
"Freddo a luglio" di Joe R. Lansdale***
“Freddo a luglio” era uno dei vecchi romanzi di Lansdale che mi mancava, nella mia opera di copertura della bibliografia del buon Joe.
Con una copertina bruttissima, non sapevo nemmeno fosse uscito in queste barbagianne edizione struccasoldi della Fanucci (9.90 è un prezzo psicologicamente basso, finché non ti ricordi che le vecchie tif costavano 7.90 e avevano una buona metà di pagine in più).
Comunque non l’ho comprato, ma me l’ha prestato il mio studente che ho fatto ammalare di lansdalite…
Questo non significa che se avessi visto il libro, non l’avrei fatto ugualmente mio, ma così, perché vi facciate fregare dai prezzi psicologici in modo consapevole, sparo qualche bordata su Fanucci.
(A proposito, in questi giorni e fino al 28 febbraio, tutti i titoli fanucci sono al 50%, se dove fare spese grosse…)
(questo, per esempio, ora lo pagate 4.95, anche se ci sono le simpatiche cinque euro governoladropostali per spese under fifty)
Dicevamo di Freddo a luglio, dunque. A parte la scelta del titolo, che quando hai già in catalogo un “Freddo nell’anima” e un “In un tempo freddo e oscuro” – dico io – non sarebbe il caso di scegliere un altro titolo? Cioè… non si fanno scrupoli a cambiare titoli bellissimi scegliendone altri accazzo e questo Cold in July lo lasciano così? Vabbè… allora, per non confondervi ricordate: Freddo nell’anima è il libro bellissimo ambientato tra i Freak, In un tempo bla bla bla è una raccolta di racconti ed è mediocre, mentre Freddo nell’anima è una storia noir, avvincente, abbastanza classica e meno cruda di molte altre ma con abbastanza rumble e parolacce.
Ma veniamo al romanzo.
“Freddo a luglio” in Texas, dunque…
Diciamo subito che è un lavoro del buon Joe che vale la pena di leggere, perché entra di diritto nel suo filone thriller-noir che concede poco (in questo caso niente) a elementi fantastici e molto di più a elementi umani, ficcati in situazioni poco piacevoli. Non è un capolavoro, questo no, e ci sono almeno un paio di difettucci che, pur non nuocendo alla riuscita generale, sono un chiaro indice della data di nascita del lavoro: 1989.
Però te lo godi, ed è una droga facile, impregnata di effetto-Lansdale, quella cosa che non riesce a farti smettere di voltare pagina finché non sei arrivato all’ultima.
Qui il pregio vero e proprio è già all’inizio, prima due pagine: Richard Dane si sveglia nel cuore della notte perché sua moglie sente un rumore in casa ed è chiaro che è un ladro. Dane prende la pistola e…
BUM! Sei già dentro, dentro a capire che Dane, che è il narratore in prima persona, di certo non morirà, ma il sua moglie… il figlio piccolo… il ladro… ecco sì, il ladro. Non passano che altre due pagine e il ladro è seccato, con un foro in un occhio e il cervello che imbratta il muro come un biologico Pollock. E da qui comincia la storia.
Polizia…
Scena del crimine…
Legittima difesa…
Laborde è piccola e la gente mormora…
Divano nuovo…
Ridipingere il muro…
Funerale del poveretto…
Tutto pronto per rientrare nella normalità, senonché spunta il padre del ladruncolo e da lì, comincia i cazzi veri. A dirla tutta, un inizio così è un colpo di genio, tanto semplice quanto efficace. Joe utilizza, come luogo per offrire la presentazione dei personaggi (tutti tranne uno) queste prime pagine dove si abbonda in azione e quindi noi, lettori gnucchi e boccaloni, incolliamo gli occhi alle righe, presissimi dagli eventi, senza accorgerci che lui ci ha presentato, nell’ordine: il protagonista-narratore, sua moglie e figlio, il capo della polizia, i due che lavorano al suo negozio, il padre del ladro, la gente di Laborde.
Applausi, direi.
Poi arriva il primo dei due difettucci. Dane s’imbarca in qualcosa che, nonostante Lansdale cerchi di giustificare nel resto del libro, non regge. Non ci sono motivi sufficiente, è inutile, perché uno rischi la pellaccia e pure di farla ad altri per aiutare uno sconosciuto avanzo di galera che ha ucciso suo figlio. Per di più mettendoci tutti i suoi risparmi o quasi invece di starsene a casa da moglie gnocca e figlio piccolo. Naaaa, non esiste. E’ il momento chiave del romanzo, quello che porterà Dane, assieme a – udite udite – l’investigatore privato tutto sbruffonate, croste e maiali, Jim Bob, a scoprire perché il morto non è X ma è Y (tenuto conto che a Dane, chi sia X e Y non importanasega).
Ma una volta accettate queste motivazioni psicologiche, del tipo “oh sì, le sue mani mi ricordano tanto quelle di mio padre e io mi sento di fare la cosa giusta” il libro avanza, e corre bene, benissimo, fino alla fine.
E te lo aspetti, di gusto, il finale lansdeliano con tanti spari, tanti morti e tanta roba, insomma.
E il finale arriva, epperò, secondo minuscolo difettuccio, è un po’ tirato via, un po’ troppo snello per l’aspettativa del lettore. Ma se quello di prima era un difetto, questo è davvero il pelo nell’uovo e ti fa dire, tutt’al più, che è riuscita maggiormente la prima parte.
Conclusioni?
