"Manuale di zoologia fantastica" di J.L. Borges e M. Guerrero***

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"Manuale di zoologia fantastica" di J.L. Borges e M. Guerrero***

Proprio ieri Nick, chiacchierando nel post che precede questo, ha sollevato l’idea di una mia evoluzione nelle letture. Sì, la risposta, probabilmente. No se invece penso a cosa forse si potrebbe pensare osservando da fuori. 
Che io abbia una predilezione per il fantastico, per i mostri, per i misteri, l’inspiegabile spiegato, è una qualità assodata, okay. Ma credo anche che questo c’entri poco con le letture, così come è abbastanza poco credibile pensare a un “leggo di tutto”, ancora più falso.
In testa, da qualche parte, so di avere un algoritmo ben esplicitato, ma che ignoro, e che mi guida nelle letture, pur sommerso da mille altri interventi esterni, come libri regalati, libri da leggere per “lavoro”, libri capitati, consigli, curiosità, amicizie…
Quindi sì, è difficile seguire, anche per me, lo svilupparsi del mio algoritmo. Però alcuni punti fermi di luce li ho ben presenti, e ve li posso anche dire.
Borges, per esempio, è uno di questi.
Nel mio algoritmo c’è un settore, una zona, diciamo, di autori che potrei denominare “da leggere per manifesta superiorità” e Borges, assieme che ne so, a Calvino, appartiene a questa zona.
Non c’è nessuna febbre di lettura, in questo (né in altre zone, per altro) ma c’è solo una direzione di inesorabilità, probabilmente incompleta, che a intervalli irregolari e non gestiti mi fa leggere qualcosa di questi autori. Senza fine o discernimento.
Poi magari è strano, forse, che dopo aver letto L’Aleph e Finzioni, magnifici, sia passato a questo lavoro un po’ trasfersale, uscito nel ’57 ma poi ripubblicato più volte. Il Manuale di zoologia fantastica, o anche, come lo ha chiamato dopo, El libro de los seres imajinarios, è proprio quel che dice di essere, anche se in un modo suo, lontano dalla narrativa ma anche dalla saggistica.
Sono piccoli episodi da una, due, massimo 4-5 pagine che descrivono, appunto, una serie di esseri immaginari attraverso le loro origini – spesso letterarie, spesso mitologiche, o a volte quasi che paiono inventate con criterio da supposizioni borgesiane, anche se così non è.
Non è un libro da leggere come leggereste un romanzo, ma nemmeno da consultare come un manuale.
Come sapete e come ci insegna l’amicawiki, le creature leggendarie non umane sono tantissime, un esercito di mostri e similmostri, più o meno famosi, che convive con l’umanità fin dalla sua nascita. Di tutte queste Borges e la sua assistente Guerrero ne pigliano un’ottantina, alcune famosissime, tipo il drago, o la sfinge, altre davvero sconosciute (troverete nomi come lo squonk, Humbaba, il Simurg e altre simili creature che non avete mai sentito nominare) Le sintetiche righe di descrizione hanno quasi sempre la capacità di affascinare, mostrando una delle qualità – forse la più dirompente – dell’autore argentino: Borges trasuda cultura. 
Qui, dove si è nei dintorni della saggistica, più che dei racconti, la cosa è ancora più visibile.
Anzi, sentite, mi sono stufato di parlare parlare senza riuscire a darvi un’idea precisa di come intendere il Manuale. Ve ne trovo un pezzo. Vediamo…
Trovato! Vi copincollo l’intro di un animale che voi tutti conoscete, e lo faccio col preciso intento di farvi capire che, per molti, questo libro non sarebbe accattivante, o comunque, diciamo che potrebbe essere interpretato male, se non avete presente di cosa stiamo parlando.

Le Sirene

Nel corso del tempo, le sirene cambiano forma. Il loro primo storico, il rapsodo del dodicesimo libro dell’Odissea, non ci dice com’erano; per Ovidio sono uccelli di piumaggio rossiccio e volto di vergine; per Apollonio Rodio, dalla vita in su sono donne e dalla vita in giù uccelli marini; per il maestro Tirso de Molina (e per l’araldica), «mezzo donne e mezzo pesci». Non meno discutibile è il loro genere; il Dizionario classico di Lemprière intende che sono ninfe, quello di Quicherat che sono mostri, e quello di Grimal che sono demoni. Abitano un’isola del Ponente, non lontano dall’isola di Circe; ma il cadavere d’una di loro, Partenope, fu trovato in Campania, e dette il suo nome alla famosa città che ora porta quello .di Napoli; e il geografo Strabene vide la sua tomba e assistette alle gare ginniche che periodicamente si disputavano per celebrare la sua memoria.

