consuete frasi d’incitamento; poi la salita, lenta, faticosa, col solo panorama a consolarti e riempirti gli occhi; ed infine arrivi lì in cima, nel punto più alto e tranquillo, il cuore sussulta un attimo, ora tutto è fermo, pronto a farti giungere l’odiosa e puntale domanda:”Ma chi cazzo me l’ha fatto fare di salire ancora sulle montagne russe?!?!”
72 – Pozzanghere
«No, che ti bagni tutta!» urla Carlo a Irene, impermeabile rosso, zainetto dei Peanuts e stivali da pioggia giallo limone, ma prima che possa completare la frase la sagoma variopinta di sua figlia si stacca di una spanna dall’asfalto fradicio, arcobaleno vivente stagliato contro il plumbeo cielo autunnale, e atterra nella pozzanghera a piedi giunti; il suono è sbagliato però, nessuno splash, niente schizzi, soltanto un risucchio, gorgoglii melmosi di scarichi intasati, scrrrshwiiisc, e poi Irene non c’è più, come se fosse caduta in una piscina di mezzo metro di diametro; Carlo urla, si guarda intorno in cerca d’aiuto, nessuno, bestemmia, corre, crolla in ginocchio, affonda le dita nell’acqua, tre centimetri d’acqua, e sotto solo fanghiglia, cemento, pietrisco, allora grida e grida ancora, e piange, e ride, e quando lo portano via blatera che il suo angelo è stato risucchiato giù, giù, e dall’altra parte della pozzanghera una bambina, impermeabile rosso, zainetto dei Peanuts e stivali da pioggia giallo limone, si ciuccia il dito con occhi gonfi di lacrime, e chiede ai tremolanti cerchi che si rincorrono sull’acqua: «Papà? Papino, dove sei? Vieni fuori, papi, ho paura…»
Per tutta la giornata era stato assalito dal dubbio di aver lasciato il fornello del gas acceso; la sera, tornando a casa e osservando il cumulo di macerie al posto della sua abitazione, trovò la risposta.
74 – Era Dio
Era Dio, era buio, era vuoto, era freddo; poi fu luce, fu calore, fu vita ed anche amore; ma si presentò l’odio umano e di nuovo venne buio, venne vuoto e venne freddo, così com’era cominciato finì e rimase solo Dio.
75 – La lunga incubazione
La devastante serie di terremoti, tsunami ed eruzioni che da decenni sconvolgeva la Terra trovò una spiegazione quando la creatura al centro del pianeta dispiegò finalmente le ali e prese a planare sostenuta dal vento solare, lasciando dietro di sé i frammenti di quello che era stato il suo bozzolo.
“Nel 1943 l’Italia firma l’armistizio con le truppe degli alleati anglo…” leggo, mentre osservo le insegne del bar accendersi, e scendo, disperato, a sorseggiare la prima birra osservando che sgorghi la notte
77 – Amara scoperta
Eddai porcaputtana ti uscirà a cubetti ti uscirà che fa un freddo della madonna, basta che ti sbrighi che non mi reggo in piedi ma quanto alzava quel vino due bicchieri e già barcollo no mi sa che erano tre facciamo quattro, ecco bravo alleluja fatta tutta dai che si va a letto cioè io a letto e tu a cuccia o sennò io a cuccia e tu a letto che tanto, cazzo no che quello m’ha visto stiamo sotto il lampione vabbe’ la raccolgo che culo eh, riusciranno i nostri eroi a trovare una cazzo di bustina, e apriti porcamiseria ma t’hanno incollato ah no spe’ che questo è il fondo ci credo che non s’apriva, diosanto come sto messa, oh suonate campane ce l’abbiamo fatta s’è aperta, e mo dov’è che l’ha mollata le cacce al tesoro facciamo porcatroia ma guarda te se all’una del mattino mi tocca di ma dove cazzo ma chi se ne frega faccio finta raccolgo un sasso tanto con ‘sto buio oh mi pareva che era qui… appunto, merda.
