
Il mio volto è uno specchio di E. Luceri ***
Ma lo sapete che trenta secondi fa, proprio prima di cominciare a scrivere queste righe, ero un po’ preoccupato?
Ero preoccupato perché con questo giallo mi è successa una cosa che forse qualcuno potrebbe trovare debilitante, per il genere letterario in questione., intendo. La cosa è che ho intuito il colpevole piuttosto presto.
E quindi continuavo a chiedermi come mai questo libro sia stato di così mio gradimento. E’ forse perché io sono un fan di Enrico Luceri? Perché lui è stato così gentile da fare il giurato alla prima edizione del secondo concorso più figo del web? Perché ho letto questo?
Oddio no, non può essere, perché purtroppo per me riesco a essere sgradevolmente sincero quando una cosa non mi piace, senza farmela piacere per altri motivi. (la coda dei miei potenziali assassini si allunga di giorno in giorno 🙂
E quindi continuavo a chiedermi come mai questo libro sia stato di così mio gradimento. E’ forse perché io sono un fan di Enrico Luceri? Perché lui è stato così gentile da fare il giurato alla prima edizione del secondo concorso più figo del web? Perché ho letto questo?
Oddio no, non può essere, perché purtroppo per me riesco a essere sgradevolmente sincero quando una cosa non mi piace, senza farmela piacere per altri motivi. (la coda dei miei potenziali assassini si allunga di giorno in giorno 🙂
Allora ho pensato: sarà forse perché questo libro è scritto bene? Ma… no. Non è per questo.
Poi ho avuto l’illuminazione.
“Il mio volto è uno specchio” mi è piaciuto perché… non è un giallo! Non del tutto, per lo meno.
Anzi, secondo me è più un thriller, diciamo 60% – 40%. Ma è la mia opinione, ovviamente.
Mettiamola così. Che Luceri ami il giallo classico, in cui i personaggi vengono subito sparsi sul tavolo con apparente casualità, per poi vedere la vicenda ricostruita dall’indagatore (e dal lettore), non è un mistero. E non è nemmeno un mistero che, in senso lato, qui si ricerchi il thrilling con una attenzione non minore di quella che è stata dedicata alla costruzione dell’enigma.
Il giallo vincitore del premio Tedeschi 2008, infatti, è un giallo che vede le possibilità di scelta dei colpevoli ristrette fin dall’inizio, con la presenza di meno di una decina di personaggi, tra i quali scegliere il proprio colpevole, e con un assassino che cerca di porre in essere il delitto fino alla fine del libro. Virtualmente si assiste a un’indagine su un tentato omicidio in corso, piuttosto che al classico ragionamento “a bocce ferme”. Ecco perché, anche se malauguratamente (vi sfido a farlo) doveste sospettare l’identità dell’assassino, è un’altra la molla che vi farà girare pagina dopo pagina, fino ad arrivare alle ultime dieci. La domanda che funge da spinta non è la classica “chi sarà il colpevole?”, bensì una ben più valorosa “riuscirà il colpevole nel suo scopo? E sarà proprio quello che penso che sia?”.
Insomma, per meno di 4 euri, se vi capita di beccarlo sugli scaffali delle edicole o in libbraria, direi che lì potete proprio spendere. Anche perché, va detto, Enrico Luceri scrive pulito. Pulitissimo. Niente stravaganze, niente esercizi di stile. E’ la trama che vi regala, i personaggi, i fatti, la vicenda. Non perde tempo a dirvi quanto era rosso il sangue del morto o quanto luccicava la lama del coltello. In questo ritorniamo alla vecchia legge del giallo, del seminare e poi raccogliere. Seminare dettagli di tanti colori, che appartengono a diverse storie, e poi, alla fine, raccogliere tutto in sacchetti separati, per mettere ordine, per raccontare più storie e renderle tutte chiare e sensate, senza che il lettore vi veda forzature o senza imporre verità divine dall’alto della mano del narratore. Luceri ci riesce, forse è un po’ rapido nel narrare “le altre storie”; che come dire, possono far pensare a una eccessiva casualità. Ma è un qualcosa che non nuoce.
Se proprio proprio dovessi fare la pignainculo, vi potrei dire che questo lavoro ha il pregio/difetto di essere molto, ma molto sceneggiabile. Il libro è bello che diviso a scene, anzi, quasi si possono vedere i piani e, in qualche momento, il rumore della camera che riprende. Questo di per sé non è un male, anzi. Lo può diventare nel momento in cui certi cliché cinematografici eccedono. Me ne viene in mente uno solo, a dire il vero: la mano all’improvviso sulla spalla con il protagonista che trasale e si spaventa. Credo sia successo almeno 4 volte e forse è un po’ eccessivo. Ma voglio dire, è proprio un appunto insulso. Il libro è davvero un elegante giallo/thriller, e poi, se ha vinto il premio ci sarà un perché no? 🙂
Poi ho avuto l’illuminazione.
