FUN COOL! – 7^ edizioneI RACCONTI IN GARA

FUN COOL! – 7^ edizioneI RACCONTI IN GARA

N° 1
Metalessicando

Candida Luna si fece la tinta e divenne Luna Nera.

N° 2
Ancora sporca di sangue

Attraversai il sogno, l’incubo era seducente; la paura mi abbracciava il cuore, eppure mi era amica, pur incutendo timore; quando mi fu negli occhi, allora compresi: io ero la paura e il cadavere di lei giaceva nel mio letto; la guardavo, ero immobile, in piedi, di fronte a quella morte violenta; sprofondavo negli occhi vacui, vitrei, con la lama stretta nella mano; una mano ancora sporca di sangue.

N° 3
Logica

Rientro in anticipo dal lavoro nei boschi, fischiettando con l’ascia sulle spalle e trovo l’amore della mia vita, la donna che mi aveva ridonato equilibrio e fiducia nel genere umano e per la quale avevo rinunciato alla carriera nei pesi massimi, abbracciata ad un altro: cos’altro avrei potuto fare, commissario?

N° 4
Tratto da una storia vera

Massimo si presentava sempre in ritardo, ma non era colpa sua, gli amici dicevano: “ci vediamo stasera alle otto, massimo otto e un quarto”

N° 5
Al bar “Dal cielo”

Davanti a un boccale di birra gelata Dio, Shiva, Allah, Brahma, Visnu, Buddah, Confucio, Zoroastro e altri giovanotti poco conosciuti, chiacchierando del più e del meno, guardarono giù e dissero:”Che gran casino che abbiamo combinato…”.

N° 6
Problemi

Si sedette sul cesso pensando alla sua vita, meglio, alla sua non vita, ai suoi guai, alle sue incertezze, alla sua idiosincrasia per la gente poi, distrattamente, tirò l’acqua trovando finalmente una soluzione definitiva ai suoi problemi.

N° 7
Il duro mercato del lavoro

Avrebbe voluto diventare Babbo Natale, ma, dato che la posizione era già occupata da un vecchio raccomandato, per non rinunciare al piacere di visitare le case di tanti bimbi divenne topo d’appartamento.

N° 8
Priorità
Fuori il mondo continua a bruciare, i missili non la smettono di precipitare sopra la mia città, ma io sono qui e continuo a bestemmiare davanti alla TV che si ostina a non funzionare più, proprio oggi che davano il finale della mia telenovela preferita, cazzo!

N° 9
Una tragica fatalità

Guardavo mio padre sanguinante proprio sul fondo del caminetto, la sua barbs bianca posticcia immersa in un rosso profondo, uvetta e canditi esplosi intorno, non doveva buttarsi, non era affatto morbido.
di Venusia

N° 10
Canto conturbante

Cassandro, conte di Cesena e cavaliere, era costantemente in combutta con certi crucchi di Cagiallo per carpire un capitello carolingio a suo cugino; casualmente, la consorte del cavaliere capì la canagliata che stava per compiere, corse nelle cantine e si catapultò sul suo cavallo castrato Casper, cavalcò per città e colline fino alla catapecchia del cugino dove colse Cassandro: il coraggioso e capriccioso cavaliere era cascato dalla collina capitombolando su di un cumulo di concime e oramai giaceva cadavere con il capitello sulla cavità del collo.
di Gabriele Baldi Amsler

N° 11
Spese di spedizioni incluse.
Vendesi air guitar usata a 120€.

di Fithz Hood 

N° 12
Venere

Alcuni giorni dopo, nella sala del Botticelli agli Uffizi, guardando la ragazza seduta per terra che stava prendendo uno schizzo a matita del volto di Venere, mi rammentai di quando l’avevo vista per la prima volta, una sera ai giardini, posare la borsa a terra e farsi un giro sull’altalena

N° 13
Arrivals

Passò il controllo passaporti, la dogana, uscì spaesato dal portale degli arrivi e intravide, oltre la transenna, una splendida autoctona in minigonna che inalberava un cartello col suo nome, ma, mentre si avviava sollevato verso l’accogliente visione, l’uomo che lo seguiva lo sorpassò alzando un braccio, si avvicinò alla donna e si allontanò con lei lasciandolo inebetito in una mostruosa crisi di identità.

N° 14
Funambolo

Ondeggia sulla corda fragile che è un lungo capello di donna, evita la raffica di munizioni e le asce rotanti finché un dito tocca la passerella d’arrivo e il resto trivellato precipita nella lava.
di Gianluca Giannattasio

N° 15
L’assistente

Una volta sdraiato, lo psicologo mi chiese se avessi problemi di relazione:
“no”, risposi; allora mi chiese di parlargli del mio migliore amico: “Fabio…l’assistente bancario virtuale del mio conto on-line?”.
di Ipazia

N° 16
Famiglia modello

La puzza di alcol e puttane, sul mio vecchio che dormiva, non faceva altro che rafforzare il desiderio di stringergli violentemente le mani intorno al collo, ma l’ultima dose che aveva procurato mia madre era tagliata male e il poco tempo che mi rimaneva su questo mondo non sarebbe bastato per salvarla dal cappio che aveva preparato in cucina.

