Il cantante al microfono – Eugenio Finardi

Il cantante al microfono – Eugenio Finardi

Se c’è una cosa bella della rete e la condivisione di informazioni.
Ne potrebbe essere un esempio quello che vi sto per dire, o forse no, ma sappiate che bene o male, la scintilla che anima questo blog, oltre alle cazzate, è proprio il desiderio di diffondere conoscenza.

Conoscenza e, se possibile, bellezza, o se non altro originalità.

Tutto questo preambolo per dire che se vi sto per parlare di un disco di Eugenio Finardi e di Vladimir Semënovič Vysockij è perché Giuliana, mi ha scritto qualcosa del tipo: “ma tu che ne pensi di questo”, al che io ho pensato “e chi cats è costui?” E allora lei mi ha dato qualche linquo, io mi sono cercato altri liqui, e alla fine ho scoperto un po’ di cose. E per lo più cose interessanti.

Tanto per cominciare chi è Vysockij? Vi potete leggere la solita Wiki, che però dice poco, e dice soprattutto che tutto è piùttosto incerto. Di chiaro c’è che sto benedetto attore/poeta/cantante russo è un personaggio leggendario e, come tale, c’è da aspettarsi che sul suo conto si sia detto, non detto e inventato di tutto.

A me è piaciuto il profilo dato da questo blog, e non m’importa se è vero o meno. E’ stato bello leggere che nell’interno del cd di Finardi si scrive che Vysockij è stato “ufficialmente un grande attore. In verità uno straordinario poeta, ma i cui versi non vengono stampati perché censurati dalle autorità sovietiche. E quindi Vysotsky viene obbligato a imbracciare la chitarra e cantare, cantare, cantare per far passare le sue parole di orecchio in orecchio per tutta l’URSS. Grazie a cassette registrate fortunosamente, la voce profonda, infiammata e dolente di “Volodja” Vysotsky diventa la voce di tutti coloro che si oppongono e dissentono dal conformismo di regime. […]. Come un bluesman la sua vita è fatta di dissipazione e disperazione: pur ignorato e boicottato diventa il poeta più popolare del suo paese, senza che di lui venga mai stampato un singolo verso. La notizia della sua scomparsa viene taciuta dalla stampa ufficiale, ma il grido ‘Volodja è morto!‘ rimbalza nelle metropolitane e nelle strade di Mosca. Quasi un milione di persone seguono il suo funerale, e ancora oggi sulla sua tomba non mancano mai fiori e pensieri.

Comunque direi che se vi interessa questo personaggio, siete in grado di approfondire da soli la sua conoscenza. Parliamo del disco, piuttosto, e parliamo di Finardi. Non posso dire conoscerlo, Finardi. A parte quelle 4-5 canzoni dalla spiccata italianità e radiofonicità che è riuscito a proporre, me lo ricordo per una collaborazione con i Timoria (verso oriente) che era tra i miei passaggi preferiti di quel (mai dimenticato) “Viaggio senza vento“, anche se ci stava come i cavoli a merenda, col resto del disco.
In ogni caso Finardi mi è sempre parso uno che stava fuori dai giochi, che faceva le sue cose, in un’ombra che non mi sembra avere mai avuto intenzione di dissipare, pur potendo, credo, avere i mezzi per “bucare” il muro del pop italico. Questo mi pare gli abbia garantito un seguito minore, in quantità, ma indubbiamente più affezionato e attento.
Ecco perché, ascoltando “L’uomo col microfono“, e soprattutto il lavoro che guizza alle sue spalle, ho inevitabilente subito una spinta rivalutativa nei confronti del buon Eugenio.

