"La strada" di Cormac McCarthy****
Dopo aver letto “Non è un paese per vecchi” avevo forti sospetti che McCarthy sarebbe divenuto un punto fermo delle mie letture.
Dopo aver letto questo, ne sono sicuro.
In realtà, non era questo libro che dovevo leggere, di McCarthy. Mi ero riproposto di iniziare dal primo della trilogia della frontiera, ma di questo periodo le cose vanno un po’ per conto loro, dal punto di vista delle letture, e mi sono ritrovato tra le mani questo.
E’ colpa mia, certo, che un po’ me le vado a cercare.
Nella mia opera di miglioratore del mondo, infatti, cerco di insegnare un po’ di buone letture, a qualcuno dei disgraziati a cui insegno altre cose, da matematica finanziaria e diritto, tanto per farvi un esempio. Con il proprietario di questo libro, per dire, sono conscio di aver fatto qualcosa di buono, visto che adesso è un fan di Lansdale, ha letto la Corsa selvatica e mi sottopone dei racconti che difettano di doppie ma abbondano di parolacce.
Comunque, dopo avergli parlato di McCarthy, me lo vedo che legge questo libro.
E quello chi te l’ha consigliato?
Nessuno, l’ho preso io. Me ne avevi parlato.
Ma io ti avevo parlato di quell’altro, quello pieno di cadaveri.
Ma io ho preso questo.
Ah.
Mm.
Ok.
Ok.
Fatto sta che dopo un paio di giorni mi dice che lo ha già finito.
Non mi è piaciuto tanto.
Ah, e perché?
Mah, noioso.
Ah.
Ci sono un padre, un bambino…
Sì, sì. La so la trama, ci hanno fatto pure il film.
Lo vuoi? Te lo presto?
No, guarda, sto già facendo una fatica bestia a leggere quelli che devo…
Ah, ok.
Ok.
Però il giorno dopo me lo porta e me lo lascia in ufficio.
Ho pensato che tanto lo puoi tenere lo stesso.
Ma no, cazzo, lo leggerò chissà quando…
Non importa, tanto mica lo devo rileggere.
Ah, ok.
Ok.
Poi guardo il libro, lo sfoglio. E’ cortissimo. Penso che una cosa così la potrei divorare. In estate mi durerebbe un giorno. D’inverno, una settimana. E infatti è durato così: una settimana.
L’ho finito ieri.
Pomeriggio.
La mattina, a lezione, gliel’ho detto, al mio studente.
Guarda che a me sta piacendo tantissimo quel libro.
Ah sì.
Sì, è stupendo. Non c’è tanta azione, ma quei colori, quel grigio, e tutto nell’idea che sai già, dopo poche pagine, che devono morire. Eppure vanno avanti.
Eh no, ma vedrai, nel finale…
ZITTO! Mi mancano venti pagine, se mi dici qualcosa ti ammazzo. Anzi, peggio, ti metto 2!
Ok.
Ok.
Invece, per fortuna, anche il finale era all’altezza. Me lo sono dovuto leggere tre, quattro volte, quel paragrafo, per capire che era il finale. Per capire che aveva senso. Per capire, alla fine, che era perfetto così.
Perfetto come il resto del libro.
Sarà un libro per grandi. Mi ha detto il mio studente.
Eh, sì. In effetti non posso dargli torto.
In ogni caso, oggi ve ne parlo, e domani lo restituisco. E confesso che non andrò certo a ricomprarmelo, quello no, però ci sono un sacco di libri che gli farebbero volentieri posto, se fosse stato mio.
Perché è comunque un libro con dei passaggi stupendi, all’interno. Nel mare di grigio e grigio e grigio che è diventato il mondo, in questo scenario post apocalittico, ci sono delle piccole perle, piccole frasi che sembrano brillare, riuscendo ad essere credibili e non stucchevoli.
Vediamo se ve ne recupero una, per farvi capire… mi ero segnato mentalmento pag 101. Un attimo…
Ecco qua (il corsivo è mio):
Adesso faceva sogni floridi da cui detestava svegliarsi. Cose che il mondo non conosceva più. Il freddo lo spingeva ad alzarsi per riattizzare il fuoco. Ricordi di lei che attraversava il giardino diretta alla casa di prima mattina, con una sottile camicia da notte rosa che le aderiva al seno. Pensava che ogni ricordo evocato non poteva che violare le proprie origini. Come in un gioco di società. Di’ una parola e passala al vicino. Quindi bisognava essere parsimoniosi. Ciò che si altera ricordando ha comunque una realtà, che la si conosca o meno.
