
"100 colpi di spazzola prima di andare a dormire" di Melissa P.**
Sì, lo so, ormai tutti voi conoscete questo libro perché è quello di quella tizia che si trombava tutti.
Inoltre, gli amici di blogghe sanno anche che nella recinzione sull’altro libro della Melissa che mi sono pigliato a un euro poi alla fine ho offerto delle birre (tranne alla Cyb six che quindi è ancora a credito).
Tutto ciò, quindi, rende queste parole molto attese 🙂
Ricordo anche, nel caso ve lo foste scordati, che questo libro è stato tradotto in 26.365.368 lingue ed è tra i romanzi italiani più venduti degli ultimi anni.
Tutto ciò vi fa capire, quindi, che alla gente piace molto quando una si tromba tutti.
Dico così perché, senza entrare nella categoria dei detrattori a prescindere, mi pare innegabile che questo libro non brilli per ricercatezza letteraria o originalità dello stile, nè vi sia una particolare storia che giustifichi un tale interesse. Però cercherò, in queste quattro parole, di mettermi in un ottica neutra. Se ho comprato questo libro non è solo perché costava un euro (a proposito, ho visto che ci sono altre copie dei romanzi della tizia a un euro… se volete…), ma anche perché mi piace, a volte, leggere di quelle cose che di per sè non mi interesserebbero, ma acquisiscono valore in quanto depositarie di una innumerevole quantità di giudizi precostituiti.
Il più comune e diffuso, in questo caso, è “chemmerda-chepporcata-chepporcheria-ecc”; giudizio solitamente formulato da chi non ha letto il libro. Chi lo ha letto, invece, se ne esce con qualcosa di molto profondo che riassume pienamente quello che anche io penso di ‘sti cento colpi di spazzola, ovvero: “Niente di che”.
E’ niente di che, mi disse mia cugina numero 1, che lo lesse all’epoca della sua uscita. E “niente di che” è quello che pensavo già mentre leggevo e che continuo a pensare adesso.
Vi riassumo un po’ il libro, per chi non sapesse di che parla. E’ un diario, in cui la sedicenne catanese Melissa, in modo assolutamente autobiografico ci racconta i suoi pensieri molto adolescenziali, con tutti gli annessi e connessi, che però, dopo la prima, pessima, esperienza sessuale (simpatica la narrazione del primo pompino) sfocia in una serie di esperienze e perversioni autoindotte che dovrebbero mostrarci il suo bisogno d’amore.
In realtà vi dico subito che non ho trovato così spinto nè il linguaggio (gonfio di eufemismi, a volte anche riusciti) né il contenuto stesso dell’attività sessuale, che a parte la molteplicità, paiono piuttosto ordinarie. Ovviamente il tutto acquista una connotazione “perversa” e “chiacchierata” e “scandalosa” ecc ecc quando tutto ciò lo si relazione a una sedicenne, che per di più pare essere proprio l’autrice (sedicenne o poco più, all’epoca) del libro. Di qui, aggiungeteci anche l’operazione di marketing fatta dalla Fazi sull’iniziale orfismo dell’autrice e successivamente la sua sovraesposizione mediatica, affinché tutti sovrapponessero l’immagine di quella ragazzetta sfrontata che non parla l’italiano a quella dalla passera iperpelosa del libro.
Avrete capito che come caso di marketing è tutto da studiare e l’ho anche fatto, ma non vi sto qui a tediare coi dettagli. Il fatto cruciale è proprio questo: l’immaginare che Melissa Panarello abbia fatto tutto quello che ha scritto porta la parte morbosa del popolo che legge tre libri l’anno a far sì che questo libro sia uno di quei tre libri.
In tutto questo non ci trovo niente di bene e niente di male.
Se volete, invece, un giudizio narrativo, vi posso solo dire questo: l’impressione che ho avuto è quella di un diario vero e proprio, originario, con tanto di errori e orrori grammaticali, cazzatine, cuoricini e fiorellini, diario che è stato visto e rivisto e modificato, cercando anche di dare un senso agli eccessi di esperienze sessuali di Melissa (probabilmente autentici solo in parte, tipo un 70%) di modo che, alla fine, si riesca a provare un senso di pena per questa adolescente che è nella tipica fase di accettazione di sè stessa e ha scelto la via sbagliata per trovarsi.
In definitiva, perciò, è un libro prescindibile, che senza una ingente opera di editing/correzione bozze sarebbe stato parecchio diverso.
Il fatto di trovarlo sugli scaffali a pacchi a un euro, per altro, conferma la pochezza e la scarsa durata, e del libro, e della povera autrice, che credo sia stata davvero un po’ sfruttata.
Bene, ho finito. Direi che sono stato abbastanza prolisso da poter permettere uno spritz se avete letto con attenzione il post; solo che stavolta per guadagnarvelo dovete fare anche un commento intelligente! 😀
Roberto
un commento intelligente per un libro "niente di che"? e che c***o, tu chiedi a noi un commento intelligente…
ok, peggio di questo libro, che a 1euro si può comperare al posto dei cubetti Diavolina per accendere il fuoco e che costano almeno 1,30, c'è il film.
e ti ho detto tutto…
gelostellato
ahahahaha
beh
potevi dire che fare un film da un libro senza trama e senza nulla da dire era una cosa molto poco intelligente
certo che… si insomma, anche la diavolina costa eh?
comunque questa cosa della diavolina potrebbe rendere il tuo commento intelligente 🙂
silente
Più intelligente di io volere spritz non riesco, scusa, proprio no. 😛
maria silvia
La tua considerazione sui "3 libri che un italiano legge all'anno" offre spunti interessanti. Io viaggio molto in treno tutte le settimane e questo mi porta a venire a contatto con le "sindromi letterarie" della gente "che si permette un regionale, seconda classe". Cioè, quella normale. L'anno scorso, dalla vecchietta alla pischella, non c'era passeggero che non leggesse "La solitudine dei numeri primi". Due anni fa ho visto preti che leggevano Dan Brown armati di matita. Quest'anno (addirittura la mia calzolaia!!!) ha una copia di "Uomini che odiano le donne". E allora credo che il mito "gli italiani non leggono" sia da sfatare: "gli italiani leggono come le capre", questo credo. E questo trascina all'inferno anche quei giovani autori che meriterebbero un quarto d'ora di tempo.
Non so se fra questi rientri anche Melissa (attualmente a 1 euro dopo un fugace momento di gloria), non voglio fare la saccente perché non l'ho letta e non credo lo farò.
Mi sto ancora interrogando sull' "ironia di un pompino", del resto.
🙂
gelostellato
no silente
non lo accetto
questo proprio non mi pare un commento intelligente
guarda mariasilvia come ha dissimulato bene pur di farsi offrire da bere!
maria silvia
ahahahahahahahaha…
🙂
Simone Corà
Spilorcio.