Febbraio 2011

Domani avrai gambe stanche, La facciaPiegata in un sorrisoSghemboE appeso alle ciglia. Domani avrai pensieriCon una tagliaE una tascaIn più. E la direzione della stradaLa cercheraiNelle buche. E l'essenza,Scoprirai,Passa e passeràSempre dalle labbra.

Dove seiTerra che ti arrampichi sugli occhi?Dov'è la notteIn cui mi hai accarezzato col respiro?E dove ho lasciato i panniMai indossati,E i carri vuotiE le sale d'aspetto stremateDa quelli che hanno cercato di rendere graziosaLa loro piccola vita?Centinaia di ricordi

Da un semeHai fatto crescere un alberoNel palmo della manoE le foglie eranoFioriE i rami fremiti. Ti sei seduta sul più accogliente, Come una madreInfameHai lasciato cadere i figliDel pudore. Stringendo le labbraCostruiviI baci e una tuaInfuocataFedeltà.

Non sapevo bene come cominciare questo articolo. Poi ho sentito una dichiarazione di Jovanotti, che non c'entra un cazzo con la narrativa di genere, ma che a proposito del suo disco appena uscito andava farneticando qualcosa del tipo: "Ho pensato

I baffi di birraGiubbotti per terraE le auto freddeSenza maniE con la voce A gridare cose dette giàMa in canzoneE i fari non son occhiMa porteChe ti chiudonoDentro.E la guerraLa guerraE' una fata senz'armiE lingua lungaDa assaggiare quandoSei solo e sterile.Sei