E dopo queste ultime 4-5 frasi c’è uno spazio, una riga vuota. E tu ci resti, in quella riga vuota. A pensare a questo padre, che rappresenta tutti i padri, in questo mondo che sembra vagamente quello post nucleare di ken shiro, ma senza nessuna vita vegetale o animale e con molti meno uomini. E pensi che sì, un pensiero così, potrebbe essere credibile, potrebbe averlo fatto, davvero.
E ce n’è 10-15 di momenti così, di righe vuote dove sprofondi e fai fatica a uscire. E magari vuoi leggere, perché vuoi sapere cosa succede, ma vorresti anche restare in quella riga, trattenerti. Non sono uno che sottolinea i libri, ma in qualcuno di questi punti, forse, l’avrei fatto. Ma non perché dicano verità universali o chissà che grandi concetti. Non franintendete. Solo che sono passaggi narrativamente perfetti, rotondi…
Insomma, davvero un piccolo gioiello, questo libro.
Di cosa parla? Vabbè dai, l’avete capito. Un uomo e un bambino, cui non vengono dati nomi per renderli rappresentativi delle loro categorie. Sono i buoni, se di buoni si può parlare in questo romanzo che è al di là del bene e del male. Sono i buoni perché non mangiano cadaveri, perché portano il fuoco, perché tengono duro e fanno quello che solitamente, la razza umana, ha la tendenza a fare: sopravvivono a tutte le condizioni.
Ed è curioso che, in questo scenario insensato, siano proprio gli umani, e non scarafaggi e topi, come si dice sempre, gli unici a sopravvivere.
E questi due seguono la strada. E siamo in America, sì. E una strada così dritta, una statale, che attraversa alture, e che arriva al mare, potrebbe essere anche la route 66, per quanto ne sappiamo, o comunque viene istintivo pensare a quella. E già dopo dieci pagine, già dopo quel carrello della spesa con lo specchietto retrovisore di motocicletta appeso in parte, e l’erba in cenere, che si sbriciola, e tutto in cenere, che volteggia, e l’acqua grigia, il cielo grigio, il sole che non scalda più, e il cibo che può essere trovato solo in quel che ha restistito a al peggio, beh, dopo questo il libro mi aveva già conquistato.
Ci sono davvero tante cose da leggere, dentro queste 218 pagine.
C’è il colore della morte, che non è il nero, ma è il grigio.
C’è l’ostinazione e la rassegnazione, e c’è, soprattutto, la non-speranza.
Ecco, la prima cosa a cui ho pensato è questa: una farfalla in mezzo all’oceano.
Vi è mai capitato? No, non dico l’oceano, dico in mare, di vedere una farfalla in mare.
Ecco. Se invece del mare immagini l’oceano, sai che lei non ha speranza.
E’ morta.
Vola, su… giù… ma è morta. Non può salvarsi.
E magari trova una cosa che galleggia per un po’, da mangiare per un po’, ma poi deve morire.
La stessa cosa di padre e figlio sulla strada. Lottano fino allo stremo per trovare da mangiare, per sopravvivere, per non usare le loro due cartucce per spararsi ed evitare di venire mangiati o chissà che altro. Con l’uomo che è una figura che riesce ad essere eroica senza fare nulla di eroico. Di una semplicità e umanità immense che però mantengono un profilo basso. Insomma.
E poi ci sono i dialoghi liberi, come quelli che ho scritto lassù, ne più ne meno.
E poco importa se in certi momenti non sai chi dice chi, perché ti rendi conto che quei due, in quel momento, sono un tutt’uno, o meglio, non sono nessuno.
Basta va.
Ho scritto anche troppo.
Faccio un ultima considerazione: questo libro è l’ultimo di Cormac McCarthy, mi pare, pubblicato 2006 e ha vinto il Pulitzer nel 2007. Beh, ho pensato, mentre leggevo, è proprio vero che più si scrive e più s’impara.
Ed è una bella cosa.
Noe
Mi hai convinta, lo leggerò.
Ma solo perché i miei prof. mi fanno fare gli esami invece di consigliarmi i libri!
^_^
Pigmeo!
Simone
Io mi sono depresso già dalla tua recensione! Ma come si fa a scrivere un libro così? Cioè, io quando succede qualcosa di brutto a un mio personaggio mi ci devo concentrare e un po' anche viverla, e ci sto malissimo. Per scrivere un testo così o sei matto o sei masochista, non lo so. Poi la gente ti legge e sta male, per cui sei pure stronzo secondo me! ^^
Comunque ora guardo su Wikipedia come finisce, così almeno non devo leggerlo tutto e se necessario (finirà che qualcuno mangia il bambino e lui si spara, o che gli viene un tumore o che ne so
) sarò adeguatamente depresso comunque.