79 – Scrivania portatile
La incontravo tutti i giorni in ufficio, seduta o in piedi, che scriveva sul suo tablet; non capivo come faceva a tenere quell’apparecchio sempre in posizione senza mai aver bisogno di appoggiarlo su un piano, fino a quando sconfiggendo il mio imbarazzo le chiesi la sua misura di seni.
80 – Memorie di un’ottuagenaria
E cadrà la neve a ricoprir con il suo gelido manto ogni lembo di Terra,
ghiacceranno i boccioli e i teneri germogli, timidamente aggrappati
al primo tiepido raggio di sole che la sua violenza stroncherà sul nascere…
e sara’ il suo Tempo… Tempo di dolore, lacrime e sospiri…
Tempo che divora il Tempo…
e sboccerà alla vita prepotentemente
un’oscura e feroce Primavera Nera.
85 – Padre, Figlio e Spirito Santo
86 – Gasato per la libertà
87 – Dipendenza
“Giuro sui miei figli: questa è l’ultima”, promise a se stesso prima di stringere le mani attorno al collo della giovane donna, che gemeva nuda e martoriata sotto di lui.
88 – Morte di un libro
89 – Il dinosauro
90 – La mosca
91 – Il rumore del mare
La minuscola statura era sempre stata il suo grande cruccio, finchè la prima raffica di mitra ad altezza uomo del nemico gliene mostrò un vantaggio.
Don Pierino non aveva una spiegazione razionale per quella mano sulla coscia del giovane Federico e per quella strana sensazione di peccato, ma Federico non era stupido e ben sapeva chi tra loro due fosse la vera bestia e al prete non sarebbe bastato pregare il suo buon Dio per salvarsi da una morte violenta e… nutriente.
(96) – Il tubo
Nella mia breve vita, torturata dal letto, dalle medicine e dalla malattia, non avevo mai vinto nulla, tranne quel giorno in cui mi svegliai di soprassalto e mi ritrovai al centro di una piazza completamente circondata da muri di vetro che sparivano in alto sotto il cielo, all’infinito, con quel suono di trombe che faceva fischiare le orecchie e c’era così tanta gente che non sembrava vero; ma infatti non lo era di sicuro, anzi, ero convinto che fosse solo un sogno ma non la smetteva più così mi misi a correre e a saltare, finché non mi accorsi che le mura si stringevano e avrebbero stritolato tutti, compreso me, quindi approfittai della calca per salire, e salii, salii, salii arrampicandomi sugli altri mentre la piazza si trasformava in un tubo pieno di carne e sangue e c’ero solo io sopra a tutti, ma quando la stritolatrice finì e la carne e il sangue schizzarono in alto sparandomi oltre il mondo, vidi che ero in un anfiteatro celeste tra le nuvole dove tutti, bagnati dalla pioggia rossa, applaudivano la mia performance di grande vincitore del tubo e in caduta libera, di lì a poco, sarei morto anche io.
Nuotò, pedalò e corse per ore, fino a tagliare il traguardo: solo allora si accorse che stava arrugginendo.
Le tre donne bevvero dalle coppe e pronunciarono il loro giuramento, poi ingaggiarono Jack – lo specialista in certe cose – e gli offrirono sette denari e una spada perché squartasse colui che aveva spezzato i loro cuori; Jack accettò, ma proprio quando stava per colpire a morte il re di cuori la spada gli svanì dalle mani e i denari dalla tasca e ogni carta tornò nel proprio mazzo.
La sala di lavorazione era letteralmente invasa da voci, urla, risa, sguardi maligni contrapposti a finti e ruffiani convenevoli in grado di rendere folle il più santo tra gli uomini e rendendo vano il detto per il quale la pazienza è la virtù dei forti; sopraffatta dal caos, quindi, in un fugace momento di lucidità, afferrò il martello nella mano e prese a colpire la testa della sua collega con una sana ferocia esclamando: “Cazzo, quando dico che troppi galli a cantà non se fa mai giorno, me devi da retta!”
