Un'ora con Frank: l'intervistadiario

Un'ora con Frank: l'intervistadiario

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Ora che leggete queste righe è il 24, e ieri sera, se tutto è andato bene, io ho fatto il “relatore” alla presentazione dei due libri di Frank Spada. Presentazione senza l’autore, ovviamente, visto che da bravo pseudonimo, se n’è rimasto nascosto e ha optato di non essere tra il pubblico come una pulcinella segreta.

Questa però non è un’intervista e nemmeno la cronaca della serata di ieri, perché ora che vi sto scrivendo, siamo ancora, per pochi minuti, l’11 febbraio, e questo pomeriggio ho passato un’oretta o poco più proprio con lui, Frank, per fargli un po’ di domande.
Aspettatevi quindi una via di mezzo tra una pagina di diario e un’intervista, che serve più a me che a voi, per ricordarmi cosa ci siamo e cosa non ci siamo detti.
Siete avvertiti, quindi, questo è un post che potrebbe non interessarvi molto, anche se per me, la chiacchierata, è stata interessante.
Dunque…
Ho cominciato chiedendo a Frank quando ha cominciato a scrivere, e lui, puntuale, mi ha detto giorno e data: 7 gennaio 2007. La prima riga del suo primo romanzo, lui l’ha scritta quel giorno. Se lo ricorda bene perché la sera prima era a vedersi i tradizionali fuochi epifanici a Tarcento, e la mattina dopo ha deciso di scrivere. Una conseguenza, pare, a una vita di quelle che sbandano, e ogni tanto cozzano contro i muri, o rotolano nel fosso per qualche chilometro. 
In ogni caso, nel 2007 – abbiamo fatto i conti insieme – lui aveva 69 anni. Prima non aveva mai scritto.
La cosa divertente, dice Frank, riguarda il pensiero che gli è venuto, ovvero di avere un tumore al cervello, che, invece di fargli parlare lingue sconosciute o altre amenità, lo aveva spinto a scrivere (in un mese e mezzo, per la cronaca, ha completato il primo libro)
E’ persino corso a prenotare una tac, per sapere se c’era, ma niente, non c’erano cose gravi, e così, ecco smentita la teoria delle doti innate e della gente che nasce imparata.
Infatti sono passato subito alla domanda numero dieci. Se di punto in bianco hai cominciato a scrivere, e se la tua prima scrittura, invece di risultare acerba, era già abbastanza matura, allora vuol dire che, da qualche parte, queste conoscenze le hai acquisite. La domanda dieci, infatti, riguarda le letture. E certo, gli dico, non puoi non essere stato un gran lettore. E infatti lui conferma. Non continuativo, certo, ma già da bambino ha avuto la fortuna di un fratello possessore di libri. E fra i nomi che gli ho fatto citare, come letture che lo hanno formato e colpito, ecco sbucare Dostoevskij, Conrad, Kafka, Proust, Joyce e tutto il blocco della letteratura mitteleuropea, di cui non si ricordava i nomi. I classici, insomma, ma non molti come posso pensare io.
Anche se poi, si va a finire a parlare di Durrenmatt, e lui ne sa, si parla di letteratura americana e ne sa. anche di questa. E mi ha regalato Celine, e ne sapeva, e oggi de La montagna di Mann, e ne sapeva anche di quella.
Insomma… arriviamo alla conclusione, parlando di Corona Fabrizio e del suo libro in cinque giorni, che non si nasce imparati, e che se ha cominciato a scrivere a un livello discreto, di punto in bianco, è quasi sicuramente perché alle spalle aveva 60anni di letture.
Anzi, a proposito di giorni e letture. Frank mi dà anche una pagina del Corriere, che strappa al giornale del bar (dopo aver gentilmente chiesto se può, ma tu puoi fare quello che vuoi, gli ha detto quella quaglia della cameriera e non mi sarebbe dispiaciuto l’avesse detto a me, comunque ho avuto la pagina) in cui si parla di Dick. Tra le altre cose, una delle sue ex mogli (5!) racconta di quando sotto anfetamine scrisse un romanzo in 6 giorni… Solo che lui li scriveva belli, i romanzi! Ah, a proposito, è interessantissima la biografia di Dick. 
Comuque sto divagando.
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Bene. Ho fatto due domande sole e già abbiamo parlato di un sacco. Passo alla domanda facile, quella di come ha scelto quello pseudonimo. E ne esce che Frank è per suono, Frank: una sillaba. E Spada è da “Spade” all’inglese, come il Sam Spade di Hammett. E poi la cosa di Spada, gli ricordava un cognome siciliano (dove ci sono i pesci Spada). Io tra l’altro, ho i parenti in Argentina, che di cognome fanno Spada, gli ho detto, ma sto divagando ancora.