Aggiungo anche che il disco è particolare, in quanto la voce è accompagnata dai Sentieri Selvaggi, che sono questi: Paola Fre (flauto), Mirco Ghirardini (clarinetto), Paolo Pasqualin (vibrafono), Andrea Rebaudengo (pianoforte), Piercarlo Sacco (violino), Paola Perardi (violoncello).
Quindi potete ben immaginare che non troverete nè un Finardi pop, né un Finardi leggero.
Troverete canzoni che vedono nei testi la loro parte più interessante, e che confrontando alcune versioni vedono, (anche se io non capisco una mazza di russo, di regime e di poesia di eroi dell’antiregime), un ottimo lavoro di modifica per adattarli in forma canzone da parte del traduttore (Sergio Secondiano Sacchi).
Il sito più completo dove potete trovare i testi del poeta russo è questo.
La canzoni scelte da Finardi sono queste:
1. L’ORIZZONTE
2. DAL FRONTE NON E’ PIU’ TORNATO
3. GINNASTICA
4. IL VOLO INTERROTTO
5. LA CACCIA AI LUPI
6. IL CANTO DELLA TERRA
7. IL CANTANTE AL MICROFONO
8. CAVALLI BRADI
9. IL PUGILE SENTIMENTALE
10. IL BAGNO ALLA BIANCA
11. VARIAZIONI SU TEMI TZIGANI

Dal punto di vista musicale non aspettatevi una critica, né tanto meno un parere, perché non ne ho proprio le capacità. Tutt’al più vi segnalo le mie due canzoni preferite, molto vicine al Capossela style, (che per altro l’ha cantata una decina d’anni fa). Fidatevi, date una scorsa al testo, e cogliete quello che si dice tra le righe… è geniale, soprattutto la frase ingrassata, se ragionate sul fatto che surplace si pronuncia “surplus“. 🙂
Eccole qua:

Il pugile sentimentale

Un pugno, ancora un pugno
e un altro sullo slancio
ed ecco Blek Macigno
mi centra con un gancio

all’angolo mi spinge,
a stento me la squaglio,
un uppercut mi stende,
(sì ieri stavo meglio).

E Blek Mcigno pensa, fracassandomi una spalla
che la vita è proprio bella, sì è proprio una beltà.

Al sette ancora striscio
con le mie cugine in pianto,
mi alzo, tengo e sguscio
guadagno qualche punto,

non è che io lo faccia
perché ho in testa qualche piano,
ma non so dar pugni in faccia
da quando ero bambino.

E Blek Macigno pensa (e mi frantuma la mascella)
che la vita è proprio bella sì è proprio una beltà.

Si fischia giù in tribuna:
dagliene perché è un vigliacco,
nel corpo a corpo mena,
alle corde mi rannicchio,

avanza, è un siberiano
grossolano e assai ostinato
gli dico: vacci piano,
sei stanco, tira il fiato.

Ma lui non sta a sentirmi e ansimando si scervella
che la vita è proprio bella, sì l’ è proprio una beltà.

Mi scassa e se la spassa
con la mia incapacità
la boxe non è una rissa,
ma sport e bla bla bla...

Colpisce, è un uragano,
si accascia poi stremato
e mi alzano la mano
che non ha mai picchiato.

La vita è proprio okay lui dice, e pensa un po’,
sarà okappa per qualcuno, per gli altri è kappaò.

Ginnastica

Busto eretto, braccia in alto,
Due tre quattro, un po’ più svelto,
Buona lena grazia e posa plastica.
La mattina ti riaggiusta
Toglie il cerchio dalla testa
Se di vita te ne resta la ginnastica.

La puoi fare pure in casa,
Due tre quattro, schiena stesa,
Un bel movimento sistematico.
Bada a quel che stai facendo
Un respiro ben profondo
Fino a quando non sarai cianotico.

Già nel mondo l’influenza,
Due tre quattro, sopravanza
Con uno sviluppo epidemico.
Stando in forma scansi il peggio,
Fatti fare un bel massaggio,
O poi ti ritroverai anemico.

Se la fiacca ti divora,
Su è giù niente paura,
Che da tutto l’Artico all’Antartico,
Basta attendere al richiamo:
Niente grassi, niente fumo,
Prevenire è sano e assai catartico.

Non è il caso di fiatare,
Su e giù fino a scoppiare,
Niente facce tristi vuote e apatiche.
Se fa male vi sfregate
Con la mano e non scordate
Le più note procedure acquatiche.

Quanto ai guai stiamo tranquilli,
Che facciamo due saltelli,
Tanto qui i vantaggi sono autentici.
In questa corsa non c’è un primo,
E non perde mai nessuno,
Il surplace ci rende tutti identici.

(questa ultima la beccate anche sullo space)

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