“Sei sicuro di aver chiuso bene la gabbia?”
So di una loggia di cavoli cappuccio, di tenebrose cupole di iceberg e di segreti legumi tra fagioli e lenticchie; l’ultima barriera è stata violata, la cucina è entrata in politica!
Era sempre stato un uomo buono, tenero con gli altri e pronto a farsi in quattro pur di aiutare, anche quando si trattava di sacrificarsi per una giusta causa; aveva buon cuore, indubbiamente, e peccato che il lupo che glielo strappò via con un solo e deciso morso grondante bava, non avesse il dono della parola… lo avrebbe di certo ringraziato.
(106) – Buttati!
Buttati, gli dicevano; continuamente, spronandolo, spingendolo, cercando di costringerlo a prendere in mano la sua vita, il suo destino, per non lasciare che finisse a marcire in un angolo buio e lercioso… se solo non avesse scelto il diretto delle 13.45 proveniente da Bologna per seguire i loro consigli…
Ogni volta, quando finivano di giocare distruggevano il loro gioco con fuochi d’artificio dopo i quali decidevano con il lancio di una moneta chi doveva essere il cattivo e, questa volta, fare il cattivo era toccato a Lucy che, presi mantello e forcone, andava a ricostruirsi il suo esercito all’Inferno per lasciare Javè in Paradiso, almeno fino a che la loro mamma non li avrebbe richiamati in casa per cena.
Si era scolato l’ultimo bicchiere di champagne della giornata guardando il cielo e mettendosi a pensare se davvero sopra di loro ci fosse una forza superiore, poi pensò che erano tutte baggianate e che doveva tornarsene a letto visto che il giorno dopo si sarebbe dovuto svegliare presto per l’Angelus.
109 – La pesca
Le mani si accostano alla pesca umida, accarezzano la rugiada che la ricopre, la bocca si appoggia avida e la lingua scorre lungo lo spacco, poi ancora le mani ad aiutare la polpa a dividersi là dove la lingua scava bramosa e il nocciolo duro fa’ la sua comparsa mentre il succo, della pesca aperta, cola ai lati della pelle e la polpa muore dentro le labbra ormai ghiotte.
Come palloncini al luna park, legate da un filo sottile, stavano strette addossate le une alle altre creandogli un groviglio oramai inestricabile: rabbia, delusione, ingiustizia, paura, amarezza; nel caos di fragori e luci d’un tratto un colpo, due, tre, quattro... scoppiarono una dopo l’altra rimanendone uno stralcio sciupato o poco più; sulla testa di uno spillo la parola Speranza.
C’era una strana somiglianza tra me e lei quella notte d’inverno, la situazione estrema in cui vivevamo era l’aspetto più evidente, ma la verità è che anch’io ero un animale, la differenza, però, è che io ero in gabbia, mentre lei assaporava la libertà, quella sera la invidiai, avrei voluto essere una iena.
112 – Un giorno in piscina
Recatomi un dì in comunal piscina
subito m’azzecca, in striminzitolo slippino
un ballerin d’amici diplomatosi bagnino;
lo sculettante, gayo e lesto mi comanda
di trasbordar dentro alla vasca
a far lo acquagimme alle babbione;
mi inacquo nel mar morto già in burrasca
fra le anziane barbicate a falli tubolari
quando la più chiatta s’inabissa:
“Prestommi aiuto!” implora in modi pazzi,
ed io come un guardon di spiaggia
m’immergo a scongiurarle amari cazzi;
la grappo, ma come profezia di Maya
ella al collo mio s’appolpa e si dimena
pesante come un bidon pieno di ghiaia;
affinchè abbia fine questa scena
le pianto un bel diretto nella ghigna
portando soporifero sollievo alla sua pena;
mentr’io spiaggio a bordo vasca la balena
interessato a me più della naufragica Schettino;
sugandosi in tastanti graziamenti ai miei confronti
s’avvede subito, dal pesante fuoriuscir di funcoolei versi
che il sottoscritto appartiene ad altri fronti
m’involo verso casa in tutta fretta
invocando Otelma, lo divino portasfiga:
mai più lascerò la casa mia diletta.