N° 17
Il cambio della guardia

Dopo quella lunga giornata calda e afosa, martellata da un sole opprimente, era quasi giunto il tramonto; la sentinella dell’ultimo turno attendeva, sonnecchiante, in cima alla torre d’avvistamento, appoggiata alla sua alabarda; vedeva di fronte a sé l’immensa steppa che s’incupiva agli ultimi raggi del sole morente e, pensando al giaciglio che l’aspettava in camerata, covava il desiderio di riposare, finalmente, senonché udì alla sua sinistra un sottile sibilo e una saetta scagliata chissà da dove lo colpì al collo, proprio sotto l’elmo: preso alla sprovvista, barcollò, lascio cadere lo scudo e, mentre scivolava a terra, cercò di vedere da dove provenisse il dardo, ma voltandosi non vide altro che la trista figura della morte, velata di nero, la quale gli disse: «Vieni, figlio mio, accetta la giusta ricompensa per la tua fatica, riposa tra le mie braccia e non preoccuparti, perché il tuo sonno sarà profondo e nulla più ti sveglierà: la notte che sopraggiunge sarà eterna».

N° 18
Ride bene chi ride ultimo

“Ahahahaha, che giornatà fantasticà: è stato accoppè quel carognòn puzzòn di Gheddafì, e la mia Carlà ha scodellè la tres jolie Giulià!”, gongolò tutto allegro Sarkozì stringendosi al petto la tres jolie Giulià, nella quale si era appena reincarnato Gheddafì.

N° 19
(In attesa di titolo)

Andavo avanti, indietro, a destra e sinistra e anche in mezzo, senza tregua, un bivio qua, un bivio là, una curva, un nuovo sentiero, mai una meta, se non nel pensiero che sarei arrivata se solo mi fossi fermata in tempo, ma ormai di tempo per fermarmi non ne avevo più.
di Mary Astfy

N° 20
Gli orecchini del Re

Al Re dei Pesci venne un giorno un’uzza strana, volle che si facessero i più begli orecchini mai fatti, con oro, perle e gemme preziose, poi desiderò indossarli per gloriarsene: pare che il dolore nello scoprir di non aver orecchie fu tale che ne morì.
di Daniela Amsler

N° 21
Nicchia ecologica

Quando il Grande Padre Succhiasangue mostrò al Consiglio dei Vampiri Anziani come i loro concorrenti più pericolosi si stavano evolvendo in ibridi in grado di colpire anche di giorno, il collegio votò all’unanimità di investire in azioni della Vape. 

N° 22
2011 – Odissea nell’ospizio

Da mesi, ormai, l’anziano Ulisse vagava per i corridoi senza riuscire a ritrovare la sua stanza.

N° 23
Dagli alla strega, fuoco, fiaccole e forconi!

Più volte ripresa dalla madre e dalle sorelle, alla fine Maria Ciofeca la piantò di spaventare gli specchi di casa – che andavano in pezzi per protesta – ma iniziò a terrorizzare il vicinato truccandosi e pettinandosi a tentoni.

N° 24
Viale del tramonto

I raggi taglienti del sole al tramonto colpiscono la striscia d’asfalto che si snoda nel bosco: un rivolo di sangue e l’ipod continua indifferente a suonare.

N° 25
Non c’è

Vivevo di ricordi e ho perso la memoria.
di Moorow

N° 26
(in attesa di titolo)

Quella notte fece un freddo talmente intenso chenessuno ma proprio nessuno si azzardò a contraddirlo: rimase solo lui, il freddo. 
di Lorenzo Romoli

N° 27
In attesa di titolo

Non si parlavano più da molto tempo, Sileno faceva trovare una rosa sul suo cuscino, Zoe prima la odorava, poi la gettava nel fuoco, come tutte le mattine. 
di Davide Dotto

N° 28
Segreto Professionale

Nell’ombra schiuse le labbra di corallo e sussurrò all’amante di come aveva eseguito il piano e fatto fuori il marito sospettoso; poi, con l’anima ormai monda, fece il segno della croce e si sollevò dal confessionale.

N° 29
Presa di coscienza

Era calvo, privo di denti, non camminava, non parlava e a stento riconosceva le persone che lo attorniavano; aprì gli occhi cerulei improvvisamente e proruppe in un pianto isterico: appena nato e già sfigato,cacchio!
di Fefè

N° 30
Pozzo senza fondo

Avevo deciso di morire gettandomi in questo buco perchè pensavo che “pozzo senza fondo” fosse solo un nome poetico e sognante, ideale per compiere l’ultimo viaggio, e invece era talmente veritiero che il suicidio avverrà per inedia man mano che continuerò a precipitare nel vuoto per le prossime settimane. 