La solita conclusione… il Lansdale attuale non vale quello del 1989. Avrà più tecnica, avrà più esperienza, sarà anche bravissimo, in certi frangenti, e difetti come questi due, non li commette. Però l‘urgenza, la sfacciataggina narrativa, l’impeto e quello spirito di parole crude e dirette che dipingono vicende crude, rapide e altrettanto dirette, sembra averle un po’ perdute. Dispiace dirlo, ma in questo libretto c’è tanta verità e sembra di ascoltare un pezzo punk dei Ramones confrontato a uno dei primi Green day. Sì, okay… i secondi passavano per radio, ma i Ramones sono i Ramones. 🙂
Lavoro da leggere, quindi, sia dagli amanti di Joe, sia da chiunque altro ami libri di questo genere.
E vi saluto, già che ci siamo, con i Ramones che citano King del film, anno di grazia, mi pare 1989, ascoltatela, che vi raddrizza la giornata:
Ferruccio gianola
be' te la sei cavata molto bene. Ora non bene come te ma ho pensato le stesse cose… però la battuta di Raoul che vuol piantare nel porcile un pelo di figa per vedere se vien su una donna mi è piaciuta un sacco
Daniele
Non l'ho letto, ma grazie della ditta sul 50% della Fanuccia, lunedì faccio ordine qualche Lansdale e non so che altro 🙂
Ylenia
anche a me oggi è arrivata la dritta della Fanucci e ho speso quasi 35 euri (ma sono solo 5 a darmi fastidio…). Ero indecisa se prendere qualcosa di Lansdale ma alla fine sono rimasta fedele ai miei "soliti" generi.
Michela
Questo libro mi piace in particolare perché ci ho trovato una frase geniale: "Lascia perdere l'autoanalisi. I conti non tornano sempre."
È talmente azzeccata e utile che me la farei tatuare.
gelostellato
Sta diventando il libro delle frasi fighe 🙂
io però ho preferito quella che piace a Ferruccio 😉
Comunque prego per la dritta fanucci, me ne sono accorto per caso ed è un buon botto, per chi compra libri e non ne ha troppi sullo scaffale.
Comunque ieri, non so perch, ho cominciato Laggiù nel profondo, invece di altre cose…
volevo relax da lettore…
@Yle
però… un bel Lansdale di quelli "classici" tipo in fondo la palude o la sottile linea scura… secondo me potresti 🙂
Vampiro
non so se ti ricordi, ma ti avevo detto che aspettavo questa rece per farti un piccolo parallelo tra questo libro e la ragazza di ketchum.
una piccola considerazione ma è giusto così per.
trovo un punto di contatto tra i due libri.
quello di lansdale è più "minchione", ma c'è un aspetto che andrebbe considerato: la scimmia della violenza ha un'escalation costante. in ketchum è ben più evidente, anche perchè costituisce il perno dell'intera vicenda, ma anche in freddo a luglio troviamo Dane che poco a poco si lascia sopraffare fin quasi a rimpiangerla e a mal sopportare il ritorno alla "normalità" dopo un omicidio.
sia lansdale che ketchum riescono a descriverla molto bene, creando una tensione continua. non sono d'accordo che joe abbia buttato lì il finale. anzi, credo che la crudezza di pensieri e azioni di Dane e Russell abbiano il culmine in un finale che non poteva essere diverso. ed è lì che trionfa la famosa scimmia, perchè alla fine, come in ketchum, non c'è alcun tipo di redenzione né senso di giustizia. Dane ha accettato di aiutare a uccidere il figlio di russell, ma se all'inizio poteva sembrare una questione di giustizia, poi emerge la vera motivazione: la violenza ti prende e ti trascina via.
in generale poi sono d'accordo con le altre cose che hai detto e le tre stelline sono giuste 🙂
gelostellato
@vampo
è interessante, sì, il discorso di violenza come motore. Però il parallelismo con ketchum regge fino a un certo punto
qui, per dire, a Dane non viene data la stessa profondità, e poi, lui, da parte in causa, ha un approccio diverso. La violenza ketchumiana è monodirezionale, mentre qui c'è stata una miccia, un qualcosa che l'ha accesa. Poi, con tutto il bene che voglio a joe, l'approfondimento dei personaggi è 100 a 1 in favore di ketchum, e secondo me un po' gioca, questo. Nell'altro non hai mai dubbi su chi fa cosa e perché lo fa. Le azioni sembrano naturali… Qui Dane, viene comunque accompagnato dal dubbio e dal rimorso sempliciotto. Tipo la moglie cicciccicoccoccò, amorenondevi, amoretorna, ecc
e lui, invece di dire Devo! e pensare Fatti i cazzi tuoi lurida troia! pensa Devo! e dice Sì cara, se vuoi torno.
E' lei che gli agevola il compito dicendogli, okay Dane, vai pure…
Quindi sì, la spirale della violenza c'è, ma credo che non sia con forza centrifuga come in Ketchum
anzi, qui c'è entropia, tanto che, alla fine, non dubiti molto che Dane possa tornare "nei ranghi" della sua vita normale.
Comunque interessante 🙂
Ylenia
A me avevano consigliato "Londra tra le fiamme" ma non ho capito se è il "continuo" di qualcosa. Alla fine con gli sconti finisco sempre per prendere libri che avevo già deciso da tempo di leggere.
gelostellato
Londra tra le fiamme dovrebbe essere un "continuo" di Fuoco nella polvere
e se è uscito lo è da pochissimo
quindi no, lascia. 🙂
Ylenia
agli ordini!
Non mi veniva la parola, scusa!!!
Simone Corà
Jim Bob è il più meglio di tutti. 😀