Simone
Simone
SPOILERISSIMO
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Ok, era molto bello e non bisogna giudicare i libri dalla presentazione… potrei fare l'editore pure io, mi sa! ^^
Simone
Matteo Poropat
Il libro non l'ho letto e credevo fosse piuttosto lungo, ma il film l'ho trovato molto bello (rende molte delle sensazioni di cui parli nella rece).
Non avendo studenti mi toccherà comprarlo 🙂
marco
visto che adesso è un fan di Lansdale, ha letto la Corsa selvatica e mi sottopone dei racconti che difettano di doppie ma abbondano di parolacce.
Corruttore di minorenni!!!
Sì, va tutto bene, ma io preferisco Riddley Walker, che si svolge circa 2000 anni dopo e in cui la leggenda della riscoperta del fuoco è proprio legata a un allegro pasto a base di bambino.
gelostellato
@Pigm… ehm Noè
sentirsi dire pigmeo da una che deve saltare per darti un calcio in uno stinco… non ha prezzo :DDD
@Simone
non mi pareva ci fosse molto spoiler su wikipedia
anche perché il finale è davvero criptico e le aggiunte sulla famigliola ecc ecc sono tutte sviluppi (solo) del film.
Comunque a me non ha depresso per niente, sarebbe come deprimersi guardando le piramidi… cioè, sono bellissime, cazzo ti frega se sono tombe e dentro ci stava la gente morta 😉
@ matteo
ti stavo per scrivere che te lo presto, ma ho realizzato che non ce lho ahaha
però la val lo compra eh… forse lha già fatto.
@marco
Sì, sono un corruttore di minorenni, non posso negarlo…
e ci provo anche gusto 😀
comunque, secondo me la storia del fuoco, e l'idea di loro come portatori di esse, è un po' esaltata in modo errato dalla quarta di copertina. Nel libro ha poco senso, poi, perché per esempio acquisisce molto più senso l'essere portatori di pistola, per dire, o portatori di buon senso e di non-cannibalismo.
Riddley camminatore comunque non lo conosco, e sicuramente… ha ragione tu 🙂
Ferruccio gianola
Grandissimo libro… in tutta sincerità preferisco "Cavalli selvaggi" della trilogia della frontiera, ma anche La strada è scritto con una maestria assoluta. Forse trovo qualche passo che sfocia un pochino nel patetico (l'ok assillante del figlio per esempio) ma è come cercare il pelo nell'uovo.
Si tratta comunque di libri che ogni tre o quattro giorni prendo in mano per rileggerne una pagina. Non mi stancano mai.
gelostellato
Ma pensa te… io invece, quell'ok ripetuto
anzi
la coppia di 'ok'
per chiudere i discorsi che non avevano nemmeno necessità d'esistere, come se in quel mondo non ci fosse più nulla da dire se non
ok
ok
beh, mi è piaciuto parecchio. Si capiva che era uno strumento. Poi magari potrebbe anche risultare fastidioso, alla lettura, ma si vede che è usato ad ogni fine paragrafo quasi volesse decomprimerlo, nel senso che gli occhi, quella coppia di ok, nemmeno la leggono. praticamente la guardi, più che leggerla. E allora l'occhio scivola e passi al successivo, senza leggere
ok
ok
vedi? stai leggendo ancora.
🙂
ora però non leggere più
ok?
ok
vedi?
sei ancora qui. 🙂
Fregato!
😉
Ferruccio gianola
:-)))
Animale da recensioni:-)
marco
Nell' originale portare il fuoco ha chiaramente significato simbolico – carry the fire, tenere accesa la torcia, la scintilla/il barlume di speranza/della civiltà etc.
La tua recensione coglie senz'altro i punti di forza di La Strada, in primis l'efficacia delle descrizioni con questo grigio che non dà tregua, e la forza e bellezza di alcuni passaggi.
Però più ripenso al romanzo più mi irrita. Lo trovo moralista, manicheo e manipolatorio.
Moralista perché se uno ci pensa su lo scenario e vari passaggi della storia sono irrealistici, scelti ad hoc per suscitare determinate sensazioni e guidare le risposte emotive del lettore senza ambiguità.
E' manipolatorio anche nel porre al centro il topos della trasmissione dal padre al figlio di quei valori (maschili) di onestà, coraggio, rettitudine che ne faranno a sua volta un uomo, che commuove sempre: l'apocalisse come scusa per un edificante romanzo sulla paternità.