N° 31
Tutto d’un fiato

C’era una volta un nano che voleva fare il soprano, e cantare, nonostante la disabilità con la quale era nato, il suo amore per la vita tutto d’un fiato, ma, data la scarsa statura, lo si riusciva a sentire con animo stupefatto ma, perbacco, non lo si vedeva affatto, allora decise di salire alla Scala e, finalmente, venne acclamato come meritava, tuttavia l’applauso fu così forte che, ahimè, perse l’equilibrio e cadde morendo, non essendo un falco, sfracellato sul palco.
di Vincenzo Costanza

N° 32
Il cieco che scambiò il suo cane guida con un pappagallo

Uscì dalla finestra del suo appartamento all’ultimo piano fischiettando un allegro motivetto.
di Riccardo Sartori

N° 33
Ci sono riuscito

Un racconto in una sola frase, senza nemmeno un punto, diavolo, continuo a pensarci anche adesso, mentre cammino in mezzo a tutto questo traffico: mi metterò d’impegno, appena sarò nel mio appartamento, davanti al pc; devo solo attraversare e, cazzo, ma quello sta guidando controm
di Diego Cocco

N° 34
Chirurgia estetica estrema

Si, allo specchio si vedeva carente, e al chirurgo ha detto che voleva ritoccarsi un pochino i difetti qua e là, poi gli ha preso la mano – proprio la sua – e le cose sono precipitate e ora ha tre ginocchia, due nasi e un orecchio extra in mezzo alla schiena per captare le vibrazioni in surround, e dice di essere finalmente felice e di sentirsi… mostruosamente bene! 
di Fedora blue dream

N° 35
A non pagare il pizzo

La sua attività era in bilico, maledettamente in bilico; le cosche lo sapevano bene e non fecero altro che farlo rotolare oltre il ciglio del marciapiede, proprio nel momento in cui sulla strada transitava una schiacciasassi; i giornali del giorno dopo si limitarono a riportare la notizia in un trafiletto dal titolo laconico: “Fruttivendolo spremuto davanti le sue arance” e dopo aver descritto dettagliatamente la dinamica degli avvenimenti, concludeva con :”… si cercano possibili testimoni, ma i frutti e gli ortaggi, certamente presenti sui banchi dell’esercizio, mantengono un rigoroso silenzio, gli inquirenti valutano tutte le ipotesi, non esclusa quella della disgrazia fortuita.”

N° 36
P.U.S.S.I., ovvero Personalità Umane Su Server Internazionali

È il terzo me stesso che ammazzo, oggi, e ne arriveranno altri, finché quei bastardi dietro ai computer continueranno a scaricarmi: mettere in peer to peer le persone non è stata una grande idea.

N° 37
L’annuncio
Morto di fame cerca qualunque tipo di lavoro, libero anche ore pasti.

di La Momò

N° 38
Uomini acquario

Mettono dei piccoli piranha dentro la testa degli Uomini Acquario, così che i loro pesci vengono tutti sterminati, e gli Uomini Acquario continuano a vagare, con i soli piranha a galleggiare dentro di sé.
di Stefano Barone

N° 39
Sul campo

Dopo sei mesi di osservazione partecipante il giovane antropologo Mark Francis iniziò veramente a pensare come un Indiano Testapiatta: si addentrò negli usi e costumi della comunità che lo aveva accolto, sperimentò l’ebbrezza del cavalcare a pelo durante la caccia al bisonte; rimase ammaliato dalle parole del capofamiglia suo ospite e ne carpì la visione del mondo, ma non tornò mai indietro per raccontarlo.
di Federico Pozzoni

N° 40
E nonno sorrise

Piange e piange e piange, Piccola Martina; e piange lacrimoni salati che gocciolano giù, lungo le guanciotte, come la condensa sui vetri nelle mattine d’inverno; e piange perché mamma l’ha portata in quel posto con le pietre e le croci infilate nel terreno, e Mamma aveva detto che lì vanno le persone quando hanno finito di essere vecchie, anche se qualcuno ci finisce assai prima che i suoi capelli diventino d’argento; e Piccola Martina piange perché quel posto è triste e ci era già venuta un anno fa quando Nonno andò via di casa senza tornare più e Mamma aveva detto a Piccola Martina di non piangere perché ora Nonno è felice e a Piccola Martina piaceva il nonno, ma non piaceva l’idea di non poterlo vedere più e così le vengono in mente le caramelle al limone che Nonno le regalava, e le passeggiate al parco, e l’odore del pane fresco che andavano a comprare mano nella mano ogni mattina, e lo stare seduta sulle sue ginocchia… e allora Piccola Martina piange perché non può fare altro, fissando la pietra con la foto di Nonno; poi la Mamma va a riempire un secchio d’acqua alla fontana e Piccola Martina doveva restare lì “E non ti muovere da qui” aveva detto Mamma, così, coi lucciconi agli occhi e la testa china, Piccola Martina calcia le pietruzze del viale con le scarpine lucide… e il suo fiocco bianco fra i capelli sembra una farfalla che si riposa alla luce di quel tramonto; e poi… come un fruscio di terra smossa alle spalle della piccola, che quasi lei non sente, assorta com’è nel calciare le pietre, poi una mano rinsecchita e dalla cute sfaldata prende la mano di Piccola Martina e una voce roca sembra dire “Stellina del Nonno, andiamo a giocare” e allora Piccola Martina sorride e il sole del tramonto si riflette sui suoi dentini piccolissimi e le illumina tutto il viso, e i suoi occhi sono due diamanti impazziti; e anche quello strano volto disfatto che ha ora il Nonno, si tira in una specie di umido sorriso.
di Valerio Canerandagio Bonante

N° 41

Gita scolastica dell’Istituto Tecnico per Assassini.
Sorrideva soddisfatta, la professoressa di Storia dell’Arte, mentre precipitava dalla Torre di Pisa a causa della tremenda spinta ricevuta alle spalle: adorava quei ragazzi e adesso era sicura che, quell’anno, li avrebbero promossi tutti.