E via di questo passo… poi certo, vi dice anche cose normalissime, Borges, sulle sirene e su altri esseri, ma spesso ha questo taglio che non è – diciamo – ad alta digeribilità. Cultura sì, ma la forma se ne sbatte abbastanza di essere catchy, di attrarre i cacciatori di mistero.
Qui, soprattutto, si attrae i cacciatori di cultura.
Più volte, io, mi sono trovato a rimpiangere la mia mancanza di una formazione classica e in genere la mia ignoranza su alcune fondamenta della mitologia umana. Certo, non è che sono così volpe da pensare che Luis abbia letto tutto ciò che cita, però, dà indubbiamente quell’impressione. Torniamo a quella sua abilità di fornirti cultura mostrando che è solo un piccolo pezzo di quella che possiede.
Quindi, riassumendo, è un libro strano. Los seres imagjinarios saranno anche presentati in ordine alfabetico, ma questo è molto lontano dal dare di essi una visione completa, particolareggiata. Sembrano dei flash, a volte, le descrizioni borgesiane, come se saltasse di palo in frasca e ci fosse di più da dire, di animali leggendari e conosciutissimi come l’Ippogrifo, il Kraken, il Leviatano o la Fenice. Poi che altro… ah sì, mi sono piaciuti alcuni animali immaginari immaginati da gente come C.S. Lewis o Kafka, e bellissima, anche, l’introduzione al volume, con questo ragionamento tanto semplice quanto affascinante, dove si paragona un giardino zoologico reale, con uno immaginario e si precisa che:
La popolazione di questo secondo giardino[delle mitologie] dovrebbe essere più numerosa di quella del primo, dato che i mostri nascono per combinazione d’elementi d’essere reali, e che le possibilità dell’arte combinatoria sono infinite.
Insomma, spero di avervi detto abbastanza. Per quanto mi riguarda ho letto questo libro un po’ alla volta, portandomelo in giro e smettendo per giorni. L’ho letto come un manuale, quindi, ma non l’ho consultato. Mi ha lasciato suggestioni forti, ma ora come ora, se voi mi chiedeste cosa ho imparato di nuovo, vi dovrei dire niente… Però, e questo è il bello, se mi date del mirmicoleone o del catopleba, so dove andare a cercarli!

Comments

  • 24 Febbraio 2012

    E' bello vedere che la mia considerazione ti ha ispirato questo post.
    Mi fa sentire quasi….un maitre a pensier. 🙂

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  • Frank Spada
    25 Febbraio 2012

    … "qualità (?!)", direzione di "inesorabilità" (?!!), "svilupparsi" di un algoritmo (?!!!), "punti fermi" guida "di luce" (?!!!!)… su, non farla così grande, caro Gelo, stai invecchiando, semplicemente invecchiando e rarifacendosi i capelli mutando 🙂

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    • 25 Febbraio 2012

      e allora dillo che non devo scrivere più niente e basta che metta la foto della copertina con su scritto "ho letto questo" 🙂 🙂
      comunque l'algoritmo non sarà un algoritmo ma esiste, è un file di excel con dentro nomi di autori, libri, e anche generi o libri culto di genere. Lo aggiorno e modifico da una dozzina d'anni… quindi se sto invecchiando è già da parecchio, in senso letterario 😉

      Mandi!!!

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  • Frank Spada
    25 Febbraio 2012

    Amico mio, carissimo, la tua permalosità ironicamente/stante è la conferma che nn solo sei obbligato per natura a continuare scrivere, ma che sei in dirittura d'arrivo per arrivare a Amarillo :):):)

    ps – satu che la nestre squadre e incontrarà l'AZ Alkmaar (dongie ciase lor) il vot dal prossim e in chel dì dopo siet zornadis a Udin!
    Cartei, cartei e Clover Beer come sal plovess.
    Mandi, bielononbalon!

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    • 25 Febbraio 2012

      Eh sì, chest colp o vin propite fate l'imprese! tu podaressis lâ sù a viodi la partide! 😀
      Dai dai, che o fasìn fûr ancje i olandês! 🙂

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