"Fall river e altri racconti" di John Cheever***

"Fall river e altri racconti" di John Cheever***

Vi prego, non fatene una colpa, ma a me, metà di queste quattro short stories, non hanno estasiato. Anzi, la prima, quella che apre il librettino, mi ha proprio lasciato distante.
L’altra metà, invece, m’è piaciuta assai.
Eppure…
Eppure Cheever pare sia conosciuto soprattutto, per le sue storie brevi, e mica è un pincopalla qualsiasi. Leggo che ha vinto un pulitzer e un National Book award, leggo che è scrittore di culto, conosciuto e apprezzato. 
Insomma, diciamola così, non con quattro soli racconti si conosce un autore, però se questi quattro sono buoni… 🙂
Cheever, si diceva.
Solite storiacce da scrittore che si dedica a qualche debolezza. Nel suo caso il bere, e solita debolezza che traspare da ciò che scrive.
Bevono, i suoi personaggi, e fumano
E sono, soprattutto, poveri, di spirito o di soldi.
Mi ha ricordato, parecchio, Carver
E non solo nel bere e nel fumare dei personaggi. Non solo nelle storie messe insieme con un nulla, fatte di piccole e preziose mini-immagini. Me lo ha ricordato anche nel modo di diffondere la sconfitta, dentro alle sue storie. Non è un male, anzi. E’ forse ciò che mi è piaciuto di più.
Soprattutto nelle due storie che mi sono piaciute di più, Di Passaggio e L’opportunità, c’è un modo di spiegare la natura umana che la spoglia e la rende misera, perdente, fragile
Nel primo racconto c’è la povertà. Un figlio che vive con altri due, che va a trovare i suoi, che sono costretti a vendere la casa, e chiacchierano, in superfice, come se la vita fosse un qualcosa di etereo, leggero, da non considerare. I soldi? Verranno… Dove dormire domani? Come pagare l’affitto? Si vedrà. Bevono e fumano, tuttavia. Ed è un contrasto forte, per un lettore che ragioni con la morale. Forse quasi irritante. Eppure hanno fascino, questi personaggi. 
L’opportunità, invece, parla di una madre e di una figlia, non troppo sveglia, dice la prima. Però… arriva l’occasione. L’occasione di recitare, in uno spettacolo teatrale, per il quale la figlia è portata. E nel giro di una notte soldi e fama sfiorano la vita di questa famiglia. Soldi e fama tangibili, nella forma di un contratto. Ma alla figlia, quel copione, non piace. Non piace e non lo vuole recitare, anche se non è nessuno, anche se, non facendolo, si condanna a restare ferma nella muffa della sua vita. 
Molto bello, questo racconto. Molto delicato. Vediamo se vi trovo uno stralcio, così, per darvi un’idea della scrittura… Ah ecco, Elise, la ragazza, che si prepara per il colloquio:

Per il colloquio Elise si vestì come si vestiva tutti i giorni, con una lunga e voluminosa gonna e con un paio di ballerine consumate. Indossò tutti i braccialetti d’argento che aveva, e nel caso fosse piovuto, si sarebbe coperta la testa con una sciarpa con su scritto ELISE ELISE ELISE ELISE. Non pioveva. Era una calda giornata di fine estate. Elise, per dono di natura, aveva sempre un aspetto fresco anche quando il caldo era più intenso. Quando entrò nell’ufficio di Gloria Hegel, quel pomeriggio, aveva un aspetto in ordine e rilassato. Gloria Hegel indossava un cappello ed era al telefono. Accolse Elise con un ampio gesto di benvenuto, guardò accigliata l’apparecchio e fece cenno a Elise di sedersi. Rese chiaro che aveva molta più considerazione per Elise che per la persona con ci stava parlando. “Lo so, cara, lo so”, ripeteva al telefono spazientita. “Lo so, cara, ma sono impegnata ora. Ti devo chiamare più tardi.” Rimise la cornetta sulla forcella e girò dalla parte di Elise.

Io la trovo una prosa semplice, ma con un suo stile.
Però, vi dicevo, c’erano anche due pezzi che mi sono piaciuti di meno. Il primo parla della crisi post-29 e su questo rende bene. E’ brevissimo, tra l’altro, ma forse la prima persona plurale o la sua finta pesantezza non me l’hanno fatto apprezzare. L’altro racconto invece mette di fronte alla distanza di una copia di coniugi che praticamente sono separati, anche se fingono che no. Boh… anche questo mi ha lasciato freddo, anche se ha il suo perché. Mi è quasi sembrato che Cheever riesca meglio quando parla di poveri, anzichè di ricchi.
E’ tutto dài. Oggi c’era Checov, con il suo Monaco nero e altri racconti. Vi saprò dire…

Comments

  • 20 Novembre 2011

    In un'edicola qua vicino hanno molti di questi libretti e sto recuperando qualcosa di quello che mi ero persa (cioè praticamente tutto). Cheever l'ho preso, stasera mi sono letta "L'opportunità".
    A parte l'ironia che c'è sotto (come quando parla dell'orologio a cucù), ma è bellissimo il pezzo in cui la madre chiede alla figlia come fa a essere sicura che la commedia sia brutta, e lei risponde: "non posso essere sicura di quello che mi piace e di quello che non mi piace?" 😀
    Però mi lascia un po' perplessa 'sta ragazzina che è così amorfa per tutto il tempo che si sveglia in questo modo, e pure il finalino consolatorio. Sospetto che un po' Cheever stesse scherzando quando l'ha scritto. A questo punto mi leggo gli altri che sono curiosa 🙂

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  • 20 Novembre 2011

    Ma in realtà, se ci fai caso, è sempre la madre che "pensa" che la ragazzina sia stupida o amorfa o che comunque non sia in grado di.
    Per quando effettivamente ne sappiamo, lei non lo è, o comunque nn ce ne dà mai prova.
    Anche la parte consolatoria, hai ragione, sembra quasi un contentino. In effetti il racocnto poteva finire con il no e la mancata opportunità. Però era un bel racconto, dài. Meritava 🙂

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  • 28 Novembre 2011

    Hola, quizás os interese saber que tenemos una colección que incluye el relato 'The Swimmer' de John Cheever en versión original conjuntamente con el relato 'The Curious Case of Benjamin Button' de F. Scott Fitzgerald.

    El formato de esta colección es innovador porque permite leer directamente la obra en inglés sin necesidad de usar el diccionario al integrarse un glosario en cada página.

    Tenéis más info de este relato y de la colección Read&Listen en http://www.ponsidiomas.com/catalogo/f-scott-fitzgerald—john-cheever-.html

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