N° 42
Mal di testa visionario

Rientro a casa dopo otto ore di faticoso insensato lavoro con un mal  di testa visionario e un desiderio di acqua bollente sulla pelle, ma trovo la porta d’ingresso socchiusa e una leggera luce quasi magica proveniente dalla cucina: il fantasma di Salvador Dalì mi ha cucinato un piatto di risotto alla monzese e sta bevendo dalla mia tazza un  vino rosso californiano.
di Roberta Garavaglia

N° 43
L’amante

Sento i loro gemiti di piacere; spalanco la porta, pronto a far fuoco, ma la pistola diventa pesante come un macigno: Sara non dice nulla, mentre mio figlio mi chiede come mai sono già tornato dal lavoro. 

N° 44
Contractors

Era scontato: quell’aspetto posticcio di gomma levigata gli ricordava sempre il destino dei dittatori resistenti, il rictus candido di smagliante noncuranza, le capigliature ritinte e il tripudio di vesti sgargianti, così ridicole allo scoccare dell’ultimo istante in un buco lurido del loro stesso sangue.

N° 45
Cinque cose da non dimenticare, per ritrovare la strada di casa

Quel giorno, di fronte a quegli occhi azzurri e quelle tette enormi, dimenticai le promesse matrimoniali, ma, quando mi mostrarono le foto scattate di nascosto, ricordai che non volevo perdere mia moglie e, in cambio delle foto, acconsentii alla discarica di rifiuti tossici, dimenticando che il mondo era anche dei miei figli; poi, per il debito che sentivo nei loro confronti, dimenticai le promesse fatte agli elettori e iniziai ad accettare bustarelle per comprare il mondo ai miei bimbi, ma dimenticai che le telefonate possono essere intercettate e arrivò il processo e, insieme, le minacce sui miei figli e io finsi di dimenticare tutti i “nomi” e accettai, in silenzio, il massimo della pena e, quando gli anni di galera furono passati e non trovai nessuno ad aspettarmi, capii: ero solo un brutto ricordo da cancellare.

N° 46
Eldorado

Pedro Munoz lasciò cadere l’arma insanguinata per asciugarsi la fronte e avanzò nell’erba alta, dove elmi e spade brillavano accanto ai corpi dei suoi compagni; Bueno, pensò, scrutando la foresta, ahora Eldorado ès toda mia… pero donde, carajo, donde.

N° 47
Stupefatto

Sotto l’effetto degli stupefacenti, sognò di essere disteso, le mani legate al letto, la zampa scura di una belva che gli premeva sull’addome e lo squartava; angosciato si svegliò e vide una creatura orribile, nuda, che appoggiava dieci artigli pungenti sul suo stomaco, si dondolava lasciva sul suo ventre e aveva esattamente lo stesso ghigno di sua suocera. 
di Selene B.

N° 48
La formica che credeva che gli uomini fossero degli dei e tutte le volte che era impaurita chiedeva loro aiuto ma gli dei non sapevano nemmeno della sua esistenza e se volete sapere come va a finire leggete la storia.

Era notte fonda quando la formica smarrita iniziò a pregare gli dei, ma quando giunse l’alba una dea la calpestò senza accorgersi di lei. 

N° 49
Cogli la prima mela

Adamo urlava inviperito alla sua donna, trascinandola fuori dal Paradiso Terrestre: «Quella dannata mela non la dovevi cogliere, Eva! E non ne me frega che il serpente t’abbia ingannata, che tu volevi diventare come Dio, che dopo il pranzo si mangia prima il dolce e poi la frutta, che Newton non avrebbe scoperto che un mela quando cade in testa fa male e che Guglielmo Tell avrebbe ammazzato suo figlio! L’Uomo del Monte non aveva ancora detto sì!».

N° 50
Popò

Lo chiamavano Popò e aveva seri problemi a defecare; ogni volta che sedeva sulla tazza del cesso, gli occhi marroncini – esatto, color diarrea – a fissare la pila di “Topolino”, l’ano intasato come il raccordo anulare, Popò era terrorizzato dall’idea di ricorrere alla peretta; fu in una di quelle occasioni che ebbe una visione: si vide bambino, due anni o poco più, scalzo con indosso solo una canottierina sdrucita, davanti a lui l’intera famiglia – mamma, babbo, nonni e zii – tutti a incalzarlo, a incitarlo perché facesse il suo dovere quotidiano; una sola parola, una parola ritmata, pronunciata sempre più forte, battendo i piedi per terra, le mani sul tavolo: «Ca-cca, ca-cca, ca-cca», e mentre ricordava, Popò chiuse gli occhi, distese il viso in un’espressione estatica, avvertì un fluido caldo scorrere dentro di sé e sentì i tarzanelli, uno dopo l’altro, tuffarsi nell’acqua del water lanciando gridolini di esultanza: «Yuhuuu!»

