Settembre 2011

E il grigio scese come un buongiornoUna mano calda plasmata in cenereA infilarsi in boccaE giù, giù, giùArrancando fino al fegato eAlle verterbre.E aveva la presa di un lottatore,Le ciglia scure cucite una a unaSulla carne grigia e ruvidaFremente di

Strisciano vermigli e io ti guardo:Il petto, come una fobia dimenticata,Gli occhi luminosi di una serranda,La disastrosa e stomachevole risataChe apre le bocche e invita i pugni nelle mani.Eppure sei un vagheggiare bruno sul candoreDei gigli e delle natiche,Vorresti essere

Sdraio allineate, una mano, il dorso, la sabbiaChe si arrampica sulle rughe tatuate.Uno sdraio in due, si distingueI polpacci pelosi, schiariti dal sole,Salti, profumati di edera Senza foglia, senza fiori, senza timori.Solo una fune, leggera, leggendaria,Di tenerezza tra opposti che non

Sono passati vent'anni da quando venniCosì com'ero,Senza pace e senza pistola. Quelli braviHanno imparato a portare i tacchi,Quando camminanoSul petto maciullatoDei loro incubi. I meno braviGli leccano le palle,Gli eroi gliele mordono. Sono passati vent'anniDa quando il crudele GeremiaAbbracciava il soleE si accucciavaNelle