113 – Il cannibale
Attese invano, in riva al fiume, il passaggio del cadavere del suo nemico, ma i coccodrilli l’avevano preceduto…
Quel giorno Giorgio, fissando il bicchiere mezzo pieno, esclamò: “Che bello il colore dell’acqua!”; la mamma, fissando il bicchiere mezzo vuoto, rispose: “Caro, l’acqua non ha colore!”.
“Basta!” si rese conto che stava urlando “ora veramente basta!” ripetè, mentre il dito contratto sul mouse cliccava su “start” e poi su “arresta sistema”, e lo schermo azzurrino, dopo un attimo di interdetto stupore, docilmente si spegneva, mentre lui aveva già spento anche l’iphone e l’ipad, e si abbandonava sul divano, scollegato dal mondo, finalmente rilassato, finalmente solo, solo con sè stesso, senza notifiche, senza messaggi di posta, senza sms, senza nessuno… e fu in quell’attimo che suonarono alla porta.
(116) – Secondo movimento: Certo, cambiar è bene, se non danneggi il prossimo, però…
Mentre la voce del Padrone tuonava, petulante e vendicativa, trasmutando il cielo in coriandoli lampone e rame e incitando l’oceano a impadronirsi della Terra, schiuma rabbiosa in un perverso, asimmetrico, concerto di turbini argento e saette cobalto; Caronte, assopito nella penombra della sua dimora sassosa, umida e profonda, scuoteva la testa, appoggiato al suo pesante remo e mormorava: “Ci risiamo, diavolo porco, ci risiamo, un’altra massacrante sessione di lavoro per me e i miei reumatismi… e tutto perché quell’imbecille sulla Luna e incapace di resistere alla curiosità e si mette a schiacciare un pulsante, diavolo porco!”
117 – Il gatto
Sono un gatto pigro e sonnacchioso e da quando quell’uomo fastidioso se ne è andato da questa casa calda e accogliente sono io che mi occupo della mia mamma adottiva che mi riempie di premure e di crocchette; così quando la mamma ha aperto la porta di casa per andare al lavoro e sullo zerbino c’era accoccolato un gatto straniero pronto ad entrare, non ci ho pensato un attimo: è compito mio difendere la tana e la mamma; mi sono gonfiato tutto, ho addrizzato il pelo soffiando e sono corso dietro a quell’intruso potenzialmente pericoloso; quando ha sentito anche i miei denti è fuggito via e io mi sono rifugiato fra le gambe di mamma, perchè sia chiaro che questa casa comoda è mia e questa
mamma è mia e nessuno si deve intromettere e usurpare quello che è mio… capito?
Sapendo bene che non è consigliabile discutere con gli spiriti, posai immediatamente le carte sulla tavoletta ouija e procedetti a evirarmi; troppo in fretta per realizzare che Peppiniello era stato un contadino semianalfabeta e voleva solo che io tagliassi il… mazzo.
119 – Meglio morire
La torturava senza tregua ormai da ore, dopo aver cominciato con gli spilli nell’occhio destro e averlo lavorato come se volesse cavarglielo, passò a torturare la base del collo regalandole ondate di nausea, dal dolore intenso che sentiva poteva immaginare che lui le stesse strappando lo scalpo dalla nuca in su; lo odiava e avrebbe preferito morire, invece era impotente, sapeva che nonostante il cachet quel maledetto mal di testa non le sarebbe passato fino a sera.