“Il mio volto è uno specchio” mi è piaciuto perché… non è un giallo! Non del tutto, per lo meno.
Anzi, secondo me è più un thriller, diciamo 60% – 40%. Ma è la mia opinione, ovviamente.
Mettiamola così. Che Luceri ami il giallo classico, in cui i personaggi vengono subito sparsi sul tavolo con apparente casualità, per poi vedere la vicenda ricostruita dall’indagatore (e dal lettore), non è un mistero. E non è nemmeno un mistero che, in senso lato, qui si ricerchi il thrilling con una attenzione non minore di quella che è stata dedicata alla costruzione dell’enigma.
Il giallo vincitore del premio Tedeschi 2008, infatti, è un giallo che vede le possibilità di scelta dei colpevoli ristrette fin dall’inizio, con la presenza di meno di una decina di personaggi, tra i quali scegliere il proprio colpevole, e con un assassino che cerca di porre in essere il delitto fino alla fine del libro. Virtualmente si assiste a un’indagine su un tentato omicidio in corso, piuttosto che al classico ragionamento “a bocce ferme”. Ecco perché, anche se malauguratamente (vi sfido a farlo) doveste sospettare l’identità dell’assassino, è un’altra la molla che vi farà girare pagina dopo pagina, fino ad arrivare alle ultime dieci. La domanda che funge da spinta non è la classica “chi sarà il colpevole?”, bensì una ben più valorosa “riuscirà il colpevole nel suo scopo? E sarà proprio quello che penso che sia?”.
Insomma, per meno di 4 euri, se vi capita di beccarlo sugli scaffali delle edicole o in libbraria, direi che lì potete proprio spendere. Anche perché, va detto, Enrico Luceri scrive pulito. Pulitissimo. Niente stravaganze, niente esercizi di stile. E’ la trama che vi regala, i personaggi, i fatti, la vicenda. Non perde tempo a dirvi quanto era rosso il sangue del morto o quanto luccicava la lama del coltello. In questo ritorniamo alla vecchia legge del giallo, del seminare e poi raccogliere. Seminare dettagli di tanti colori, che appartengono a diverse storie, e poi, alla fine, raccogliere tutto in sacchetti separati, per mettere ordine, per raccontare più storie e renderle tutte chiare e sensate, senza che il lettore vi veda forzature o senza imporre verità divine dall’alto della mano del narratore. Luceri ci riesce, forse è un po’ rapido nel narrare “le altre storie”; che come dire, possono far pensare a una eccessiva casualità. Ma è un qualcosa che non nuoce.
Se proprio proprio dovessi fare la pignainculo, vi potrei dire che questo lavoro ha il pregio/difetto di essere molto, ma molto sceneggiabile. Il libro è bello che diviso a scene, anzi, quasi si possono vedere i piani e, in qualche momento, il rumore della camera che riprende. Questo di per sé non è un male, anzi. Lo può diventare nel momento in cui certi cliché cinematografici eccedono. Me ne viene in mente uno solo, a dire il vero: la mano all’improvviso sulla spalla con il protagonista che trasale e si spaventa. Credo sia successo almeno 4 volte e forse è un po’ eccessivo. Ma voglio dire, è proprio un appunto insulso. Il libro è davvero un elegante giallo/thriller, e poi, se ha vinto il premio ci sarà un perché no? 🙂
Simone Corà
Se devo essere sincero, a me non è piaciuto molto.
L’ ho trovato piuttosto freddo, sia nella narrazione che nelle caratterizzazioni dei vari personaggi. La vicenda mi ha lasciato abbastanza indifferente (se non per un paio di chiarimenti nel finale), ed è così didascalica che ho fatto anche fatica a leggere, in certi punti.
Poi, tra i personaggi, il commissario è terribile, e, boh, la sua presenza e il modo in cui sospetta l’intrigo mi proprio ha rovinato la lettura.
Anche i racconti in chiusura non mi hanno detto granché. Li ho letti giusto perché erano compresi nel prezzo, però da racconti vincitori, e con una giuria del genere, mi aspettavo molto di più.
E insomma, mi dispiace, che stimo molto Enrico Luceri (come tutti noialtri scribacchiuncoli, credo), anche se questa è la sua prima cosa lunga che leggo.
gelostellato
ma, invece a me no, è piaciuto. i raccontini alla fine invece proprio mi hanno irritato quello sì.
il commissario io sinceramento non ho nemmeno considerato che fosse un protagonista o meno, perché lho interpretato come una pura pedina per raccontare la vicenda al lettore. Anche perché voglio dire, cercando di non spoilerare, mica questo commissario ha successo no?
anzi, è un freddo spettatore e io ho pensatoche fosse fatto apposta così… insulso.
il libro l'ho letto abbastanza velocemente invece. boh.:/
Valchiria P.
Io intanto l'ho acquistato, ma per ora ho altre cosette da leggere…
in ogni caso, da giovane (ah ah ah) mi sono nutrita di gialli classici, quindi sono davvero curiosa.