Aprile 2012

Fermateli, quei figli di puttana. Si nascondono sugli alberi, In un cerchione infangato, Negli incroci inopportuni, Uragani minacciosi. E dietro uno piccolo Ne spunta uno grande. Fermateli, Perché hanno fame, Consumano, Stordiscono, Dilagano, Ricoprono del velo Della conquista. Hanno denti Da far rabbrividire, Conoscono lingue Che fanno inghiottire Il fiato, Vergano le parole Che aprono al conflitto. E allora fermateli, Quei

Vivo in castelli di carte. Inchiodati con ferro Lucido I cuori alle picche; Bucati al centro I quadri; I fiori Colti dalle spine. E i jolly danzano Come fantasmi, A disagio, Agghindati di lenzuola E il tintinnio delle catene A legare le scale. Ma tu, Regina, Sei fuoco dalle lingue Dolci, Mano vincente, Un mazzo da mescolare E carezze Da disporre

Sei di più. Più della pece Dolce Che ti hanno dipinto Sui quadri del cuore. Sei più di una vertigine Spremuta da un bicchiere; Di una corda Tesa Tra due prigioni, Di un ricamo sottilissimo Tra le ciglia. Nel naufragio dell'appartenenza, Non si contano le isole: Il mare aperto Non può mai Essere rinchiuso.