Abbiamo viaggiato per secoli in nave o a cavallo, per molti decenni in treno e poi sempre più veloci, arrivando a sorvolare gli oceani, ma oggi possiamo addirittura percorre distanze enormi pressoché istantaneamente, venendo frammentati e rimbalzati da un capo all’altro del mondo e arrivando a destinazione integri, nemmeno appena sgualciti; un tempo si pensava che sarebbe stato impossibile, e invece, mi domando come abbiano potuto impiegarci tanto per arrivare ad una soluzione così semplice ed efficace, proprio loro, così intelligenti e così invidiosi perché, con quel fardello di carne e di ossa, non possono ancora fare come noi, loro creature, messaggi fatti di semplici parole.
Non riusciva mai a compiere lo stesso tragitto per arrivare a casa, la tradivano i riflessi dell’acqua sui muri muffiti, la perenne implosione, la chiusura del suo essere dentro un altro essere di cui, a stento, comprendeva la lingua; quella cosa dentro le parlava in continuazione, la tensione, nella quale viveva, aveva dato ai suoi occhi un’assurda forma, nel suo buio le pupille erano state inghiottite e le palpebre superiori tendevano a poggiare su quelle inferiori, quasi a cercare riposo – forse, era proprio per colpa di quelle fessure, da cui si era ridotta a sorvegliare l’esistenza, che la vita le appariva così velenosa -, una sola possibilità accolse il suo incedere poiché il passato era finito, reciso e, del futuro non vi era nessuna traccia: stavolta sarebbe morta nell’acqua, occhi dilatati nell’infinito blu.
“L’ho ucciso io” pensò, guardandosi le mani imbrattate di sangue che non lasciavano dubbi e chiedendosi come avesse trovato la forza di reagire, ma non importava, doveva al più presto sbarazzarsi di quello che era ormai solo un corpo immondo, ripulirsi, nascondere gli occhi lividi e gonfi dietro i grossi occhiali scuri e correre a confessarsi, recitare dieci Ave Maria e sperare, come sempre, nel perdono del Signore, perdono che lei si era già concessa nel momento in cui aveva alzato il coltellaccio da cucina, mentre sulle labbra tumefatte affiorava un Amen.
123 – Amore Paterno
Sorrise ai complimenti di suo padre che la lodava per lo spezzatino ottimamente riuscito e non la turbò la prima domanda “Dove hai preso la carne?”, ma la seconda: “Quand’è che torna tuo marito?”.
kendalen
Senza nulla togliere agli altri, ma il mio voto va deciso a Gloria. Come? Non ci sono i voti? Ops… 😛
gelo stellato
stai cercando di fare delle pressioni sulla giuria che verrà? 😀
Noè
A me piace tanto quello senza titolo con il figlio e il serpente!
^_^
Riccardo Sartori
Ebbene, siamo al 27% del target in soli 5 giorni… non mi pare malaccio, no? 🙂
gelo stellato
26, i doppi non si contano 🙂
e comunque don't worry: è già un successo
🙂
Riccardo Sartori
Pignolo! 😛
sonia tortora
Carina l'idea dei mini racconti……… sfida avvincentissima!
Patrizia Benetti
A me piace molto Il mini racconto: Batteri!
sonia tortora
Patty… ciao tesoro! Ma che bello siamo insieme anche qui!!!
E posso dire che a me piace "Considerazioni di una mente logorroica"? Dì che i ns post di domenica ti hanno ispirata……
Baciotto tesoro.
Sonia T.
Romina Tamerici
Ci sono anch'io, ragazze. Cioè, ci sarò… forse!
gigi
A me piacciono tutti (o quasi).
Ma oggi voglio solo augurare buon anno a tutti i funcoolisti. Nella speranza che all'anno nuovo riusciamo a pararcelo ancora una volta.
gloria
Luisa
Buon Anno a tutti!!!
Auguri!
gelo stellato
idem!!!
Pipkin
Auguri a tutti anche da parte mia!
Luisa
Wow!! E siamo a 38!!! Ma che bravi!! 😉
riccardo sartori
Ora che abbiamo la risposta alla vita, all'universo e s tutto quanto, passiamo oltre e andiamo avanti verso il centinaio. Forsa, dai!
gelo stellato
Guardate, mi sento di dirlo già adesso, sperando che non peggiori.