N° 51
L’ultima impresa

Dita congelate, da amputare; freddo che consuma, non riesco più a parlare; il silenzio bianco, la vetta più alta del mondo, e continuare, a scalare, da solo; sulla cima tentenno, una lacrima di ghiaccio frana sul mio viso, ma sorrido: non sento più il male  interno, inesorabile divoratore del mio corpo, vedo solo l’obiettivo  di una vita intera, quando il fiato è ormai finito; il viaggio di  ritorno è un’unica discesa veloce, a picco, verso una nuova meta; non c’è paura, e dalla bellezza sono rapito.
di Valerio Tosi

N° 52
La sorpresa

Raffaele si svegliò nella stanza d’ospedale con un forte dolore all’inguine e le tonsille intatte.  

N° 53
Principio di indeterminazione

Come ho potuto essere tanto stupido da trovarmi dietro a queste sbarre, mentre sarebbe bastato controllare la segnaletica per capire che quella strada portava nel Vermont e che l’uomo che non c’era invece c’era, guidava a radio accesa e mi diceva cose senza senso, che i capelli crescono anche dopo che si è morti, che la luna a volte si trasforma in un disco, in un volante che fa girare un pianoforte a coda che più lo ascolti e meno sai, che più lo guardi e più ti capovolgi, finché ti chiedi com’è potuto essere che ora sei seduto assieme a lui su una sedia elettrica!

N° 54
Come potete vedere

Riesco ancora a scrivere benissimo, anche senza dita.

N° 55
Lungo il cammino

A un certo punto mi misi a correre, corsi; mi resi conto che stavo correndo solo quando inciampai e caddi; allora mi rialzai e ripresi a camminare…
di Ketty Vanoli

N° 56
Storia vera

Per quanto si sforzasse non riusciva a trovare un’idea brillante per realizzare una storia che potesse stare in una frase, perciò, aprì una bottiglia di Bourbon, la tracannò nel giro di un’ora ascoltando in ripetizione una canzone di Brigitte Bardot e Serge Gainsbourg, e alla fine, completamente sbronzo, mandò tutto ciò che aveva scritto sino a quel momento a fun cool.

N° 57
Cinismo e rassegnazione

Fun cool a quelli che sono in pensione da quarant’anni e scoppiano di salute.

N° 58
Quale verità?
Love, Power e Money

Power chiese a Love cosa avesse contro di lui?
Love rispose: “nulla se tu sarai al mio fianco”
Power, pensoso rimarcò: “se sarò al tuo fianco, dovrò gettare alle ortiche money, non si possono seguire due padroni, giusto?”

Love sorrise e rispose: “giusto, ma money, potrà sempre servire, almeno in questo mondo, per cui se sarai al mio fianco, sarà uno strumento in più al servizio dell’umanità”

Power, restò interdetto e disse: ” che strano ho sempre creduto che money, appartenesse a quel tuo famoso acerrimo nemico….”

Ti sbagli caro Power, disse Love, io non ho nemici, come potrei?, tutto è nato con me e da me, solo che molti lo hanno dimenticato, anche tu figlio mio, tutto può essere buono o cattivo, secondo l’uso che se ne fa”

E Power sempre più disorientato, replicò: “ma allora qual’è il motivo per cui esiste dolore morte e tanto male su un pianeta come la terra?”

Love sospirando : ” Insomma in ogni grande opera, esiste un suo lato oscuro, non avevo altro mezzo, che il dolore, per far ritornare l’essere umano al suo vero sè, difficile da spiegare caro Power, certo non avreste mai potuto sospettarlo, ma sia tu che Money, inconsapevolmente, siete serviti moltissimo alla mia causa…” 

N° 59
Con queste scarpe abbiamo attraversato l’inverno

Alle sette Lisa si alza marcia scalza per la stanza e dalla finestra verso il cielo balza senza più speranza. 
di Tàina Ranci

N° 60
Svantaggi di avere una mamma medico

Quando ho detto che il caffè lo volevo in vena stavo scherzando, mi alzo, metti via quella siringa!

N° 61
L’origine del mondo

Guardando l’origine del mondo di Courbet mi viene in mente che nascere è la cosa più bella del mondo e che tutte le cose belle puzzano di pesce.

N° 62
No all’ignavia del pensiero casalingo

In tanti avranno immaginato gli altri mentre scrivono il proprio raccontino del Fun Cool; a tal proposito, io mi domando se stare con dei pantaloni di tuta dall’elastico in vita talmente allentato da aver dovuto usare una stringa da scarpe per tenerli su, e con una maglietta bianca macchiata di liquore di mirtillo lituano è motivo di vergogna tale da fare zampillare sangue fuori dai capillari sotto flushing cutaneo oppure è una cosa nella norma, una situazione usuale.