Sarebbe diverso se fosse un uomo e la figlia, o, come succede molto più spesso nella realtà (Ruanda, Sierra Leone) madre con figlio/a.
Ed è manicheo nel senso che non va a fondo nei problemi morali che pone. E' facile non mangiare cadaveri, finché tuo figlio non è sul punto di morire di fame o se all'improvviso trovi le provviste per grazia divina.
marco
Riddley Walker, nonostante la mia battuta cazzona sulla leggenda iniziale che lo fa sembrare uno zombie survival movie, è un capolavoro assoluto, uno dei pochi libri cui darei 5 stelle senza fiatare.
E' il classico romanzo di culto, semisconosciuto ma adorato da chi lo conosce.
Non sono pochi gli scrittori che lo citano fra i loro romanzi preferiti, e i critici che lo considerano fra i romanzi più significativi degli ultimi 30-40 anni.
Il paragone con La Strada si basa solo sull'aspetto superficiale – entrambi sono romanzi postapocalittici, ma obiettivi e ambizioni sono molto diversi. (Ovviamente per me RW è molto più onesto, complesso, profondo e quindi anche più genuinamente commovente).
Di tanto in tanto riemerge nella coscienza collettiva: proprio il mese scorso il Guardian l'ha scelto per la discussione nel suo Book Club.
Qui gli articoli principali:
http://www.guardian.co.uk/books/2010/nov/13/riddley-walker-russell-hoban-bookclub
http://www.guardian.co.uk/books/2010/nov/20/riddley-walker-russell-hoban-bookclub
http://www.guardian.co.uk/books/2010/nov/26/russell-hoban-riddley-walker
http://www.guardian.co.uk/books/audio/2010/nov/29/russell-hoban-guardian-book-club
http://www.guardian.co.uk/books/2010/dec/04/riddley-walker-russell-hoban-book-club
Già leggere il primo articolo ti fa capire che è un libro totalmente intraducibile e presenta non poche difficoltà iniziali anche per i madrelingua…
gelostellato
No, decisamente non ti posso dare torto
però…
io in più punto ho pensato che il padre stava sbagliando e di brutto
in più punti ho pensato che la vera scelta era uccidersi
io lho colto come un insegnamento molto, ma molto antimorale, quel voler sopravvivere
cioè, la mia morale segue la scelta della moglie, che ha avuto il coraggio e la rettitudine di farsi fuori, mentre il guidare un figlio nel grigio eterno la trovavo a ogni pagina una scelta sbagliata, inutile e immorale. Vedi mo, come la vedevo male…
sul mancato cannibalismo hai ragione, senza dubbio sì, idem sul maschilismo del passaggio, senza dubbio diverso in caso opposto (però è anche vero che si andrebbe verso un mondo di uomini, in una situazione simile). grazie per avermi fatto pensare alla cosa in altro modo… decisamente utile.
gelostellato
ho capito
metto in lista desideri Riddley Walker…
bastardo! 🙂
marco
Hai ragione, sono un gran bastardo, anche perché, come detto, è un romanzo che non verrà mai tradotto, scritto in una lingua che sta all'inglese più o meno come il tuo furlan sta all'italiano… ma d'altra parte ero invidioso perché a me non l'hanno mica regalato il Codex Seraphinianus.
gelostellato
doppio bastardo! 😛
Anifares
Questo libro mi aspetta buono buono vicino al mio letto! Ora che finisco L'IDIOTA sarà il prossimo e ti dirò…
Daniele
Letto a fine agosto, dopo aver visto il film. Un capolavoro. Uno dei libri più belli che abbia mai letto.
Dopo quello, ho preso di McCarthy la Trilogia della frontiera, Meridiano di sangue e Suttree.
Anche il film è bellissimo (ricevuto in regalo a Natale 😉 ).
C'è davvero tanto in quel libro. McCarthy è riuscito a scrivere di fantascienza mettendo in campo uomini primitivi.
La scrittura è poetica e aspra insieme. Alcune frasi sono secche come frustate, taglienti, e ti rimangono dentro.
Magari prendo anche Non è un paese per vecchi.
gelostellato
Sì
prendilo
assolutamente prendilo
luigi brasili
Ho finito di leggere Cavalli selvaggi, il secondo dopo La strada.
Sarà stato l'argomento della storia, sarà stato il caffé, ma mi è venuta subito la voglia di quantificare questo scrittore riscrivendo una famosa battuta di un famoso film western: quando uno scrittore col fucile incontra uno scrittore con la pistola, lo scrittore col fucile si chiama Cormac McCarthy…
Chapeaux.
gelostellato
eh…
la leggerò, quella trilogia… oh se la leggerò. 🙂