Non credo sia interessante sapere che tra prima stesura e riscrittura, alla fine abbiamo capito che impiega metà e metà, mentre più interessante è stato parlare di che cosa scriverà, dopo che – a maggio – sarà uscito anche il terzo episodio di Marlowe. (Tra l’altro, vuoi cambiando la struttura, vuoi solo la forma, tutti e tre i romanzi, prima di pubblicarli, li ha “riscritti”).
Qui non vi dico molto, anche se un po’ abbiam parlato. Vi posso dire che dopo Marlowe, ci sarà ancora del Marlowe. 😉
Poi gli ho chiesto della scelta di lasciare dei finali che il lettore può interpretare e, volendo, non capire. Dei finali che non spiegano tutto e lasciano il dubbio, pur concludendo le vicende.
La risposta è stata piuttosto semplice. Se scrivere era una sorta di gioco, nato letteralmente dall’oggi al domani, come si può pensare a una trama costruita e rotonda, che vista a bocce ferme è perfetta e senza sbavature? Mi dice che in quel periodo se ne andava a dormire non sapendo come tirar fuori Marlowe dai casini in cui l’aveva ficcato, poi si svegliava la mattina con l’idea di come fare, cominciava  a scrivere e… scriveva tutta un’altra cosa! Ecco… vuoi che non ti resti un finale da interpretare?
In fin dei conti, tutti i libri stanno negli occhi di chi li legge.

Andiamo avanti con le domende e finalmente sono arrivato a chiedergli di Chandler. Era la mia domanda n° 6.
Marlowe è il Marlowe di Chandler, gli dico, è la cosa che tutti notano e rilevano, fino ad appiattirsi all’idea che il personaggio sia stato ripescato e rimesso in strada. L’idea che il Marlowe di Frank sia una sorta di spin-off del personaggio Chandleriano. Invece no, il personaggio è nato così, e il nome è stato un richiamarsi ai film, più che ai romanzi chandleriani. Uno che chandler non l’ha mai letto (io, per esempio) e di film  americani noir con i detective e i grandi attori degli anni ’50-’60 non ne sa una beata mazza (ancora io); questo Chandlerianismo non lo rileva. Marlowe, infatti, è proprio un’altra persona. Fuma sigarette, e non la pipa, non gioca a scacchi, e mostra tutta la sua estrazione bassa, opposta a quella alta del Marlowe famoso.
Poi certo, beve e fuma tantissimo, come l’altro, e anche ha sempre donne fra i piedi, ma rimane comunque un’altra persona. Quindi il rapporto con Chandler, è un falso problema, per Frank. I due Marlowe hanno lo stesso nome… punto. Finita lì, la similitudine.

Dunque, a che domanda siamo?
Quasi a 2/3, ma Frank mi tira fuori una questione, del tipo che i suoi romanzi, ha notato, piacciono di più alle donne, che agli uomini. Gli ho dato la mia risposta, e forse credo di aver ragione. Ai maschi piace l’eroe e l’azione, quando gli presenti un romanzo di detective e omicidi. Non amano le riflessioni jazzate e la melodia che dura pagine per traghettarti da un cadavere all’all’altro. L’ho segnata come domanda 14, questa cosa dei maschi e delle femmine.

Poi ecco che mi avanzano due domande chiave. Quelle forse più ovvie, dopo aver letto i suoi libri.
La seconda è quella sul cinema, che è una delle fonti di ispirazione più forte.
La prima è quella sul jazz. Il jazz è dappertutto, nelle sue pagine. Sia come musice dentro la storia, sia come musica della scrittura. Perché? Gli chiedo.
E quasi tutto il resto, alla fine, non c’è un perché. La canzone da scegliere gli arriva così, mentre scrive, e non l’ascolta, come pensavo io. Non l’ascolta perché lui, musica, non ne ascolta più, e quindi, i brani che sceglie, sono quelli che ha ascoltato. Sono scelti a memoria, quindi.
E mi cita un brano, vediamo se lo trovo, che dovrebbe essere ideale per la lettura della sua scrittura. Chissà se ho trovato quello giusto. E anzi, direi che chiudo il post con questa canzone…

Comments

  • 24 Febbraio 2011

    Dalle rece, post e diarinterviste i suoi libri mi piacciono già. Prima o poi devo solo decidermi a comprarli e leggerli.