N° 63
Cecità di vampiro
Tolte le bende chiese uno specchio.

di Luigi Locatelli

N° 64
L’Istituto

Noi bambini lo capivamo sempre con un largo anticipo: il salone tirato a lucido, l’aria impregnata di varechina e la caldaia misteriosamente riprendeva a funzionare; poi la mattina indossavamo il vestito buono, e mentre la radio gracchiava la classifica dei dischi, un insolito profumo di biscotti appena sfornati dava inizio allo spettacolo; come dei cuccioli in cerca di padrone, sfoderavamo il meglio del nostro repertorio e con gli sguardi languidi, da dietro la vetrina, distoglievamo l’attenzione dal nostro imbarazzante pedigree. 
di Vale

N° 65
Il bacio

Avvolta in una cascata d’oro si abbandonò all’abbraccio: il mondo scomparve, papaveri rossi e blu sbocciarono all’improvviso e la sua pelle dimenticò il freddo gelido dell’inverno.
di Cristina

N° 66
Tempi moderni

E fu così che, visto l’esponenziale aumento degli intrecci amorosi tra creature soprannaturali e umani, il celebre Dylan Dog abbandonò l’attività di investigatore dell’incubo per aprire un’agenzia matrimoniale.

N° 67
Quando meno te lo aspetti

Fu proprio in quel giorno, quell’unico giorno in cui nessuno l’aveva previsto, che il mondo finì sul serio.

N° 68
Se la montagna non va da Maometto…

Si era sempre creduto fosse una leggenda, un racconto inventato per impaurire i più piccoli, fino al giorno in cui quel mostro, veloce come la saetta, una bocca orribilmente simmetrica dai denti ordinati e bianchissimi, una pelle compatta e rosea da mettere i brividi, era apparso dal nulla e aveva cominciato a seminare il panico nella pacifica comunità fondata un secolo prima presso il cimitero Hillmore, amputando e tagliando teste senza sosta; Romero il non-mai-morto lo chiamavano i cittadini impauriti, barcollando lenti in cerca di riparo.

N° 69
Antonio’s barba

Antonio quando si fa la barba usa una lametta monouso e una schiuma da barba da 4 soldi, ma il risultato in ogni caso è gradevole.
di Antonio Chiarenza

N° 70
Diffidare delle imitazioni

Il proiettile trapassò il cranio del licantropo senza che questi arrestasse la sua furia e lui giurò che, se fosse sopravvissuto, sarebbe andato dal suo gioielliere per dirgli due parole.
di Ferdinando “Ranz” Sicuranza

N° 71
Tale cane, tale padrone

Era un esemplare piuttosto brutto, dal pelo grigio ispido, col grugno schiacciato, fissava tutti di sbieco e ringhiava mostrando i denti, spesso inseguiva le vecchie per strada; il suo cane, invece, era adorabile

N° 72
L’appostamento

Non posso addormentarmi, non devo addormentarmi, lui tornerà e di sicuro rientrerà con quella stronza, così io scenderò da questa macchina e gli farò capire che non deve trattarmi così, perché io merito qualcuno che zzzzzzzz..

N° 73
Incontri sbagliati

Quando il lupo vide arrivare lungo il sentiero nel bosco Biancaneve si rese conto di trovarsi nella favola sbagliata.

N° 74
Spose in nero

Spose in nero escono dalle tombe, c’è chi distribuisce parrucche rosse, gioielli e coltelli, si trascinano verso la città, le inconsapevoli e inerti case illuminate, per cercare marito.

N° 75
L’uscita

Stanno arrivando ancora quelle mani sporche, quell’odore di profilattico mi nausea da sempre, ci vengono addosso tutti, ti frugano dove non si può, e finiscila di urlare, mi accecano quelle luci… cosa vogliono da noi, perché non stai mai ferma… aiuto sto perdendo il controllo… starò morendo, scivolo… e smettetela di gridare spinga signora spinga!
di Pierandrea Formusa

N° 76
Errore acronimo

Ti hanno fotografato da satellite, l’NRO ha avvertito l’NSA, questi hanno riferito alla CIA che ha dovuto chiamare la DIA e nel frattempo al Presidente l’ha detto il capo dell’FBI durante una conferenza con la DEA, l’ATF e i pezzi grossi del Pentagono; poi alla riunione interforze i SEAL, il MARSOC e la Delta si sono giocati a poker il diritto di farti la festa, visto che succede a portare a spasso il cane?

Dolore cane

Quando il dolore dell’arto fantasma divenne insopportabile gli passarono davanti agli occhi le immagini della sua bella clinica: la sala operatoria, la sala di degenza, i piccoli lettini, i corpi che si agitano, gli occhi imploranti e le bocche spalancate, il silenzio, le corde vocali aveva imparato a reciderle con grande precisione; ora capiva cosa provavano quelle povere bestie, un dolore più grande si impossessò di lui e si strappò ciò che capì di non avere mai avuto.
di Mimma Curmà

N° 78
Acqua
Senti l’aria fresca sul collo?
Sì.
Ecco.
Eh l’acqua?
No era Aria!
Aaaaaaaaah!

