Labirinto caldo
Hai avuto la facciaDi miele,Un soffio,A incapricciarti di deboli rughe. Hai avuto gli occhiDi porcellana,Una mano sapiente,A dipingere le iridi. Hai avuto labbraDi cera,Profumate,Da sciogliere e liquefare,E pelle troppo sottile,Da guardarti i seni e vedertiIl cuore. E hai avuto maniDi buio,Con carezzeDa bucare
Happeninghi, disorganicità e una cosa seria
Questo post era già quima google se lo è mangiatoe gian me l'ha rimandatoe allora lo rimettoperò senza grassetticosì è più magrosenza corsivicosì lo leggete con più calmae senza linkcosì non lo vede nessuno
Disarmata, eterna
Tu che segni di cicatriciIl vento,Che fai di un nodoMelodiaE di campana scia. Tu che sai seppellireIl profumo,Che porti al guinzaglioLe carezzeE negli occhi i passiDi danzaDi una fantasiaSfrontata. Tu, disarmata,Eterna,Madre mia.
"Hazard e Fissile" di Raymond Queneau**
Su questo blog succede di rado che si parli libri usciti da poco. Vuoi per la mia ritrosia a comprare libri a prezzo pieno, vuoi per il mio favor per i tascabili, vuoi per la catasta di libri ancora da leggere
Le guance calde del respiro
Contempla ancora le rose,Seminate sugli occhi morti del tempo,La terra l'han portata le lucciole,La pioggia è venuta camminandoDal mare più vicino. Contempla la nebbia,Chiara e stellare,Carezza sulle guance calde del respiro,Fame abbandonata,Sole sulle ferite. Ora soffia fuori il ventoChe hai rubato alla
Buio illune
Buio illune.I tralicci, severi,Sgridano i grilli.
Ché alle tempeste
Una grondaia, le sopracciglia appesantite dal riverbero,E le paroleCome strisce pedonali, Tremanti sullo specchioD'acqua. Sono io quello che incendiaLa polvere,E lascio a teIl fumo e le brezze,Ché alle tempesteCi penseremo poi
"Che fortuna essere orfano!" di Sholem Aleichem***
Vi parlo di questo libro, che ho terminato qualche settimana fa, e ci sono un paio di cose che mi ci portano, quasi per caso. Pensavo, cosa numero uno, che venerdì - dopodomani - presenterò il libro di Simone (Marcuzzi), alla
Grilli bagnati
Grilli bagnati,S'attardano le rondiniSotto i portici.
Il finto storpio
Abbiamo raccolto il desiderioCon le mani. Pungeva pocoE aveva lo sguardo come una fraseDai capelli lunghiE le labbra di seta. L'abbiamo consumatoPer conservarlo,Con mani e bocche e sessi e pelle. Avanzava barcollandoLungo i nostri corridoi,Fingendosi storpio,Celando l'uragano.