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  • 24 Febbraio 2011

    Il giorno dopo ieri sera prima di diversi giorni fa e
    oggi ringrazio pubblicamente l’Amm.ne Com.le di Pradamano (UD), la prof.ssa Loretta Fusco e il relatore dott. Raffaele Serafini per la presentazione di “Marlowe ti amo” e “Dimmi chi sei, Marlowe” tenutasi ieri sera c/o la Biblioteca comunale: sala affollata, molti giovani, domande del pubblico… ho ascoltato la registrazione audio con emozione.
    Serenade to a Soul Sister, poi, grazie Gelo, amico sincero e generoso, stra-preparato tanto che… un abbraccio? Sì, ma così forte da spezzarti le ossa.

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  • Anonymous
    24 Febbraio 2011

    L'originale duetto tra Raffaele Serafini e Loretta Fusco ha reso la serata della presentazione dei romanzi di Frank Spada davvero piacevole.
    Alla luce delle loro considerazioni rileggerò i libri , certa di trovarci sempre qualcosa di diverso.
    Complimenti ai relatori e buona lettura a tutti.
    Amelia

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  • 24 Febbraio 2011

    Se non avessi già letto, riletto e apprezzato Marlowe, dopo aver letto questa "intervistadiario" correrei subito a comprarli 🙂

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  • 24 Febbraio 2011

    Bella intervista Gelo, mi sei proprio piaciuto 🙂 Frank è un'altra questione… lui mi piace sempre assai!!!!

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  • 25 Febbraio 2011

    Lo scatto di Walker Evans
    Mi sono soffermata ad analizzare l’ombra sulla destra della copertina di "Dimmi chi sei, Marlowe – Cinque sensi e un’anima"
    e mi sono chiesta se è reale o creata ad arte. Io la vedo inquietante come le immagini raffigurate nelle incisioni di Goya, ne i “Capricci”, “I disastri della guerra”, “La Tauromachia” e “Follie”, che una volta vidi in una mostra a Villa Manin di Passariano. E mi sovviene un’altro riferimento, le ombre in Odilon Redon, la conoscenza del quale mi è pervenuta quando un amico mi segnalò che Redon viene citato da Leonardo Sciascia nel romanzo “Todo modo” e di conseguenza nell’omonimo film del ’76 di Elio Petri. Redon “che proprio nella grafica ha dato il meglio del suo genio. Due gli assi portanti, la serie realizzata per Les Fleurs du Mal di Baudelaire e quella per La Tentation de Saint-Antoine di Flaubert, riferimenti letterari ideali per liberare tutto il visionario e mistico universo … Tra le litografie dedicate alle Tentazioni di Flaubert, sintomatico è il dialogo tra la sfinge bianchissima e l’altra chimera che sembra materializzarsi dalla compressione del buio, assorbendo persino l’ombra del suo interlocutore.” Ma lo scatto è di Walker Evans e quanto scritto sopra è un fil rouge tra cose e avvenimenti lontanissimi tra loro e Frank Spada non è Marlowe, anche se il prof. Franz Haas termina la sua introduzione a Marlowe ti amo sottintendendo che l’autore “ …forse vuole dirci, pensando a Flaubert, Marlowe sono io, ma potremmo rispondere che in questo Marlowe ci riconosciamo anche noi”. Perciò “il viaggio è circolare”, e dunque Odilon Redon illustrò le Tentazioni di Flaubert, ma non erano le tentazioni di Madame Bovary ma quelle di Sant’Antonio. E se di Flaubert conosciamo un’immagine scattata intorno al 1865, allorchè lui era sui 45 anni, Spada, nel retro di copertina, ci mostra una sua foto da giovanotto – si dice in giro – ventenne. (le descrizioni relative all'opera di Odilon Redon sono tratte dal web – mostra del 2008 svoltasi a Milano)

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  • Anonymous
    25 Febbraio 2011

    Raymond Chandler, esaudito il suo ultimo desiderio (Adnkronos)
    Los Angeles, 18 feb. 2011 – Ora lo scrittore statunitense Raymond Chandler (1888-1959) riposa insieme alla sua amata moglie Cissy. Con una toccante cerimonia nel cimitero Mount Hope di San Diego, in California, le ceneri della coppia sono state riunite dopo piu’ di mezzo secolo dalla morte del creatore del detective Philip Marlowe. E’ stato cosi’ esaudito il desiderio dell’autore di romanzi giallo-polizieschi di fama mondiale. Cissy mori’ nel 1954 e Chandler cinque anni dopo la moglie. Ma per decenni, le ceneri di Cissy sono rimaste all’interno di un urna in un mausoleo perche’ lo scrittore, depresso e alcolizzato, incapace di riprendersi dal dolore, non riusci’ a far interrare i resti mortali della moglie.
    ___________________________________