N° 79
A pensar male

Dopo aver salutato i miei figli ripetendo loro, per l’ennesima volta, di fare -da bravi- tutti i compiti, perché volevo che li finissero entro l’ora di cena, stavo per andare a occuparmi di alcune commissioni: ho tirato fuori l’auto dal garage però, un attimo prima di partire, mi sono messa in testa di controllare che Alex e Fra non avessero smesso di studiare, come spesso accade quando li lascio soli, perciò ho piantato per un momento l’auto davanti a casa con le quattro frecce e mi sono avvicinata di soppiatto alla porta d’ingresso; lì mi è parso di sentire delle voci che venivano dall’interno, così, piuttosto incazzata, ho fatto irruzione, pensando che i ragazzi stessero guardando la televisione, ma mi sono imbattuta in una vera banda di rapinatori e mentre già pensavo “ora son dolori”, loro, spaventati dal mio intervento, sono scappati via proprio dall’ingresso alle mie spalle, proprio con la mia auto! 

N° 80

L’alba dei morti viventi
Tutto cominciò quando una dannata cimice finì nella giuntura del martelletto e, invece di un gatto o vivo o morto, saltò fuori dalla scatola un ibrido bavoso e putrescente che azzannò quello strambo di Schrodinger dritto alla gola. 
di D.Ross
N° 81
Sospensione nella tenue gravità dello spazio finito

Sospesa nella tenue gravità dello spazio finito, l’eroina osservava le badiere svettanti di nazioni ormai morte, i puntini umani che raccoglievano brandelli di vita,la morte delle suonerie dei cellulari e dei motori delle auto super-lusso, lo spegnersi di schermi e note musicali elettroniche, il crollo di cattedrali e convinzioni, di cui a lei era rimasta solo questa: il mondo era finito, e nel finire, era ricominciato, mantenendo un solo ricordo di quel passato, ovvero uno scalpo trapiantato posto accanto al corpo senza vita e raggrinzito del nemico da lei sconfitto, privato, finalmente, della maschera chirurgica.

N° 82
Il Verbo
racconto: L’aggressore puntò la propria arma senza curarsi del fatto che l’altro stesse già pronunciando parole di corrosione, di consunzione del tempo, di polvere e sabbia, rendendola così un semplice ferrovecchio.

di Vlad 

N° 83
Questa è una guerra…
Paolo corre e intanto osserva, riflette su coloro che gli si parano davanti, come un esercito pronto a sconfiggerlo; ma lui è un bulldozer, un guerriero, e non si lascerà fermare da chi vuole la sua fine, tantomeno dalle grida che lo avvolgono come un pesante sudario, e mentre la sua mente ragiona, calcola posizioni, distanze e contromosse, evita adesso un attacco deviando a destra e ne salta un altro pochi attimi dopo; solo quando la gamba scatta e il piede colpisce, Paolo si ferma e riprende fiato, osservando il pallone volare dietro al portiere proprio un attimo prima che il pubblico inizi a intonare canti in suo onore.
FINE 

Comments

  • 21 Ottobre 2011

    Partecipo:

    Spese di spedizioni incluse.

    Vendesi air guitar usata a 120€.

    Fithz Hood

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  • 21 Ottobre 2011

    VENERE
    Alcuni giorni dopo, nella sala del Botticelli agli Uffizi, guardando la ragazza seduta per terra che stava prendendo uno schizzo a matita del volto di Venere, mi rammentai di quando l’avevo vista per la prima volta, una sera ai giardini, posare la borsa a terra e farsi un giro sull’altalena.

    reply
  • 21 Ottobre 2011

    uè, questi sopra sono in gara.
    credo.

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  • 22 Ottobre 2011

    Titolo: 2011 – Odissea nell'ospizio

    Da mesi, ormai, l'anziano Ulisse vagava per i corridoi senza riuscire a ritrovare la sua stanza.

    Giuseppe Lamanna
    http://www.pianetafantasy.it

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  • 22 Ottobre 2011

    Dagli alla strega, fuoco, fiaccole e forconi!

    Più volte ripresa dalla madre e dalle sorelle, alla fine Maria Ciofeca la piantò di spaventare gli specchi di casa – che andavano in pezzi per protesta – ma iniziò a terrorizzare il vicinato truccandosi e pettinandosi a tentoni.

    Ecco, te l’avevo promesso e stavolta me ne sono ricordato! Capo chino, cenere, ceci alle ginocchia eccetera.

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  • 22 Ottobre 2011

    Ricevuti!
    🙂

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  • 23 Ottobre 2011

    Gelo! A questi post manca ancora la parte più divertente: la giuria.
    gigi

    reply
  • 23 Ottobre 2011

    Vero, ma già sai che io cerco i giurati tra quegli scrittori maledetti che non hanno partecipato… 🙂

    reply
  • 23 Ottobre 2011

    Certo! Difficili da precettare!