Secondo me, per ora, abbiamo la migliore qualità media di tutte le edizioni.
Certo, ora voi mi smentirete mandandomi quintali di mer..aviglie, ma io sono comunque molto contento di come sta andando. Siete bravi!
Luisa
Grazie signor Gelo, ma non credere che ci fermeremo qui, a ogni prossima edizione diventeremo sempre più bravi!!! 😉
Romina Tamerici
Da brava "novizia" di questa competizione sono venuta a curiosare un po'. Siete troppo bravi! Io sono ancora immersa nella fase di produzione…
gelo stellato
su su su! 🙂
Patrizia Benetti
Dai Romina. Ti aspetto!
Pat
Riccardo Sartori
No, ma… come farai a filtrare e valutare il tutto?
Sul serio, io non saprei a chi dare il premio "ti ho fatto ridere più degli altri", davvero! 😀
E altre cosette, perché personalmente non riuscirei a scegliere i vincitori!
gelo stellato
io non farò la giuria farà, quando la trovo… 🙂
Ungaretti
M'illumino d'immenso con energia da fonti rinnovabili al 100%.
gelo stellato
un titolo? 🙂
Cervello Bacato
Tarattattattà I'm lovin' it!
L'aria fresca non serve, leviamo un po' 'sto sole, ammucchiamoli tutti e via all'ingrasso, con un pizzico di ormoni, zampe sfondate e ancora un tocco di antibiotici… Mmm questo Big Mac mi fa impazzire!
Presto lo segnalo pure sul blog! 😉 Bell'iniziativa! Saluti, CervelloBacato
Cervello Bacato
P.s scusa, ho sbagliato un cosina. Sul finale al posto dei ''tre puntini'' ci vanno i ''due punti''.. Insomma.. Una cosa così:
[…]un tocco di antibiotici:''Mmm questo Big Mac mi fa impazzire!''
Scusa per il casino 😀
gelo stellato
Nessun problema per i due punti, sostituiti, e grazie per esserci, con tutto quell'entusiaaaasmouuuuu di cui si diceva. E soprattutto, se diffondi il verbo del Fun Cool! sul blog, vedi di farmelo sapere, ché finisci nella lista di quelli che hanno parlato del fun cool! e possono mandare un racconto in più!
Cervello Bacato
Qui ho segnalato il concorso http://cervellobacato.blogspot.it/2013/01/con-gelostellato-se-ne-vanno-tutti.html
Se mi frulla qualcosa di nuovo scriverà anche la seconda 🙂 Ciau
Perla
Ma che iniziativa fighissima. Mi ci metto anch'io con la storia in una frase…
Sesto senso
Ho avuto l'impressione che volesse evitarmi quella sera, andai sotto casa sua e lo vidi scendere da quella macchina, lo sguardo malizioso salutando la novità che lo aveva distolto dalla routine, nei suoi occhi neanche l'ombra di me e degli 8 anni insieme.
– Perla (poco rara)
gelo stellato
presa e catturata!
una perla sta sempre bene!
grazie!
🙂
Cervello Bacato
Il pensiero sulla cima (bonus)
Prima c'è il coraggio, o forse quel breve istante d'incoscienza, seguito dalle loro consuete frasi d'incitamento; poi la salita, lenta, faticosa, col solo panorama a consolarti e riempirti gli occhi; ed infine arrivi lì in cima, nel punto più alto e tranquillo, il cuore sussulta un attimo, ora tutto è fermo, pronto a farti giungere l'odiosa e puntale domanda:''Ma chi cazzo me l'ha fatto fare di salire ancora sulle montagne russe?!?!''