    NdTBMM – Il 16 ottobre 1958, con una lettera spedita da La Jolla a W. Smith (Direttore della biblioteca della University of California di Los Angeles) R. Chandler manifestò l’intenzione di far sposare Philip Marlowe con Linda Loring (la donna conosciuta e amata dall’investigatore in The long Goodbye) mentre abbozzava la trama del romanzo The Poodle Springs Story (l’ottavo e di cui lo scrittore lasciò solo quattro capitoli)
    Il 21 febbraio 1959, pochi giorni prima di morire (marzo 1959), R. Chandler scrisse una lettera a M. Guinness (autore inglese di polizieschi) dicendogli che un tipo come Marlowe non avrebbe dovuto mai sposarsi, “perché è un uomo solitario, povero, pericoloso e tuttavia sensibile… ”
    Il romanzo The Poodle Springs Story, terminato da Robert B. Parker, non riscosse successo: i lettori (soprattutto le lettrici) amavano Marlowe celibe!
    A 52 anni dalla scomparsa di R. Chandler, uno scrittore italiano (friulano, pseudonimo Frank Spada) ha riportato Marlowe sulle scene con i romanzi “Marlowe ti amo” e "Dimmi chi sei, Marlowe” (pubblicati nel 2010 per i tipi della Robin Edizioni – Roma) – il terzo, “Doppio Marlowe”, uscirà maggio/giugno 2011.
    Grazie per l'ospitalità.
    The Big Max M.

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  • Yle
    25 Febbraio 2011

    Ho finito da poco di leggere Marlowe ti amo e forse me lo rileggerò subito, perché io sono una di quelli che probabilmente non hanno capito il finale.

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  • 25 Febbraio 2011

    @Dame
    @Max
    Grazie per i contributi
    del discorso Chandleriano sul matrimonio postumo si è accennato anche alla presentazione

    @frank
    verrò a farti autografare il libro per matteo…
    (e anche per mia sorella)

    @amelia
    ahahaha, grazie 🙂
    sembravamo due di quelli veri eh 🙂

    @shara
    okay, mi farò assumere da frank come tecnico di Marketing

    @Carla
    grazie 😉

    @Yle
    guarda che mio mica lho capito del tutto eh? 😉

    comunque
    alla serata, mi sono molto divertito!
    Una montagna… 😀

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  • 25 Febbraio 2011

    Gira nel web la domanda se il Marlowe di Frank Spada resterà scapolo. Io dico che potrebbe accasarsi con una infermiera friulana. Simenon, per dire, in seguito ad una piccola caduta assume Teresa Sberulin, di origini friulane, di 23 anni più giovane di lui, che gli resterà accanto nei suoi ultimi venticinque anni di vita.

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  • 25 Febbraio 2011

    Io non lo vedo sposato perchè la moglie gli cambierebbe tante di quelle cattive abitudini che ne stravolgerebbe il personaggio. Non sarebbe più lui. E a me il Marlowe stropicciato piace!

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  • 25 Febbraio 2011

    Scusate, reginadellealpi, si fa per dire, sono io, loretta

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  • 27 Febbraio 2011

    E' difficile rendere interessante la presentazione di un libro. Il rischio di scadere nella noia è sempre piuttosto alto.
    Da quanto leggo in questo post la serata è stata molto piacevole e divertente ed è sempre buona cosa lasciare emozioni collegate al ricordo e alla cultura intrinseca, presente in un romanzo o in una serie di romanzi che stanno avendo un loro discreto seguito e successo.

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  • Frank
    22 Agosto 2012

    Perché non dirlo a tutti (considerato che questo post non sarà più letto) che oggi – 22 Agosto – ricorre il compleanno di Raffaele Serafini, che poco fa ci siamo scambiati un paio di :)) – via sms – ripromettendoci un caffé appena la calura lascerà la piana?
    Mandi GelAstro!

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    • 22 Agosto 2012

      Ecco, lo sapevo io. Far di tutto per nascondere a tutti la data, e poi arrivi tu a sputtanarmi così 😀 Maledetto! Ti costerà un caffè come minimo!

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  • Frank
    27 Agosto 2012

    Come minimo con panna!

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