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  • 24 Ottobre 2011

    Partecipo!

    CHIRURGIA ESTETICA ESTREMA

    Si, allo specchio si vedeva carente, e al chirurgo ha detto che voleva ritoccarsi un pochino i difetti qua e là, poi gli ha preso la mano – proprio la sua – e le cose sono precipitate e ora ha tre ginocchia, due nasi e un orecchio extra in mezzo alla schiena per captare le vibrazioni in surround, e dice di essere finalmente felice e di sentirsi… mostruosamente bene!
    (by Fedora BlueDream)

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  • Vampiro
    26 Ottobre 2011

    ecco anche i miei due centesimi, stronzone 🙂

    L'AMANTE

    Sento i loro gemiti di piacere; spalanco la porta, pronto a far fuoco, ma la pistola diventa pesante come un macigno: Sara non dice nulla, mentre mio figlio mi chiede come mai sono già tornato dal lavoro.

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  • 29 Ottobre 2011

    Presente!

    SVANTAGGI DI AVERE UNA MAMMA MEDICO
    Quando ho detto che il caffè lo volevo in vena stavo scherzando, mi alzo, metti via quella siringa!

    reply
  • 29 Ottobre 2011

    Anche io, anche io!

    L’Istituto

    Noi bambini lo capivamo sempre con un largo anticipo: il salone tirato a lucido, l’aria impregnata di varechina e la caldaia misteriosamente riprendeva a funzionare; poi la mattina indossavamo il vestito buono, e mentre la radio gracchiava la classifica dei dischi, un insolito profumo di biscotti appena sfornati dava inizio allo spettacolo; come dei cuccioli in cerca di padrone, sfoderavamo il meglio del nostro repertorio e con gli sguardi languidi, da dietro la vetrina, distoglievamo l’attenzione dal nostro imbarazzante pedigree.

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  • 30 Ottobre 2011

    Titolo: Se la montagna non va da Maometto…

    Si era sempre creduto fosse una leggenda, un racconto inventato per impaurire i più piccoli, fino al giorno in cui quel mostro, veloce come la saetta, una bocca orribilmente simmetrica dai denti ordinati e bianchissimi, una pelle compatta e rosea da mettere i brividi, era apparso dal nulla e aveva cominciato a seminare il panico nella pacifica comunità fondata un secolo prima presso il cimitero Hillmore, amputando e tagliando teste senza sosta; Romero il non-mai-morto lo chiamavano i cittadini impauriti, barcollando lenti in cerca di riparo.

    reply
  • 1 Novembre 2011

    SPOSE IN NERO

    Spose in nero escono dalle tombe, c’è chi distribuisce parrucche rosse, gioielli e coltelli, si trascinano verso la città, le inconsapevoli e inerti case illuminate, per cercare marito.

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  • 1 Novembre 2011

    Mi tocca partecipare, tengo famiglia e devo competere per salvare la pax familiare. 🙂

    Titolo: Errore acronimo

    Testo:
    Ti hanno fotografato da satellite, l'NRO ha avvertito l'NSA, questi hanno riferito alla CIA che ha dovuto chiamare la DIA e nel frattempo al Presidente l'ha detto il capo dell'FBI durante una conferenza con la DEA, l'ATF e i pezzi grossi del Pentagono; poi alla riunione interforze i SEAL, il MARSOC e la Delta si sono giocati a poker il diritto di farti la festa, visto che succede a portare a spasso il cane?

    reply
  • 1 Novembre 2011

    Titolo: Acqua

    Senti l'aria fresca sul collo?
    Sì.
    Ecco.
    Eh l'acqua?
    No era Aria!
    Aaaaaaaaah!

    reply
  • 2 Novembre 2011

    Gelo, hai sbagliato Angelo per il racconto n.76; sono Angelo Benuzzi e non Angelo Frascella.

    reply
  • Lorenzo Crescentini
    5 Novembre 2011

    LUTTO
    Forse la scomparsa del mio bambino non sarebbe stata così devastante, se almeno il mio pitone non fosse morto d'indigestione.

    reply
  • 5 Novembre 2011

    Ehm… Lorenzo. è scaduto :))
    Da martedì, e siccome i racocnti sono già stati inviati ai giurati… non posso accettarlo, o almeno, posso accettarlo nel senso di accetta 😀
    Dolente… però so che ci sarai al prossimo! vero? (°)(°)(occhioni dolci da agnello sacrificale)

    reply
  • Lorenzo Crescentini
    5 Novembre 2011

    Ok, ho provato a cercare da qualche parte in giro ma non trovavo date di scadenza, così ho provato 🙂 sarà per il prossimo!

    reply
  • 5 Novembre 2011

    nel regolamento, ma in effetti dev'essere uscito dalla homepage, forse
    qui comunque:
    http://ilblogdigelo.blogspot.com/2011/10/fun-cool-7-edizione-il-regolamento.html

    in ogni caso lo archivio lo stesso, nel caso lo si selezionasse per mandarlo a micropulp 🙂

    reply

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