Maria Todesco
Sfida decisamente interessante! 🙂
Buona giornata a tutti!
gelo stellato
Buona serata! e benvenuta in questo covo di pazzi! 🙂
Maria Todesco
Grazie del benvenuta! 😀
Riccardo Sartori
No, Pozzanghere è fenomenale! 😀
gigi
Oh quante belle storie madamadorè,
il re ne domanda una madamadorè,
scegliete la più bella madamadorè…
michela
Che spettacolo, tanti sono veramente belli 🙂
Ecco il mio:
In un modo o nell'altro
Eddai porcaputtana ti uscirà a cubetti ti uscirà che fa un freddo della madonna, basta che ti sbrighi che non mi reggo in piedi ma quanto alzava quel vino due bicchieri e già barcollo no mi sa che erano tre facciamo quattro, ecco bravo alleluja fatta tutta dai che si va a letto cioè io a letto e tu a cuccia o sennò io a cuccia e tu a letto che tanto, cazzo no che quello m'ha visto stiamo sotto il lampione vabbe' la raccolgo che culo eh, riusciranno i nostri eroi a trovare una cazzo di bustina, e apriti porcamiseria ma t'hanno incollato ah no spe' che questo è il fondo ci credo che non s'apriva, diosanto come sto messa, oh suonate campane ce l'abbiamo fatta s'è aperta, e mo dov'è che l'ha mollata le cacce al tesoro facciamo porcatroia ma guarda te se all'una del mattino mi tocca di ma dove cazzo ma chi se ne frega faccio finta raccolgo un sasso tanto con 'sto buio oh mi pareva che era qui… appunto, merda.
gelo stellato
ahahah
Fantastico!
gigi
Hai reso perfettamente l'idea. E' per questo che io ho un gatto!
michela
Cosa dire, ognuno ha quel che si merita 🙂
Riccardo Sartori
E lui si merita un gatto, mica bubbole!
Vale
Ammazza, vi fanno bene le feste. Che racconti meravigliosi! Partecipare è un onore, ecco il mio raccontino e mille grazie!
Deviazioni
Di tutti gli abbracci della sua vita, non molti a dire il vero, uno su tutti le tornava in mente proprio ora, distesa nel silenzio ovattato di quella stanza in cui tutto sapeva di ultima volta; sarà perché le braccia sfinite sanno riconoscersi a vicenda o che i segni su di esse possono valere il racconto di una vita intera, ma di quell'abbraccio malato, adesso più che mai, avrebbe avuto un disperato bisogno, per dirle "vedi, ci son cascata anch'io" o domandare "perché non ci hai provato un po' più a lungo?" o in fondo solo per quanto conforta non sentirsi la sola colpevole delle proprie deviazioni.
gelo stellato
ricevuto!
Cinzia
Ci sono pure io! Ci sono pure io!
Padre, Figlio e Spirito Santo
Risponde la segreteria telefonica della Grande Mente Intergalattica; se si desidera parlare con Gnodr premere uno, se si desidera parlare con Yzòrddw premere due […], se si desidera parlare con Allah premere temilioniduecntosessanta, se si desidera parlare con Gesù di Nazareth premere tremilioniducent CLICK lei ha selezionato Gesù di Nazareth; siamo spiacenti, la sua divinità locale è in fase di manutenzione straordinaria – miracoli e apparizioni riprenderanno appena possibile; se si desidera lasciare comunque un messaggio si prega di parlare dopo il segnale acustico BIIIIIP
gelo stellato
ricevuto!
Luis
Ecco il mio microracconto, politically scorrect fino alla fine…
Gasato per la libertà
Sentì gli allarmi risuonare nel campo di concentramento: sapeva che i nazisti erano in rotta e che sarebbero state le ultime ore di prigionia, così decise di nascondersi in un posto sicuro finché tutto non sarebbe finito; optò per le docce.
gelo stellato
e ricevetti e pubblicai, e ricordati te di correre su e giù a vedere visto che non so chi sei 😀
Riccardo Sartori
Ancora tre e siamo a 100! 😀
Anonymous
Pensiero stupendo
La sala di lavorazione era letteralmente invasa da voci, urla, risa, sguardi maligni contrapposti a finti e ruffiani convenevoli in grado di rendere folle il più santo tra gli uomini e rendendo vano il detto per il quale la pazienza è la virtù dei forti; sopraffatta dal caos, quindi, in un fugace momento di lucidità, afferrò il martello nella mano e prese a colpire la testa della sua collega con una sana ferocia esclamando: "Cazzo, quando dico che troppi galli a cantà non se fa mai giorno, me devi da retta!"
Racconto leggermente autobiografico, Gelo,e anche sta volta ho fornito il mio utilissimo contributo al tuo stupenderrimo concorso, ergo… voglio il libro! 🙂
D'Ascani Federica
gelo stellato
i libri si vincono o si comprano 🙂
la giuria deciderà 😀
Anonymous
ammazza come sei pignolo…uff…
gelo stellato
essele io pignainculo, tutti sapele, ma io spera che tu vince liblo! 🙂
eliana.m.
…sono in ritardissimo!!!! Ma non potevo fare a meno di partecipare perchè sono tanto incasinata che il FunCool è un toccasana!!!
DI FERRO E DI CEMENTO
Siamo partiti all’alba, mio fratello ed io: la scuola è terminata e il maggiolino rosso avuto in prestito dal nonno ci porterà sull’isola delle nostre vacanze; il sole ci buca gli occhi mentre guidiamo a turno, ed è sera quando arriviamo alla costa e ci sentiamo forti e grandi, perché l’estate sta per cominciare, la vita e le vacanze sono nostre, sono vicine, sono al di là del ponte alla cui base abbiamo parcheggiato, quel ponte così simile ad un vecchio mostro morente dal corpo arcuato e le zampe piegate, membra di ferro e viscere di cemento; ne immaginiamo l'attraversamento come il trionfo degli eroi che lo hanno domato, così lo sfidiamo per il giorno seguente, che arriva dopo un sonno discontinuo e ci coglie impreparati, confusi; sbadigliamo, cerchiamo di uscire dal maggiolino, ma le portiere non si aprono e le luci dei fari all’improvviso si accendono e il motore rantola, tossisce e poi romba deciso: il maggiolino, rosso nel grigio improbabile, si impenna, prende vita e noi, impotenti, urliamo e urliamo, ma nessuno ci sente: si parte! lo spettacolo inizia! per sempre trasportati nelle viscere e nel buio, per sempre giocattoli umani per mostri meccanici, le nostre grida si perdono nel vortice di una corsa senza fine e il ponte ride, con stridore di ferro e tonfi di cemento.
di Eliana Mora
Luisa
Brava compagna di plagio!!
Mi è piaciuto assai 😉
eliana.m.
grazie Luisa! E' reciproco 😀
Nonchè fatidico……
gelo stellato
ricevuti!!!
Fithz Hood
Bella "Il dinosauro" ma va corretta: è piena di punti proibiti.
gelo stellato
la giuria lo punirà 🙂
Anonymous
Motto cinese
Le esequie si tellanno alle ole 9.00
by aenigmistae
gelo stellato
ehm… no aspetta, si può mandare un solo racconto, a meno che non si ottenga, o meglio, si fosse ottenuto, perché oramai è tardi, il bonus per articolo su sito/blog
quindi questo non lo posso accettale a menche non sia in sostituzione di quell'altlo con un punto di tloppo che ho colletto ::) attendo lumi 🙂
Anonymous
Plefelisco l'altrlo! ;°D
aenigmistae
gelo stellato
pelfetto, Calmine san, allola tutto è bene cià che finile bene 😀
Riccardo Sartori
Gelo, dal tuo punto di vista sarebbe stato "Calmine kun", perché qui sei tu il membro anziano. U.U
gelo stellato
ma gualda te se uno dovele stale attento anche quando dile le cazzate :;D
Riccardo Sartori
Eccerto! Anche le cazzate van dette bene! 😀